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Scuole chiuse, «proroga non esclusa». Gli scienziati: «Sacrificio necessario»

Conferenza stampa dei presidenti del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli, e dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro. «Si dovrà riconsiderare e rimodulare la scelta in base a quello che sarà lo scenario epidemiologico che andremo a verificare giorno per giorno»

06/03/2020
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il manifesto

Eleonora MArtini

La chiusura delle scuole «è un sacrificio che serve e che va fatto». E, si badi bene, non va esclusa, anche dopo il 15 marzo, «la possibilità di riconsiderare e rimodulare la scelta in base a quello che sarà lo scenario epidemiologico che andremo a verificare giorno per giorno». In una conferenza stampa convocata ieri mattina nella sede del Dipartimento di Protezione civile appositamente per fare chiarezza sulle misure adottate nel decreto anti Covid 19, e confutare le voci stampa secondo le quali ci sarebbe stata divergenza, sul punto, tra il Comitato tecnico-scientifico e il governo, i presidenti del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli, e dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, hanno difeso completamente la scelta di sospendere le attività didattiche frontali in scuole e università.

«Le misure prese raccolgono diversi pareri che il comitato tecnico ha espresso e che trovano sintesi nel decreto», ha assicurato Brusaferro spiegando che gli «elementi di incertezza esistenti», a cui faceva riferimento il documento del Comitato tecnico-scientifico consegnato al premier Conte, riguardavano «l’impatto in termini di contenimento» – ossia in quale percentuale una tale misura può influire sulla curva del contagio – e la «durata necessaria per ottenere una buona efficacia di contenimento dell’infezione virale».

Interrogativi importanti, ai quali però neppure gli scienziati sanno dare una risposta certa. Innanzitutto perché, ripetono Busaferro e Locatelli, «stiamo lavorando in uno scenario completamente nuovo, che non ha precedenti nella storia epidemiologica e infettivologica». Dunque, «non ci sono elementi solidi e inconfutabili rispetto ai quali è possibile formulare raccomandazioni stringenti». E poi perché, sottolineano i due manager della sanità pubblica, «il contenimento e le modalità per rallentare la diffusione del virus» dipendono dai «comportamenti sociali ma anche da quelli personali, di ognuno di noi».

A questo proposito gli scienziati lanciano un appello ai cittadini italiani affinché si attengano scrupolosamente alle indicazioni comportamentali di prevenzione, «anche se possono crearci qualche piccolo disagio» (nello slogan suggerito da Locatelli: «Tutti uniti, ma distantì»; il decalogo su salute.gov.it). Perché «la responsabilità e la consapevolezza di ognuno di noi è un fattore chiave senza il quale le misure di carattere più generale rischiano di essere inefficaci». Da parte delle istituzioni, invece, ogni giorno «viene fatto un lavoro scrupoloso sulla situazione epidemiologica a livello locale per elaborare risposte». «A inizio settimana, ad esempio – ha riferito Locatelli – le province di Savona e Pesaro-Urbino non erano considerate zone critiche. E proprio in virtù del mutato scenario epidemiologico, è stato deciso di estendere la sospensione dell’attività didattica, che in alcune regioni era già in atto, ad altre regioni».

Ecco perché non è da escludere un allungamento dei tempi, e la proroga delle misure più impattanti nell’organizzazione sociale e familiare. «Il tempo per valutare gli effetti della chiusura delle scuole nelle zone rosse era alla fine di questa settimana. Confidiamo nelle prossime giornate di darvi un quadro» su tutto il territorio nazionale, è il pronostico di Brusaferro. Nel frattempo, si evince da quanto detto e ripetuto dai due membri del Comitato tecnico-scientifico che supporta le scelte del commissario ad acta Angelo Borrelli, sta ora alle famiglie tenere e far tenere ai più piccoli comportamenti corretti, affinché il «sacrificio» delle scuole chiuse abbia un senso.


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