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Se l'imputato dà lezioni su scuola e famiglia

Ma cosa ne sa Berlusconi della scuola e della famiglia italiana?

27/02/2011
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l'Unità

Fabio Luppino

Ma cosa ne sa Berlusconi della scuola e della famiglia italiana? Il premier imputato per concussione e prostituzione minorile si è ieri permesso un giudizio, a suo dire esemplare: gli insegnanti di Stato inculcano cose diverse dai valori familiari. Lo disse nel ‘94 per svilire la scuola pubblica in nome della libera scelta; lo ripete ora, quando, grazie a lui e Gelmini, lo sfascio dell’istruzione è quasi compiuto. Nessun paese occidentale ha così drasticamente disinvestito nel settore come ha fatto, invece, l’Italia in questi ultimi due anni e mezzo. Anzi, i bilanci degli altri hanno visto crescite consistenti sul Pil, malgrado la crisi. Gli insegnanti italiani hanno cercato di mantenere un livello di dignità, con un lavoro invisibile e appunto vilipeso. Cosa ne sanno Berlusconi e Gelmini a quante e a quali problematiche deve provvedere un docente quotidianamente? La scuola pubblica implica un dovere etico, il rispetto di determinati principi, vincoli, la Costituzione per esempio. Quando il premier contrappone la pubblica alla privata (molto ben finanziata dalla Destra) non sa di cosa parla, perché in questi anni la qualità dell’istruzione a pagamento è irrimediabilmente affondata, avendo alla base spesso solo il profitto, la promozione facile e in molti casi l’inquadramento in nero del corpo docente. Berlusconi offende lavoratori (un milione) che in altri paesi europei godono della massima considerazione: per Francia e Germania con l’istruzione di Stato si costruisce il futuro, per il nostro premier è una perdita di tempo e anche dannosa. Chiedesse ai genitori con figli studenti, in quale contesto si lavora, grazie ai colpi di accetta di questi anni. Solo il buonsenso di tutti nonfa scoppiare rivoluzioni. Siamo al secondo quadrimestre. Il primo se n’è andato con questi scenari, che invitiamo il premier a verificare di persona. Taglio di fondi per i supplenti («ho solo 5mila euro per tutto l’anno, cioè nulla», raccontava un preside in settembre) con conseguente accorpamento quotidiano di bambini e ragazzi in altre classi, cosicché vengono privati dell’ora di lezione tutti; abolizioni di ore di laboratorio; aumento di ragazzi per classe, spesso oltre i trenta; diminuzione degli insegnanti di sostegno con conseguente perdita d’istruzione per gli alunni con handicap e per tutti gli altri; incremento del contributo volontario a carico delle famiglie (in teoria le famiglie si potrebbero rifiutare di pagarlo, spesso cifre intorno ai 100-120 euro, ma se lo facessero negli istituti dei loro figli non ci sarebbero né la carta igienica né quella per le fotocopie). Tacendo del meno latino, meno lingue, meno italiano, meno matematica nel primo anno della riforma Gelmini anche per le superiori. Non solo i docenti: siano anche le famiglie ad indignarsi per l’ennesima mortificazione.