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Scuola, sarà un anno precario

Stimati 200 mila supplenti, allarme in Lombardia

15/09/2020
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Un anno all'insegna delle cattedre vuote. Dalle 12 regioni dove ieri è suonata la prima campanella del nuovo anno è un profluvio di dati sulla mancanza di docenti. Secondo stime sindacali le cattedre scoperte, tra ordinarie, aggiuntive Covid e sostegno, arriverebbero a 200 mila. Tra l'altro sarebbero state fatte solo 22 mila assunzioni a tempo indeterminato su 80 mila autorizzate dal ministero dell'economia, dato peggiore di quello raggiunto sotto la guida del ministero di Marco Bussetti, quando su 55 mila se ne fecero 21 mila per mancanza di candidati. Altri 25 mila sono gli Ata, il personale ausiliario, tecnico e amministrativo, che mancano all'appello.

Dati che al momento non vengono confermati dal ministero dell'istruzione, che parla di situazione in evoluzione. Ma che portano realtà come il Lazio a rinviare l'apertura in circa il 30% degli istituti, altre come la Sicilia ad autorizzare gli istituti in difficoltà, in particolare nella primaria, a posticipare al 24. In Piemonte si denuncia la mancanza di 20 mila docenti titolari, «soprattutto quelli di sostegno. Nell'anno del Covid, e con tre mesi di tempo per prepararsi, è ingiustificabile», ha commentato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.

Altri 30mila docenti mancherebbero in Lombardia, il territorio più martoriato dall'epidemia. Carenze che danno un senso di precarietà a anno già precario, dove i nuovi banchi arrivati per l'inizio delle lezioni sarebbero meno del 20% di quelli previsti, 2,4 milioni di euro. Dove per il primo giorno di scuola l'invito giunto agli studenti in molti istituti è stato a portarsi le mascherine da casa. Un anno sotto la spada di Damocle del contagio da Covid, della chiusura di classi, se non di scuole intere, con la messa in quarantena di studenti, docenti e relative famiglie. Il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, con il ministro dell'istruzione, Lucia Azzolina, ieri era a Vo' Euganeo, città simbolo dell'epidemia, per l'inaugurazione del nuovo anno scolastico: «La riapertura della scuola è decisiva», ha detto Mattarella, che si è appellato al senso di unità: «Conosco i ritardi e le difficoltà e so bene che vi saranno inevitabili polemiche», ha ammesso il capo dello stato, «so anche che, in atto, vi sono risorse limitate. Ma un Paese non può dividersi sull'esigenza di sostenere e promuovere la sua scuola». Il premier Giuseppe Conte, in un video messaggio: «Ci saranno disagi all'inizio, ognuno deve fare la sua parte». E il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli: «Non riapriamo per richiudere. Ma un aumento di contagi è inevitabile. Serve la collaborazione di tutti».

«Si riparte grazie all'impegno straordinario di dirigenti, insegnanti, collaboratori scolastici, famiglie e studenti. Purtroppo i problemi restano», commenta Francesco Sinopoli, segretario della Flc-Cgil. «Già ad aprile avevamo indicato la strada per riaprire in presenza e in sicurezza», sottolinea Sinopoli che declina: «Investimenti in personale, in edilizia scolastica, procedure straordinarie per coprire quanto più possibile i posti liberi di docenti e Ata. E invece, i fondi che sono stati appostati ancora non risultano tutti spesi, le procedure sono farraginose...». Dice Pino Turi, numero uno della Uil scuola: «Giusto celebrare l'avvio dell'anno, giusto ridare una scuola in presenza ai ragazzi, ma il giorno dopo ci ritroveremo ad avere le stesse difficoltà e carenze della vigilia. Tutte prevedibili. Non andava gestita così questa riapertura di anno. Servivano procedure semplificate per le assunzioni. Serviva muoversi per tempo».

Per Lena Gissi, segretario della Cisl scuola, «sarà difficile conciliare la vita delle famiglie con una scuola a singhiozzo ma non è colpa del personale e dei sindacati se questo accade». I sindacati saranno in piazza il 26 settembre per la prima manifestazione nazionale di protesta del nuovo anno.


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