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#scuolebelle, è caos. Sel denuncia: ritirati i fondi del dl Fare Lsu al lavoro, ma si imbianca solo fino ad altezza d'uomo

Partiti i cantieri avviati con la delibera del governo. I presidi: manca il coordinamento

02/09/2014
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ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Belle le scuole a Scorzè lo erano già. Ci aveva pensato il comune di questo centro in provincia di Venezia. Tanto che il sindaco Giovanni Battista Mestriner si domanda: «Chi ha chiesto al governo di abbellire le nostre 8 scuole su 9?». Semmai il progetto di edilizia scolastica inviato al premier Matteo Renzi era «l'ampliamento – spiega – della scuola primaria del capoluogo. Ma non ci è arrivata alcuna comunicazione rispetto al suo accoglimento, né riguardo a eventuali finanziamenti». È arrivata, invece, la comunicazione che quelli istituti scolastici erano stati inseriti nel progetto #scuolebelle, uno dei tre filoni del Piano per l'edilizia scolastica del governo. Paradossi e criticità dei fondi che, alla vigilia del primo suono della campanella, si registrano in tutta Italia. E anche dei finanziamenti stanziati dal Decreto del Fare per l'edilizia scolastica. Come ad Appignano del Tronto, nelle Marche, dove il sindaco Maria Nazzarena Agostini denuncia il ritiro dei fondi promessi dal Miur con il rischio di un disavanzo per il comune di 130mila euro: «un voltafaccia» del Miur, spiega Nicola Frantoianni (Sel), «elaborato in assenza di un decreto specifico da parte del ministero». Per questo Sel ha presentato un'interrogazione urgente per conoscere la situazione di tutti i 662 comuni beneficiari dei finanziamenti del Decreto del Fare.

Posato lo strofinaccio, un esercito di signore e signori delle pulizie (Lsu) ha imbracciato pennello, cacciaviti, cesoie e chiavi inglesi per ripulire le pareti delle scuole, lavori di idraulica, mantenimento del verde, sostituzione di vetri e maniglie. Sono proprio gli addetti alle pulizie degli istituti che si stanno occupando degli interventi di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale previsti da #scuolebelle, per il 2014, in 7.751 plessi grazie a uno stanziamento di 150milioni. Lavoratori che, formati, potranno accedere alle ore di cassaintegrazione e non perdere del tutto lo stipendio. Ma «quando vengono effettivamente impiegati – osserva Mestriner – si scopre che non possono salire sulle scale a pioli e quindi possono lavorare solo fino a due metri di altezza».

La regola dell'altezza d'uomo. Vale anche per la tinteggiatura delle pareti, fatta solo con il rullo in mano. «Niente ponteggi o scale E le macchie o le scritte sopra i due metri chi le leva?», osserva Brunella Maiolini, preside della Pistelli di Roma a cui spettano 56mila euro, «ma per interventi minimi rispetto alle nostre esigenze». Molti presidi lamentano l'assenza di autonomia di spesa nella scelta del tipo di intervento, delle ditte e dell'istituto in cui effettuare i lavori. L'Asal (associazione delle scuole autonome del Lazio), con i suoi 250 istituti, ha inviato una lettera al ministro dell'istruzione Stefania Giannini sulla «tragicomedia che si consuma nelle nostre scuole – scrivono -. Arrivano i fondi, ma vanno impiegati subito, nelle scuole prescelte, con procedure immediate, con le solite ditte, in un tempo di periodo prestabilito (_). Tra noi c'è la netta sensazione di un'ennesima occasione perduta». Per il restyling delle scuole di Aversa si sono stanziati 1,5 milioni di euro, ma «qui in comune la nota del Miur è arrivata tardi, il 10 agosto – spiega il sindaco - È necessario un maggiore concerto tra i ministeri. Gli interventi bisogna parametrarli all'inizio delle lezioni». E i tempi sono stretti. «Entro la fine dell'anno i lavori devono essere eseguiti e certificati», aggiunge Nicola Fiorin, vicesindaco di Bovezzo (Brescia) dove arriveranno 485mila euro per #scuolesicure, secondo filone del Piano.