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Scuole sospese e università chiusa I tempi per ripartire? «È presto per dirlo»

Mentre nel resto d’Italia oggi riprendono le lezioni dopo il ponte, nei Comuni più colpiti dal terremoto tutto è sospeso.

02/11/2016
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Corriere della sera

Giusi Fasano

Scuole. Visibilmente lesionate e inagibili, apparentemente perfette ma da controllare, chiuse dalle ordinanze dei sindaci, svuotate dalla paura delle scosse o diventate lontane e impraticabili per migliaia di famiglie sfollate. Mentre nel resto d’Italia oggi riprendono le lezioni dopo il ponte, nei Comuni più colpiti dal terremoto tutto è sospeso. Ci sono migliaia di studenti delle elementari, medie e superiori che stamane non rientreranno in aula semplicemente perché non hanno un’aula sicura in cui rientrare. E poi ci sono i 5.000 ragazzi della cittadella universitaria di Camerino: dopo il 6.5 Richter di domenica mattina sono rimasti orfani di tutte le loro sedi amministrative e il rettore Flavio Corradini — che era riuscito a programmare la ripartenza proprio per oggi dopo le scosse del 26 ottobre — ieri ha deciso di sospendere la didattica di tutti i corsi di laurea a tempo indeterminato. «Non azzardo più i tempi ma posso dire che sarà soltanto per lo stretto necessario», promette. «E per favore faccia sapere agli studenti che nessuno sarà penalizzato, recupereremo gli appuntamenti saltati di esami e di laurea». Ma il problema scuola è soprattutto sul fronte pre-universitario, se non altro per una questione numerica e di estensione del territorio. Dove andranno a studiare i bambini e i ragazzi delle famiglie trasferite sulla costa, sul lago Trasimeno o altrove per l’emergenza? Che soluzione adottare per chi resta nell’area del cratere? Moduli, casette, tende, spole di scuolabus fra Comuni devastati e non? E poi: quanto tempo ci vorrà per le verifiche di sicurezza su tutti gli edifici scolastici? A tutto questo sta lavorando una task force del ministero dell’Istruzione, in coordinamento con la Protezione civile. Si tratta, tanto per cominciare, di censire le situazioni di ognuno dei Comuni colpiti, sentendo sindaci e dirigenti scolastici per capire quali esigenze ha il territorio. Ma tracciare la road map degli interventi non sarà cosa facile perché i Comuni sono tantissimi. Erano 62 solo quelli individuati dopo il terremoto del 24 agosto, e in quei 62 si contava una popolazione scolastica di 10 mila studenti. Adesso l’area interessata dal sisma è ben più vasta, e la sola regione Marche ha contato 100 dei suoi Comuni in qualche modo danneggiati (le altre regioni sono Umbria, Lazio e Abruzzo). Facile immaginare quindi che sia lievitato anche il numero degli studenti ma una stima ufficiale ancora non c’è. L’obiettivo, fanno sapere dal ministero, è portare la scuola a tutti entro il minor tempo possibile e garantire alle famiglie che ovunque andranno avranno una soluzione scolastica. Per esempio si stanno facendo ricognizioni per capire quanti posti disponibili ci sarebbero nei Comuni della costa dov’è stata trasferita la maggior parte delle famiglie sfollate. Tutto questo mentre la terra continua a tremare e la paura a crescere.