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Scuola serali negate al Sud e a 3 milioni di analfabeti

GLI insegnanti delle scuole serali, i moderni Cpia, Centri provinciali di istruzione degli adulti, segnalano il pericolo analfabetismo del Paese "per una percentuale crescente di italiani". Gli insegnanti lo scrivono al presidente del Consiglio e al ministro dell'Istruzione: "In Italia la formazione degli adulti chiude l'accesso ai soggetti più deboli".

24/10/2014
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la Repubblica

Corrado Zunino

GLI insegnanti delle scuole serali, i moderni Cpia, Centri provinciali di istruzione degli adulti, segnalano il pericolo analfabetismo del Paese "per una percentuale crescente di italiani". Gli insegnanti lo scrivono al presidente del Consiglio e al ministro dell'Istruzione: "In Italia la formazione degli adulti chiude l'accesso ai soggetti più deboli".

L'ultimo rapporto dell'Ocse dice che il nostro paese tra gli adulti (16-65 anni) è ultimo su ventiquattro europei nelle competenze alfabetiche e penultimo in quelle matematiche. Il 5,6% degli italiani è al di sotto del livello uno, la soglia dell'analfabetismo. "Questo è il dato peggiore". Più di tre milioni non superano o non raggiungono la capacità di lettura o scrittura della singola parola. Nei mesi scorsi una rete di insegnanti, sostenuti da docenti di dodici università italiane (tra loro Tullio De Mauro), ha avviato una campagna di sensibilizzazione sul tema dell'analfabetismo in età adulta. Molti degli utenti dei Centri di istruzione degli adulti vivono una condizione di analfabetismo funzionale o strumentale che rende difficili pratiche quotidiane semplici come iscrivere un figlio a scuola o comprendere un divieto su un cartello. Gli insegnanti serali segnalano preoccupati che il piano ministeriale per l'istruzione in età adulta non include le persone analfabete né prevede percorsi di istruzione legati ai saperi di base della scuola elementare.

Il ministro Stefania Giannini, presentando il suo piano

in tema, ha ricordato come in Italia ci siano 56 Cpia, che insieme ai Centri territoriali permanenti portano a 144 i luoghi di istruzione post-scolastica (non universitaria): quarantacinque in più di due anni fa. Diciannove Cpia sono in Lombardia, dieci in Piemonte, otto in Toscana, sette in Emilia Romagna, quattro in Friuli Venezia Giulia, due in Veneto, uno in Umbria e cinque in Puglia. Basta leggere questi numeri per rendersi conto che i centri per formare, o riformare educativamente, persone in età avanzata hanno lasciato scoperti pezzi interi del Paese, al solito il Sud (eccetto la Puglia). Angela Cortese, segretario della commissione Cultura in Regione Campania, ha fatto notare: "La nostra regione ha bisogno di formazione adulta come il pane". Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, dice: "Le zone dove non ci sono centri sono aree ad altissima percentuale di Neet, persone che non studiano e non lavorano, e hanno un'elevata presenza di ragazzi che abbandonano i banchi di scuola prima del tempo". In Campania la dispersione scolastica è al 22 per cento, i Neet in tutta Italia sono invece 2,2 milioni. La nostra partecipazione ai corsi italiani per adulti resta tra le più basse dei paesi avanzati: gli italiani tra i 25 ed i 64 anni che si ri-formano sono appena il 6,6%. In Spagna, il 10,7%.
 


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