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Scuola, ripartenza incerta Aule inagibili e pochi bidelli L'incognita dei prof "fragili"

Il clima di incertezza, unito all'appuntamento con le elezioni regionali, ha fatto aumentare, con il passare dei giorni, il numero delle regioni che hanno deciso di posticipare l'inizio delle lezioni

02/09/2020
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La Stampa

Niccolò carratelli

Roma

La scuola italiana è ripartita. Ieri i primi collegi dei docenti, l'entrata in servizio di chi ha preso una nuova cattedra, l'avvio della pianificazione dell'anno. Tra ieri e oggi, in molti istituti, via alle lezioni di recupero per circa mezzo milione di studenti che devono colmare le lacune eredità del lockdown. Il paradosso è che, se i buchi di apprendimento sono stati causati dalla didattica a distanza, in molte scuole si dovrà ricorrere ancora a quella. Perché ci sono i lavori di adeguamento degli spazi e al momento le aule non sono agibili. Perché quasi ovunque si aspetta l'arrivo dei nuovi banchi monoposto, con la consapevolezza che potrebbero essere consegnati ad anno scolastico inoltrato. Perché spesso mancano i bidelli, necessari per l'organizzazione interna, a maggior ragione per far rispettare le regole del distanziamento. E, in diversi casi, mancano proprio gli insegnanti, in attesa dell'esito della "chiamata veloce" del ministero (sulla cui piattaforma continuano le segnalazioni di anomalie) e soprattutto della carica dei supplenti.

A proposito dei buchi di organico, i sindacati lamentano il rinvio del concorso straordinario, previsto in autunno, e di quello ordinario, la cui data non è stata ancora ipotizzata. E denunciano il rinvio del tavolo, che era stato convocato per domani al ministero, sulla questione dei lavoratori "fragili", quelli con

patologie e condizioni di salute che li espongono ad un più alto rischio di contagio. I docenti e i dirigenti scolastici aspettano le linee guida dell'Istituto superiore di sanità e una circolare del ministero che inquadri le regole per chiedere l'esonero. Il docente fragile può lavorare a distanza? O con un gruppo ristretto di ragazzi? Usufruisce della malattia o può mettersi in aspettativa? E poi la domanda a margine: quanti saranno alla fine gli insegnanti che chiederanno al medico di essere dichiarati non idonei al servizio?

Il clima di incertezza, unito all'appuntamento con le elezioni regionali, ha fatto aumentare, con il passare dei giorni, il numero delle regioni che hanno deciso di posticipare l'inizio delle lezioni, rispetto alla data del 14 settembre indicata dal ministero. In Friuli si comincerà il 16, in Sardegna il 22, in Abruzzo, Calabria e Puglia il 24. Nel frattempo, scatta anche la formazione dei nuovi referenti Covid, che dovranno essere individuati in ogni scuola, per fare da collegamento con le famiglie e con le Asl del territorio. Due i corsi online, gratuiti e disponibili fino a metà dicembre, organizzati su una piattaforma in grado di ospitare fino a 70mila partecipanti. I destinatari sono docenti, personale scolastico, professionisti sanitari (pediatri e medici di medicina generale), che avranno il compito di gestire le eventuali emergenze legate a casi sospetti di Covid o focolai all'interno degli istituti.

Per evitare rischi di contagio, anzi «situazioni che prevedo la possibilità di aerosolizzazione», il Comitato tecnico scientifico ha di fatto vietato le lezioni di canto o di flauto, perché si potrebbero spargere goccioline pericolose. Una decisione che riguarda in particolare i licei musicali, oltre ai conservatori, e che ha scatenato polemiche tra gli addetti ai lavori. «Spesso dettiamo regole solo per supposizione, andrebbe fatto uno studio per verificare a quale distanza e in che misura ci sia emissione di droplet», dice il professor Dario Lucantoni, del Conservatorio di Santa Cecilia. Mentre il tenore Vittorio Grigolo chiede di «trovare una soluzione, ad esempio una luna in plexiglas intorno al leggio, pur di non togliere il canto ai bambini». —