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Se in tv Salvini invita i bimbi a mentire e copiare

Su Rai Tre è andata in onda la prima puntata di Alla lavagna!, con ospite il ministro Salvini, il quale è entrato in una classe elementare per rispondere a domande poste dai bambini.

15/11/2018
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la Repubblica

dalla rubrica di Concita De Gregorio "Invece Concita"

Grazie a Maria Morelli, insegnante

Su Rai Tre è andata in onda la prima puntata di Alla lavagna!, con ospite il ministro Salvini, il quale è entrato in una classe elementare per rispondere a domande poste dai bambini.

Tra le tante questioni che mi piacerebbe sollevare riguardo questa puntata e sull’intera retorica adottata dal ministro con il suo pubblico di piccoli innocenti (ha detto frasi come «non rompo le scatole», «magari chi urla ha solo voglia di essere ascoltato » , « se avessi paura farei un altro mestiere», «non sempre la forma è sostanza», «studiate il giusto ma non troppo») c’è una risposta che mi ha lasciato veramente allibita: quella riguardo alle fake news.

A questo proposito, il ministro risponde, parafrasando, che per sfuggire al pericolo delle fake news non bisogna sentire una sola campana, ma tanti pareri così da farsi un’idea personale riguardo qualsiasi fatto. Da laureata in Filologia romanza avrei già su questa affermazione molto da ridire, perché l’autorevolezza di una fonte deve essere provata e riconosciuta attraverso specifici strumenti di analisi, e per dare una interpretazione è necessario che l’intuito sia affiancato da un rigoroso procedimento della ragione.

Il ministro argomenta la sua risposta affermando che ogni tanto «qualche bugia scappa», come lui stesso ripete al figlio: «Fede, ogni tanto se scappa una bugia ci sta, una copiatina ci sta».

Ma come? A dei bambini, in una scuola, su tv pubblica? Il tema della bugia durante la crescita è un tema studiato e affrontato dai pedagogisti di ogni ordine di età e pochi sono gli insegnamenti che valgono davvero per tutta la vita come l’esercizio della verità. Ogni individuo chiamato a fare da educatore in questa società conosce il problema. Mentire è un esercizio esattamente come dire la verità. Il bambino, il ragazzo, si deve esercitare ed educare all’onestà, lo deve fare innanzitutto nei confronti di se stesso. Mentire a se stessi e agli altri vuol dire costruirsi verità fittizie, vuol dire soprattutto rimanere soli con la propria verità, soli con il proprio senso di colpa. E, sentirsi soli, soprattutto da giovani, rappresenta veramente un pericolo preoccupante e gravoso. Non conoscere fin da piccoli l’umiliazione della smentita, dopo aver affermato una falsità, è cosa gravissima per il futuro di quel giovane. Un ministro non può, o meglio non dovrebbe, poter giustificare le bugie. E non perché esse vadano condannate con punizioni o castighi da parte degli adulti, ma perché il giovane ha bisogno di linee guida, ha bisogno di esempi concreti che possano rappresentare un ideale che tenda verso l’alto e non verso il basso, dove si trovano quegli istinti che tanto senso di impotenza e solitudine provocano dentro ognuno di noi. Qualcuno dirà che il ministro giustificava solo qualche sporadica bugia per trasmettere un sentimento di serenità ai suoi ascoltatori. Ma tra i tanti valori che possono oggi riscaldare veramente il cuore dei nostri giovani, come il dialogo, la solidarietà, la fiducia nel prossimo, perché il ministro ha scelto la malizia e la furbizia della bugia e della copiatina invitando per di più i nostri studenti a non studiare troppo?".


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