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Scuole chiuse in tutta Italia o palla alle Regioni? Il bivio del governo

Il vertice di maggioranza di venerdì notte si è chiuso senza decisioni. Le pressioni delle Regioni, le ipotesi in campo. Azzolina e sindacati alleati: la scuola non si chiude

01/11/2020
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

Il problema adesso è come arrivare ai lockdown con le idee chiare su che cosa deve succedere nelle scuole. Chiudere o tenere aperto? Procedere a chiusure mirate, come per esempio mandando in didattica a distanza le medie o mandare tutti a casa tenendo aperte le scuole solo per gli alunni con bisogni speciali? Lasciare aperte solo elementari e scuole materne, o le prime classi, o nulla? E ancora, se si pensa a nuovi lockdown che fine faranno le superiori che sono nei fatti già chiuse quasi del tutto fino al 24 novembre: è prevista una proroga fino a Natale della didattica a distanza? L’impennata della curva dei contagi «rischia di mettere in discussione anche la didattica in presenza», ha detto oggi il presidente del Consiglio Conte alla festa de Il Foglio, pur ribadendo l’intenzione di «difendere» l’apertura delle scuole «per quanto possibile».

Chiudere o non chiudere?

Quando due settimane fa il governatore del Veneto Luca Zaia aveva per la prima volta parlato di sospendere le lezioni in presenza il governo era totalmente impreparato a respingere la richiesta e infatti nel giro di poco si è arrivati alla chiusura delle scuole superiori costrette dall’ultimo Dpcm di lunedì scorso, a farealmeno il 75 per cento delle lezioni da casa. Piemonte, Umbria, Lombardia oltre che Puglia e Campania hanno subito optato per il 100 per cento come anche molte scuole in altre Regioni che hanno considerato più semplice riorganizzare l’orario a distanza che far venire per un giorno a turno un quarto degli studenti.

potesi medie

Ma ora Puglia e Campania hanno chiuso tutte le scuole (la Campania anche le scuole materne da lunedì) e l’Umbria le scuole medie, come misure aggiuntive visto che la curva dei contagi si è impennata. Le ordinanze non sono impugnabili e il governo a partire da Conte non ne ha neppure molta voglia: quando la ministra Azzolina si è impuntata contro il Piemonte che imponeva la misurazione della febbre a scuola, il Tar le ha dato torto. Figuriamoci oggi con i problemi sanitari alle porte e con un Dpcm che ha già di fatto sdoganato la didattica a distanza al 100 per cento nelle superiori.

Fermare le fughe in avanti delle Regioni

Ma trovare una strategia comune per evitare di dover intervenire una volta che le regioni hanno già deciso per conto loro che cosa fare è complicato. Venerdì Azzolina ha incontrato i sindacati della scuola per firmare una pace (fredda) dopo un’estate di scontro a muso duro. Si sono trovati d’accordo che la scuola deve essere l’ultima a chiudere. Forte di questo appoggio - il giorno dopo l’attacco frontale e un po’ scomposto del Pd che aveva chiesto il rimpasto con il presidente dei senatori Marcucci e con il vice di Nicola Zingaretti, Andrea Orlando, puntando il dito proprio contro la ministra - ha chiesto una riunione di maggioranza da Conte. Al momento sulla linea che le scuole elementari e medie non si chiudono - per le superiori ormai è passata la linea della didattica a distanza - è trovata oltre a Azzolina, Teresa Bellanova di Italia Viva. Alfonso Bonafede che rappresentava i Cinquestelle è apparso meno convinto nel difendere l’apertura a tutti i costi.«Non bisogna chiudere le scuole se non su dati scientifici certi - spiega Gabriele Toccafondi di Italia Viva - non è possibile concedere alle Regioni di andare avanti in ordine sparso sulle chiusure scolastiche». Per Leu e Pd invece la via migliore per ridurre i rischi è la chiusura almeno per le prossime settimane.

’aumento delle quarantene

La riunione di venerdì sera è finita senza una decisione ed è stata aggiornata ad oggi anche se non è detto che si rinvii ancora, quando anche le altre misure restrittive saranno quasi pronte. La decisione se intervenire anche sulle scuole dei più piccoli è molto complicata: lo dimostrato i ripensamenti parziali di Puglia (frequenza al 25 per cento per tutti e per gli studenti con disturbi di apprendimento) e Campania, che al netto delle uscite folkloristiche di De Luca cambiato i dettagli dell’ordinanza già tre volte in una settimana. Se la chiusura totale da un lato è sollecitata dalle Regioni, dall’altro non dispiace a metà governo ed è contemplata tra le misure da scenario 4 previste nel documento del Cts dell’estate scorsa. L’aumento delle quarantene nelle classi sta del resto mettendo a dura prova il funzionamento del sistema, con le Asl in affanno e le scuole che nei fatti non riescono a funzionare. Ma restano i problemi con le famiglie e i genitori che lavorano e si troverebbero con i figli a casa. Difficile però immaginare che Conte si attesti sulla linea di Merkel e Macron che di chiudere le scuole, per ora non hanno mai parlato.


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