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Scuole paritarie cattoliche in sciopero: "Senza aiuti si chiude"

Lezioni a distanza sospese il 19 e 20 maggio. La protesta: "Non riusciamo più a pagare gli stipendi, il fondo stanziato dal governo non basta"

19/05/2020
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la Repubblica

Ilaria Venturi

Le famiglie non pagano più le rette, o almeno fanno sempre più fatica a farlo. L'associazione di Confindustria degli istituti non statali ha fatto i conti: nel mese di marzo il 30% dei genitori con figli alle scuole paritarie non ha saldato il conto, dal primo aprile i "morosi" sono diventati la maggioranza. Parte da qui la protesta delle scuole private paritarie, soprattutto cattoliche, ed è clamorosa: uno sciopero della didattica a distanza il 18 e 19 maggio.

#Noi siamo invisibili per questo governo"

Due giorni senza lezioni per dire che "per questo governo siamo invisibili", "che senza aiuti si chiude" e che i fondi già previsti nel decreto Rilancio non bastano. Per farsi sentire allievi, docenti e famiglie esporranno striscioni con la scritta "#Noi siamo invisibili per questo governo", promuoveranno dirette Fb e flash mob, tutto in diretta social.Le presidenze nazionali dell'Usmi (Unione superiori maggiori d'Italia) e della Cism (Conferenza italiana superiori maggiori), che hanno indetto lo sciopero, manifestano "tutto il disagio e la difficoltà che scuole paritarie cattoliche hanno dinanzi alla fatica di tante famiglie a pagare le rette, all'indebitamento di tanti Istituti che non ce la fanno più a pagare gli stipendi dei docenti e del personale amministrativo. Ora tocca alla politica - si legge nel comunicato - ma noi vogliamo e possiamo sostenerla. Come? Attraverso un gesto simbolico che faccia rumore e coinvolga tanti altri cittadini, oltre ogni schieramento".

Le risorse nel decreto Rilancio

Nel decreto Rilancio del governo Conte sono previsti 65 milioni per la scuola paritaria da zero a sei anni, a copertura del mancato pagamento delle rette. Altri 15 vanno alle Regioni per sostenere nidi e materne paritari. Uno stanziamento ritenuto insufficiente. La ministra della Famiglia, Elena Bonetti ha strappato un impegno formale del suo collega dell’Economia Roberto Gualtieri per un intervento da 62 milioni per le primarie, medie e superiori, prima escluse. Ma ancora non basta per le realtà che ora protestano e che, negli emendamenti presentati per il decreto scuola, chiedevano almeno 230 milioni di euro.Gli alunni delle scuole accreditate non statali (paritarie) sono oggi 866.805 (l’11% di quelli iscritti alle statali). "Dove andranno se noi chiudiamo? Allo Stato costerebbero di più" incalzano gli istituti paritari che in Italia sono 12.564: il 71% materne, l'11% primarie, il 5% medie e il 13% superiori. Un settore che coinvolge 160mila insegnanti e personale scolastico.

"Non chiediamo l'elemosina"

"La paritaria non è la scuola dei ricchi, non siamo un'area protetta, un privilegio di pochi" afferma Luca Montecchi, preside dell'istituto don Carlo Gnocchi - quattro indirizzi liceali e due di alberghiero - a Carate Brianza. Non parteciperà allo sciopero ("non posso togliere due giorni di scuola alle famiglie in pieno lockdown"), ma ha avviato una petizione che ha raccolto più di 200 firme di dirigenti scolastici. Sul contenuto della protesta concorda: "La questione fondamentale è che noi non chiediamo l'elemosina, le risorse sino ad oggi stanziate o promesse dal governo sono risibili. Occorrono fondi più sostanziosi per aiutare le famiglie in crisi economica. Il motivo? Noi siamo la seconda gamba del sistema di istruzione, a riconoscerlo è la Legge 62 del 2000 che è costituzionale".
"Noi abbiamo fatto una scelta libera a fronte di un impegno economico che in certi momenti è anche gravoso - spiega Sara Zucchetti, due figlie iscritte al classico don Gnocchi - Ora non sappiamo se la scuola sarà costretta ad aumentare le rette, nel caso per noi diventerebbe ancora più faticoso. Tante famiglie non sanno su quale reddito potranno contare nei prossimi mesi con la crisi dovuta alla pandemia. Ci teniamo che i nostri figli possano proseguire la loro formazione, è la storia che abbiamo iniziato".

"Questa sordità rispetto alla situazione delle scuole paritarie porterà a danni ingenti soprattutto per le realtà più piccole - osserva Raffaella Paggi, rettore della Fondazione Grossman, scuola paritaria dalla materna al liceo di Milano - La questione economica è il grande tema perché è tutto sulle nostre spalle e soprattutto su quelle delle famiglie che ora sono in difficoltà. Noi abbiamo restituito i costi dei servizi non erogati alla materna e alla primaria, mentre per le classi superiori ci siamo rimessi in pista con la didattica a distanza. Ma è dura. Dobbiamo garantire il diritto all'istruzione ai nostri studenti".

Facciamo rumore educativo

Tutte le sigle del comparto associativo cattolico e di ispirazione cristiana (Agidae -Fidae-Fism-Cdo opere educative, Confap-Cnos Scuola), le associazioni dei genitori (Agesc-Faes-Age-Forum Famiglie) e le realtà laiche del settore (Aninsei-Filins) promuovono la protesta.

"Se due giorni di sciopero responsabile possono creare disagio -  spiegano Usmi e Cism - questo rappresenta solo un accenno al disastro di un servizio che potrebbe riprendere solo parzialmente a settembre. Ciascuna delle nostre scuole, con il coinvolgimento delle famiglie, dei docenti, degli studenti organizzerà gli eventi che desidera in diretta social per fare quel rumore costruttivo e responsabile che solo la scuola sa fare". Un "rumore educativo" , quello che nelle intezioni di Usmi e Cism verrà attuato per "obbligare i nostri parlamentari, che saranno impegnati nella discussione degli emendamenti, a non lasciare indietro nessuno".