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Scuola, proposte per una vera riforma

Il piano scuola su alcuni punti accoglie le proposte della FLC CGIL. Ma ancora non ci siamo e tra i grandi assenti ci sono le questioni riguardanti il personale Ata e un piano di investimenti in linea con l'Europa

13/09/2014
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(a cura) Anna Fedeli e Anna Maria Santoro, Segreteria nazionale FLC CGIL

I nostri riferimenti ideali sono nella Costituzione. Pensiamo a una scuola per tutti e per ciascuno, per il cittadino, per la persona e per il lavoratore, potente strumento di emancipazione e di costruzione egualitaria della cittadinanza, condizione fondamentale per una società con più uguaglianza e libertà. Ed è per queste ragioni la scuola pubblica deve essere finanziata dallo Stato.

17 miliardi per la scuola
Per una scuola europea e che guardi alla crescita del Paese e delle future generazioni occorrono investimenti in linea con i Paesi più avanzati. L’Italia è sotto la media dei Paesi Ocse (5,9 per cento) di un punto di Pil. Si tratta di 17 miliardi di euro da investire nel medio periodo. Il governo Berlusconi ha già sottratto alla scuola 8 miliardi. Vogliamo continuare così?

L’obbligo scolastico da 3 a 18 anni
La scuola comincia dall’infanzia. La ricchezza degli stimoli nei primi anni di vita è decisiva per lo sviluppo della persona: la famiglia da sola non ce la può fare. Per questa ragione la scuola dell’infanzia deve essere generalizzata in tutto il paese. Il primo ciclo scolastico va integrato e restituito al suo scopo formativo, superando la scuola dei voti, ripristinando ed estendendo il tempo pieno. La lotta alla dispersione scolastica è una la priorità. L’ambizione è di portare tutti al successo formativo.

Una scuola autonoma, libera da pastoie burocratiche
Liberare la scuola dalle pastoie che la politica e la burocrazia le hanno imposto per renderla davvero un luogo di sperimentazione, di ricerca, di confronto fra le generazioni. Il Governo non garantisce le risorse, non rende stabile il personale, storna le energie della scuola su affari burocratici. Lo smantellamento degli uffici territoriali non può essere scaricato sulle reti di scuola. La missione e l’autonomia organizzativa di docenti, dirigenti e Ata sono di natura pedagogico-didattica.

Una scuola rinnovata, più bella, aperta al mondo esterno
Ci piace una scuola aperta tutto il giorno, dove esterno e interno interagiscono, con orari studiati e utili a garantire l’unitarietà di un progetto. Una scuola che, nel territorio, recuperi la sua dimensione sociale, con biblioteche, palestre e altre strutture culturali che tornino a essere un riferimento importante per il benessere e la crescita culturale e democratica delle persone. Da sempre le scuole sono aperte al territorio. Ma devono essere sicure, agibili e anche belle. Ci auguriamo perciò che il piano del Governo non resti sulla carta. Per tenere aperte le scuole va ripristinato l’organico Ata, tagliato di 45.000 unità in tre anni. Gli insegnanti, al pari dei colleghi europei, fanno già oltre 36 ore di lavoro a settimana per questo è irricevibile qualsiasi ipotesi di aumento dell’orario. La didattica laboratoriale è il volano di una nuova idea di scuola meno nozionistica e più in sintonia con la nuova dimensione creativa e cooperativa che devono avere i saperi. La prima condizione per renderla credibile è ridurre il numero degli alunni per classe. Questo permette anche che l’integrazione degli alunni con disabilità sia una straordinaria opportunità per rafforzare il profilo di una scuola aperta alle diversità, capace di porre al centro della propria missione la crescita civile del Paese.

Organico funzionale e diritti dei precari
L’organico funzionale è la nostra proposta per assicurare la continuità didattica, dare la possibilità al docente di concludere un progetto avviato ed eliminare il precariato.

Reclutamento e formazione obbligatoria
La scuola ha bisogno di meccanismi chiari di accesso, regolarità nei concorsi, una formazione iniziale come punto cruciale per una buona selezione. Essa deve essere centrata sul tirocinio, vero e non puramente formale, da assolvere nell’ambito lavorativo scolastico. E poi una formazione permanente in servizio, obbligatoria, centrata sul fare scuola e sulla ricerca-azione degli stessi docenti, valorizzando la componente intellettuale della professione, in un circuito di enucleazione di buone pratiche da diffondere a livello di sistema.

