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Scuole chiuse? Da Milano a Roma: «Riapriamo i centri estivi». L’ipotesi dei turni nei parchi

Il primo è stato il sindaco di Milano, che ha proposto le summer school. La sindaca di Roma immagina una riapertura a luglio.

21/04/2020
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

A Milano Beppe Sala pensa a una sorta di summer school. A Roma Virgina Raggi propone di riaprire i centri estivi su due turni per evitare assembramenti: «I bambini, privati del contatto sociale con i loro simili, credo stiano sviluppando dei turbamenti», ha detto la sindaca, che sabato in cabina di regia ha fatto notare che, se i dati epidemiologici fossero favorevoli, «già dal mese di luglio si potrebbe immaginare una riapertura». Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha proposto di aiutare le famiglie con delle colonie comunali di prossimità, sull’Appennino o sulla Riviera. Il Comune di Torino punta su scivoli e altalene e valuta il potenziamento delle aree giochi in vista dell’estate. Assodato che le scuole non riapriranno per quest’anno, si sta delineando un fronte degli amministratori locali che, sull’onda delle richieste delle famiglie, vogliono provare a offrire uno scenario per i prossimi mesi estivi. I genitori li vedono come una specie di buco nero, quei lunghissimi mesi di pausa, in cui già nella routine normale era complicato gestire i figli lontani dagli impegni scolastici. Adesso, nell’ipotesi di una riapertura anche se graduale delle attività lavorative entro il mese di maggio, quella pausa diventa un’incognita difficilissima da gestire. Ed ecco che spuntano le ipotesi «locali», che potrebbero essere adottate sui territori o diventare prassi consolidata e avallata dalle scelte del governo nazionale.

Moige: «Sì ma con il sostegno economico dello Stato»

«Non sto parlando di scuola ma di una modalità per dare una mano alle famiglie nella cura dei loro bambini nei mesi estivi. Gli uffici tecnici e l’assessorato competente studiano un piano»: così ha detto Sala in un video per i cittadini che il sindaco ha postato sulle sue pagine social. «Le scuole per ora non possono riaprire- dice il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini - perché sono uno di quei luoghi di tale assembramento che rischierebbero di creare ulteriori problemi», ma «il bisogno di socialità dei bambini è necessario. E io credo che, a partire dai prossimi centri estivi, bisogna iniziare a capire come fare e ritornare a prendere una boccata d’aria». Il direttore generale del Moige- Movimento Italiano Genitori, Antonio Affinita, sostiene l’iniziativa: «Ben vengano i centri estivi per i bambini purché i costi non cadano sulle spalle dei genitori e delle famiglie che non posso assolutamente sostenere ulteriori spese. Siamo favorevoli ai centri estivi ma con il sostegno economico dello Stato».

Scuole aperte a luglio?

Ma come? È realistico riaprire le scuole proprio per ospitare centri estivi, magari in convenzione con le associazioni o assoldando i docenti? «Il problema è sempre quello di prevenire il contagio- dice Antonello Giannelli, presidente dell’associazione nazionale Presidi- Se è possibile fare tutto in sicurezza, perché no? Ovviamente chi ci lavora sarebbe pagato per questo».

L’ipotesi volontari

Il Forum delle associazioni familiari propone di «arruolare» i volontari del servizio civile per farli diventare animatori a domicilio per singole famiglie oppure condominiali per quanti vivono in palazzo che hanno la fortuna di avere spazi all’esterno, come giardini e cortili. Riaprire i centri per ragazzi è tra le priorità per la Chiesa italiana, nella cosiddetta `fase 2´, ancora prima delle Prime Comunioni o Cresime.

I bandi

Mentre l’idea della ministra Elena Bonetti, che si tradurrà in bandi che partiranno a metà maggio, è quella di coinvolgere il terzo settore nell’affiancamento dei genitori. «Ho deciso di mettere in campo 35 milioni di euro attraverso dei bandi a sostegno di centri estivi, associazioni di volontariato e reti a sostegno delle famiglie che dovranno essere progettati in tempi, modi e spazi nuovi, in tutta sicurezza; e insegnare ai bambini una modalità di gioco diversa, magari, se necessario, indossando dispositivi di protezione individuale. Ciò richiederà più presenza di personale per poter lavorare in piccoli gruppi», spiega il ministro. Ma soprattutto non costerà molto, o forse addirittura nulla, alle tasche dei genitori: «Vorrei sollevare le famiglie il più possibile dal dover pagare visto il momento o arrivare a restituire loro la quota che pagheranno».


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