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Scuola, se chiedo una sedia perdo la paga

E’ scritto nero su bianco nei nuovi codici di comportamento resi effettivi nel vostro contratto di presidi proprio questa settimana. I capi d'istituto dovranno stare attenti a esprimere la propria opinione in pubblico o sui media

03/11/2010
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l'Unità
di Mila Spicola

Dear Prudence, open up your eyes …Look around around around around That you are part of everything  Cantavano i Beatles, guardati intorno, mia cara Prudence, perché sei parte del tutto. Con prudenza, se credi, ma fallo. Parlo di presidi (domanda: come ha recepito la riforma il vostro preside?).

Tra le mie mail questa settimana ho trovato un invito dalla preside Pia Blandano della scuola Antonio Ugo di Palermo: “Il 26 ottobre 2010 alle ore 9 avrà luogo la manifestazione di avvio delle attività di educazione alla legalità dell’anno scolastico. In questa occasione tutta la nostra comunità si riunisce per dare inizio ufficiale al lavoro scolastico. Quest’anno, più che mai, la ripresa delle attività è difficile a causa dei recenti provvedimenti legislativi e dell’incuria delle istituzioni locali che non provvedono a rendere effettivo e reale il diritto allo studio sancito dall’art. 3 della nostra Costituzione. Il titolo della manifestazione è: Una scuola per tutti. Ogni classe deve riflettere sulla gravità della situazione attuale e sull’importanza del ruolo della scuola in una società democratica, rispettosa dei diritti e dei doveri di ciascuno, libera da condizionamenti mafiosi e da ogni forma di corruzione. Alla manifestazione sono invitati tutti i genitori, a cui si raccomanda di portare una sedia da casa come segno di protesta per una scuola resa sempre più povera e inospitale.

Nella scuola della Blandano mancano le sedie. Lo sappiamo tutti ormai a Palermo, visto che ne ha tentate di ogni genere quella preside lì per ottenerle. Tranne chi dovrebbe dargliele. Voglio dire: mancano anche a Milano. Però… Cara Pia, non è prudente, lo sai vero? E’ scritto nero su bianco nei nuovi codici di comportamento resi effettivi nel vostro contratto di presidi proprio questa settimana. I capi d'istituto dovranno stare attenti a esprimere la propria opinione in pubblico o sui media. Se infatti le loro dichiarazioni dovessero essere considerate lesive potrebbe scattare la "sospensione dal servizio con privazione della retribuzione da un minimo di tre giorni fino a un massimo di tre mesi".

Il codice Brunetta ("Comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni"), recepito anche per i presidi, non ammette dichiarazioni pubbliche che vadano a "detrimento dell'immagine della pubblica amministrazione".  Probabilmente, non tutti i capi d'istituto sono a conoscenza del fatto che una semplice intervista ad un giornale o ad una tv può metterli nei guai. L'articolo 16, comma 7, del contratto dei capi d'istituto stabilisce infatti "la sospensione dal servizio con privazione della retribuzione da un minimo di tre giorni fino ad un massimo di tre mesi" nei casi previsti dall'articolo 55-sexies, comma 1, del decreto legislativo 165/2001 (Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche).

Voglio dire: vale per i presidi come vale anche per me, semplice professoressa, che tra l’altro lo scrivo anche su questo giornale che i tagli sono stati una bestialità di cui non vogliono considerare le ricadute reali. E dunque, cara Pia, se devi chiedere una sedia, chiedila e basta, senza ricamarci tanto intorno sui “recenti provvedimenti legislativi” “sulla gravità della situazione attuale e sull’importanza del ruolo della scuola in una società democratica, rispettosa dei diritti e dei doveri di ciascuno, libera da condizionamenti mafiosi e da ogni forma di corruzione”.

Non puoi tu, chiedendo le sedie, ledere l’immagine della pubblica amministrazione dentro la quale perdi voce e serenità. Ti smontano la sostanza, ma l’apparenza va salvata e devi salvarla tu, col silenzio, mica loro, coi fatti; come in una tragedia pirandelliana. Suvvia, prudenza, guardati intorno, che sei parte del tutto. Chiedi la sedia e basta. Magari te la danno. Per l’importanza del ruolo sociale della scuola ci stiamo attrezzando.


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