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“Scuole, l’obiettivo è riaprire a settembre Doppi turni? Prima la sicurezza delle aule”

Intervista all’economista Patrizio Bianchi, a capo della task force

18/04/2020
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la Repubblica

Ilaria Venturi - Bologna

«Il nostro obiettivo è riaprire le scuole a settembre. Lavoreremo per questo. La data la decide la ministra. Se altri Paesi hanno già deciso non mi impressiona, hanno altri sistemi scolastici». Non è ancora arrivata la nomina per decreto, ma sarà l’economista Patrizio Bianchi, 68 anni, ex rettore di Ferrara e assessore uscente all’istruzione in Emilia Romagna, a guidare la task force sulla Fase 2 della scuola (girano i nomi di Salvatore Giuliano, Domenico De Masi e Daniele Novara). Nella scelta ha pesato il curriculum, l’ultima voce lo vede titolare della cattedra Unesco su “Educazione, crescita ed eguaglianza”, ma anche la sua esperienza nella ricostruzione dopo il terremoto in Emilia.

Professore, la sua commissione dovrà studiare come riaprire la scuola: quali condizioni saranno necessarie?

«La scuola non è una tv che si accende e si spegne, stiamo parlando di 8 milioni di studenti, un milione di professori, altrettanti amministrativi e collaboratori scolastici. Poi ci sono le famiglie. Ci vuole cautela nel rimetterli tutti in movimento».

Pensate ad un inizio scaglionato per Regioni? Gli assessori regionali alla scuola reclamano voce in capitolo.

«Sono rispettoso della posizione delle Regioni. Sulle partenze diversificate delle scuole si vedrà.

Noi dobbiamo prima insediarci per rispondere alle richieste dell’amministrazione a cui spettano le decisioni. È una commissione tecnica e lavoreremo in modo concreto su dati di realtà senza farci prendere la mano da ambizioni o dalla polemica».

In base alla sua esperienza post-sisma da cosa si dovrebbe ripartire?

«Allora aprimmo prima le scuole, poi le fabbriche, infine le chiese. Il discorso ora è più complesso, ma almeno si è capito che la scuola è il battito di una comunità. In un Paese dove non si parlava più di scuola, ora che non c’è, è diventata a tutti chiara la sua importanza».

Quali i nodi da sciogliere?

«Si dovranno verificare le condizioni per la riapertura. Doppi turni?

Bisognerà prima mettere in sicurezza le aule. Poi c’è il problema della fascia zero-sei anni. Occorre pensare ai tecnici e professionali che necessitano di laboratori. E sostenere il diritto allo studio per non lasciare indietro nessuno».

La didattica a distanza sarà un’opzione?

«In tre mesi abbiamo compiuto una digitalizzazione di massa nel Paese.

Ma è chiaro che la didattica a distanza non è solo accendere un tablet e fare lezione. E poi c’è il problema degli esclusi, mentre ho sempre lavorato per una scuola del “non uno di meno”. Sarà necessaria una riflessione pedagogica curando la formazione degli insegnanti.

Dovremo ripartire con una scuola migliore, che valorizzi i docenti e metta al centro gli studenti».


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