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Secolo XIX: Manovra nel caos tra bozze e smentite

E' successo che la diffusione di una bozza della Finanziaria (un testo in 40 articoli) rivelava un piano per aumentare il numero di allievi per classe, bloccare gli scatti di anzianità, non immettere in ruolo i precari e ridurre il numero degli insegnanti

27/09/2006
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Il Secolo XIX

Manovra nel caos tra bozze e smentite
Il deficit sale al 4,8% dopo la bocciatura dell'Iva sulle auto aziendali. Meno Irpef sotto i 40 mila euro. Aliquota al 45% per i redditi sopra i 70 mila
Scontro sulla fusione degli enti pensionistici nel nascente Inpu e sui taglia alla scuola
Roma. Mancano due giorni al varo della Finanziaria e il quadro delle misure, anziché chiarirsi, appare sempre più confuso. Non solo. Tutte le indiscrezioni che filtrano in queste ore decisive non fanno altro che alimentare la tensione. Ieri, ad esempio, si è sfiorato lo scontro, e non è detto che si sia evitato del tutto, tra governo e sindacati che hanno minacciato lo sciopero generale della scuola e una mobilitazione altrettanto forte sul fronte della previdenza. Tanto che Prodi ha invitato ieri sera a cena per un chiarimento i leader di Cgil, Cisl e Uil a cena con i ministri economici.
E' successo che la diffusione di una bozza della Finanziaria (un testo in 40 articoli) rivelava un piano per aumentare il numero di allievi per classe, bloccare gli scatti di anzianità, non immettere in ruolo i precari e ridurre il numero degli insegnanti nonché per la soppressione di tutti gli enti previdenziali pubblici, dall'Inps all'Inpdap, con la creazione di un ente pensionistico unico, l'Inpu.
In un attimo, la protesta è divampata: dai ministri che si dissociavano ai sindacati pronti alla lotta, agli esponenti della sinistra della maggioranza che minacciavano il governo. I Verdi arrivavano a dichiarare la Finanziaria «non votabile» per la mancanza di risorse per l'ambiente, i Comunisti italiani e Italia dei valori denunciavano la mancanza di un confronto, il leader di Rifondazione Franco Giordano si precipitava a palazzo Chigi per protestare di persona contro le misure che si andavano delineando.
Il premier Romano Prodi, impegnato per tutto il giorno insieme con il ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa in una serie di colloqui con i ministri della spesa, dopo che in mattinata aveva ricevuto anche il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, tentava di riportare calma e serenità. «Non ci sono evidenti difficoltà insormontabili - ha detto annunciando che non intende chiedere la fiducia sulla manovra al Senato - Rispetto alle altre finanziarie andiamo un po' più veloci - Stiamo lavorando per un processo di avvicinamenti e armonizzazioni che si fa sempre in questa fase. E' mio dovere, di fronte ai problemi che fanno emergere diversità di posizioni, prendere in riesame il capitolo». Quest'ultimo riferimento era alla questione della scuola sulla quale, peraltro, era già intervenuto duramente lo stesso ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni bollando le misure indicate come «non degne del centrosinistra». Anche il ministro del Lavoro Cesare Damiano smentiva il progetto dell'ente di previdenza unico. Successivamente era anche il ministero dell'Economia a definire «superata e inattendibile» la bozza.
Tutto ancora aperto, quindi, anche se sul fisco qualche linea sembra ormai consolidata. Irpef più leggera per i redditi fino a 35.000-40.000 euro, estensione della no tax area a 7.500 euro, ritorno delle detrazioni per carichi di famiglia al posto delle deduzioni. E inoltre sgravi per il risparmio energetico e l'nnovazione, mentre per il Mezzogiorno torna la Visco-sud con sgravi per gli investimenti e le assunzioni.
Il calo delle tasse per i reddti medio-bassi sarà ottenuto intervenendo soprattutto sul meccanismo delle deduzioni e detrazioni. In pratica, si capovolge la logica alla base dei due moduli targati Tremonti che aveva trasformato le detrazioni in deduzioni e si torna al vecchio sistema. Le detrazioni agiscono sull'imposta, quindi in proporzione avvantaggiano i redditi più bassi, mentre le deduzioni agiscono sull'imponibile e quindi hanno un effetto maggiore con i redditi più alti.
Il ritorno alle detrazioni sarà accompagnato da un incremento consistente degli importi per i famigliari a carico, determinando così quell'alleggerimento del prelievo a favore dei nuclei più numerosi e dei nuclei monoreddito. Un' ipotesi sul tavolo prevederebbe un assegno da 4.400 euro per una famiglia con tre figli sotto i 12.550 euro. Per un solo figlio, invece, l'incremento sarebbe di 2.500 euro.
Per le aliquote, invece, resterebbe ferma la più bassa del 23%, mentre le intermedie diminuirebbero dal 33 al 27% e dal 39 al 28%. RIl ministro Ferrero poi parla di una aliquota al 45% per i redditi superiori ai 70.000 euro (ora il 43% si applica solo sopra i 100.000 euro).Per fare un esempio, attualmente l' assegno e' invece di 358 euro nel primo caso e di 130 euro nel secondo.Sempre a favore della famiglia e' previsto un significativo incremento degli assegni familiari per i redditi piu' bassi. Per contro, l'aliquota del 43% potrebbe salire al 45% e colpire i redditi da 70.000-80.000 euro anziché gli attuali 100 mila.
Infine, sembra disinnescato il problema della riforma previdenziale. Governo e sindacati si sono accordati per escludere interventi strutturali sulle pensioni nella finanziaria, ma, dall'altra, si vincolano i sindacati a sedersi intorno a un tavolo per trovare, entro marzo, una soluzione al brusco innalzamento dell'età pensionabile previsto dal 2008 dalla riforma Maroni.
Paolo Fantini


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