Un contratto per la scuola che cambia
L’ultimo contratto è stato siglato sette anni fa. In questi anni si sono succeduti interventi legislativi rovinosi (normativa Brunetta, inutile e inefficace). Il contratto nazionale è lo strumento per ricomporre le diverse condizioni di lavoro, ripristinare le solidarietà tra lavoro stabile e precario e tra le diverse professionalità, per interpretare le novità (vedi scheda).

Valutazione e rendicontazione
Valutare il sistema è necessario. Ma i criteri devono essere: chiarezza, inclusività, semplicità, progressività. Inoltre occorre individuare i livelli essenziali delle prestazioni scolastiche, rivedere la funzione dei test Invalsi, separare la valutazione dei risultati dalla valorizzazione del personale, rendere credibile ed efficiente il servizio ispettivo. La valutazione deve avere come obiettivo l’innalzamento della qualità della didattica, non la classifica delle scuole. Valutare il sistema non per giudicare, ma per migliorare e valorizzare impegno e responsabilità.

Proposte per la professione docente
Il profilo professionale docente è correlato alle finalità che la società attribuisce alla scuola. Il contratto di lavoro del 2007, ancora in vigore, non è più adeguato e i numerosi e affastellati interventi normativi hanno creato enormi ostacoli al miglioramento della professione. Il profilo professionale docente che propone la Flc si declina in cinque titoli: le competenze, la formazione, l’orario, la valutazione, la retribuzione. Per competenze intendiamo: padronanza di conoscenze teoriche; capacità di utilizzarle con efficacia; capacità di continuare a imparare e riflettere sulle esperienze; capacita di ricerca-azione, confronto coi colleghi. A queste competenze è finalizzata la formazione, quella iniziale e quella in servizio. Le competenze vanno formate, riconosciute, curate e valorizzate. L’insegnamento si svolge in una dimensione dinamica e in costante evoluzione. Perciò le competenze in ingresso vanno curate e implementate alla luce delle innovazioni ordinamentali, dei progressi disciplinari e delle neuroscienze, in relazione al rapporto scuola-lavoro, alle esperienze maturate sul campo. La formazione deve essere programmata, obbligatoria e dunque finanziata. La valutazione del lavoro deve essere finalizzata a migliorare la prestazione. Obiettivo del contratto è proprio questo: dare valore al lavoro e arricchire la prestazione lavorativa. La qualità dei sistemi si basa non su competizione/individualismo, ma su cooperazione/collegialità. Soprattutto nella scuola. Per questo non funziona la proposta governativa basata su un sistema di carriere che spezza l’unicità della funzione docente.

Le professioni Ata
Il lavoro del personale Ata è parte integrante progetto educativo e della missione della scuola ed è fondamentale supporto allo svolgimento dell’attività didattica. Le diverse professioni presenti nella scuola devono dialogare, nelle rispettive specificità ma con pari dignità e obiettivi comuni. La qualità del lavoro Ata è indispensabile anche perché in una comunità educante gli adulti sono di fatto delle figure di riferimento e dei modelli. Una buona scuola è fatta certo di bravi docenti, ma anche di bravi amministrativi, di bravi tecnici, di bravi “bidelli”, di bravi dirigenti e direttori: tutti con il loro lavoro contribuiscono al successo del progetto educativo. Non fa bene alla scuola fare del personale Ata un “corpo separato” ed escluderlo dalla partecipazione agli organi collegiali e al governo della scuola.

La dirigenza
Il valore della funzione e della professionalità dei dirigenti scolastici va riconosciuta in rapporto al resto della dirigenza pubblica e vanno superate le differenze retributive con essa. Le particolari funzioni della dirigenza nella scuola vanno preservate e per questo essa deve provenire dall’esperienza scolastica. L’autonomia nello svolgimento delle funzioni, le responsabilità e gli alti livelli di complessità del lavoro dei dirigenti richiedono supporto tecnico e sostegno formativo; essi devono poter svolgere il loro lavoro di organizzazione e cura dei processi di insegnamento/apprendimento e non possono continuamente essere distolti da inutili e gravosi adempimenti, privi di senso e di utilità nella scuola.

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