FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3924475
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Scuola, Renzi sceglie lo scontro

Scuola, Renzi sceglie lo scontro

Nessun tentativo di mediazione, nonostante le voci fatte circolare dal governo. Che ha già deciso per la fiducia, sgradita al presidente del senato Grasso e anche a Mattarella

23/06/2015
Decrease text size Increase text size
il manifesto

Se la riforma passa ci saranno 100mila assun­zioni. Se non passa o passa in ritardo ci saranno le 22mila assun­zioni col sistema del turn over, quello clas­sico di oggi». Mat­teo Renzi e Maria Elena Boschi si pas­sano la palla: un giorno l’uno e un giorno l’altra ripe­tono lo stesso ricatto, fin­gono che a met­tere in peri­colo l’assunzione dei pre­cari non sia la loro scelta di usarli come ostaggi ma l’incoscienza delle oppo­si­zioni, inclusa quella interna al Pd.

Ma non è tutto qui. Il ricatto c’è, ma forse a que­sto punto non è nep­pure più l’elemento saliente. La bugia dei pre­cari che senza la legge non si potranno assu­mere serve ormai soprat­tutto come alibi per giu­sti­fi­care quell’ingiustificabile fidu­cia che dalla mino­ranza dem Cor­ra­dino Mineo, in un tweet, defi­ni­sce «un abuso e una dichia­ra­zione di guerra con­tro il mondo della scuola». Quella que­stione di fidu­cia, Renzi la porrà, guerra o non guerra. E vuole che sem­bri una respon­sa­bi­lità delle oppo­si­zioni. Aggiun­gendo men­zo­gna a men­zo­gna afferma che «deci­derà il Par­la­mento», quando in realtà è già tutto deciso. «Non entro nel merito delle deci­sioni delle oppo­si­zioni», afferma come se a deci­dere non fosse lui, e la mini­stra dell’Istruzione Ste­fa­nia Gian­nini con­tro­canta: «Dipen­derà dalla rispo­sta delle oppo­si­zioni al ritiro degli emen­da­menti». Ma il pro­blema non sono gli emen­da­menti: è il rischio, per non dire la cer­tezza, di essere scon­fitti da un libero voto del Parlamento.

Oggi arri­verà in com­mis­sione Cul­tura il maxie­men­da­mento, pre­pa­rato dal governo e pre­sen­tato dai due rela­tori. Non dif­fe­ri­sce dal testo ori­gi­nale in nulla di sostan­ziale. Le modi­fi­che sono pura­mente cosme­ti­che. «Ho visto la bozza — dichiara il sena­tore Pd Mineo — e non c’è nes­suna aper­tura sulle que­stioni fon­da­men­tali come il ruolo dei pre­sidi o gli sgravi fiscali per le pari­ta­rie. Né io né Wal­ter Tocci né i sena­tori d’opposizione siamo stati chia­mati per un con­fronto».
L’ultimo par­ti­co­lare è di spe­ci­fico inte­resse. Per ore, ieri, ha cir­co­lato la voce di un ten­ta­tivo di media­zione da parte del governo, tanto che lo stesso pre­si­dente del Senato Pie­tro Grasso, per una volta con­tra­rio alla fidu­cia, si era illuso spe­rando che una pos­si­bile intesa fosse a por­tata di mano. Voci bugiarde e messe in giro ad arte. Il governo non ha alcuna inten­zione di cer­care un accordo. «Dal Pd — con­fer­mano le sena­trici di Sel Lore­dana De Petris e Ales­sia Petra­glia — non è arri­vato alcun segnale di dispo­ni­bi­lità e non c’è stata alcuna ricerca di media­zione. Solo ricatti». In que­ste con­di­zioni, Renzi sa per­fet­ta­mente che in com­mis­sione le oppo­si­zioni e i sena­tori ribelli del Pd non riti­re­ranno i loro emen­da­menti. Potreb­bero tutt’alpiù cer­care di accor­parli, per togliere al governo l’alibi dell’ostruzionismo e costrin­gerlo a sfi­dare almeno una volta il voto della com­mis­sione, dove sarebbe cer­ta­mente sconfitto.

E’ pro­prio quel che Renzi intende a tutti i costi evi­tare. In un modo o nell’altro, se pos­si­bile prima del voto altri­menti subito dopo il primo voto, il pre­si­dente della com­mis­sione dirà che «non ci sono le con­di­zioni» per pro­se­guire le vota­zioni in com­mis­sione. Per­tanto si dovrà pas­sare diret­ta­mente alla discus­sione in aula, dove lui stesso, ven­tri­lo­quo di Renzi, farà da rela­tore. Ma sic­come alcuni emen­da­menti pas­se­reb­bero pro­ba­bil­mente anche in aula, primo fra tutti quello sullo stral­cio del piano plu­rien­nale per la sta­bi­liz­za­zione di tutti i pre­cari che risol­ve­rebbe il loro dramma e sot­trar­rebbe a Mat­teo Renzi l’alibi, arri­verà la fidu­cia. Per impe­dire al potere legi­sla­tivo di legi­fe­rare in mate­ria di istru­zione e scuola. Inu­tile dire che la fidu­cia verrà posta su un ddl pieno, come al solito, di dele­ghe in bianco al governo, che potrà così fare e disfare a pia­ci­mento, senza temere alcun con­trollo e nes­sun contrappeso.

Ma sta­volta lo strappo non sarà indo­lore. Si tratta di andare allo scon­tro fron­tale con tutto il mondo della scuola, di allar­gare una ferita già sin troppo estesa nel corpo del Pd. Si tratta anche di aprire un con­flitto con i ver­tici isti­tu­zio­nali. Grasso è con­tra­rio alla fidu­cia, e lo ha detto aper­ta­mente. Ma il colpo di mano non piace affatto nep­pure a Ser­gio Mat­ta­rella che, per la prima volta da quando è capo dello Stato, ha fatto arri­vare a palazzo Chigi segnali di aperta insoddisfazione.

C’è per­sino il rischio che anche gli elet­tori la pren­dano storta. Ecco per­ché Renzi e i suoi mini­stri mar­tel­lano tanto sulle respon­sa­bi­lità delle oppo­si­zioni nella even­tuale man­cata assun­zione. I pre­cari già erano ostaggi: adesso ser­vono anche a masche­rare la pre­po­tenza di Mat­teo Renzi.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL