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Scuola Presidi a tempo e più poteri ai docenti

Dopo le aperture del governo, ecco come cambia il ddl Giannini in Senato.

08/06/2015
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Il Messaggero

ROMA Le aperture annunciate da Matteo Renzi a Genova si concretizzeranno in alcune modifiche alla riforma della scuola già approvata dalla Camera. L’obiettivo è recepire le principali obiezioni avanzate dalle associazioni e dai sindacati e migliorare il ddl e dunque svuotare quanto più possibile di contenuti la protesta che nei prossimi giorni porterà al blocco degli scrutini già proclamato dai Cobas.
PIU’ ISPETTORIDopo aver esaminato i 2200 emendamenti presentati in Senato nel Pd è stata tracciata la rotta: si definirà nei dettagli nelle assemblee del gruppo Dem oggi e domani. Quindi ci sarà un passaggio al Nazareno prima del via libera. Una delle principali novità riguarderà la figura del superdirigente scolastico. La squadra di ispettori che dovrà valutare se gli obiettivi sono stati raggiunti verrà potenziata. E il capo d’istituto sarà soggetto alle stesse regole di chi nella pubblica amministrazione svolge un ruolo apicale. L’incarico non potrà durare più di due mandati triennali, eccezion fatta per chi è a due soli anni dalla pensione.
La riforma prevede che nella scelta dei docenti e nella valutazione il superpreside sia affiancato da un comitato eletto dal consiglio di istituto e formato da due docenti, due genitori e uno studente. Accogliendo uno dei tanti emendamenti presentati potrebbe cambiare la composizione del comitato portando la componente dei docenti a 3 e rendendo solo consultivo il parere espresso dagli altri due membri.
La valutazione dei docenti resta il tema più caldo. «È dai tempi della riforma Berlinguer che si si prova a introdurlo - osserva la senatrice Francesca Puglisi, responsabile Scuola della segreteria pd - siamo ormai l’unico Paese europeo che mantiene gli scatti di anzianità come unico elemento di avanzamento di carriera per gli insegnati. Noi li abbiamo mantenuti e in più abbiamo previsto 200 milioni da assegnare ai prof in base all’impegno e con criteri assolutamente oggettivi».
L’ESPOSTO
Dopo il primo incarico triennale per i docenti non sarà più automatica la rotazione. I prof dovranno l trasferirsi solo se cambierà l’offerta formativa (ad esempio, il caso in cui l’insegnamento di una lingua venga soppresso). Non sembrano esserci invece margini di intervento sul piano delle assunzioni. Il governo in questo caso ha le mani legate, i numeri derivano dalle risorse e dunque sono patto integrante del patto di stabilità. Entreranno in ruolo per l’esattezza 101.701 precari di prima fascia. Non uno di più non uno di meno. Ma se la Gae, le graduatorie ad esaurimento non verranno svuotate i docenti in lista d’attesa verranno assunti l’anno seguente Stessa lista d’attesa per 4200 risultati idonei al concorso del 2012. Le eventuali “code” residue, quelle degli insegnanti dell’infanzia, ad esempio, resteranno aperte sino ad esaurimento.
Nella giungla del precariato prevale la logica della coperta di Linus. Ne accontenti 100, ne scontenti altrettanti. Ma qualcosa si farà. Nel concorso che verrà bandito entro ottobre per coprire altri 60 mila nuovi posti si punterà a valorizzare il punteggio assegnato al servizio venendo così incontro alle richieste dei Tfa, i docenti che si sono abilitati al termine di un corso di formazione. Non verranno toccate le detrazioni per le rette alle scuole paritarie. Con grande sollievo per le cattoliche e le private E si metterà un tetto al cosiddetto «School bonus». Le erogazioni liberali per gli investimenti in favore del sistema nazionale di istruzione: non potranno superare i 100 mila euro (ma c’è chi propone 50 mila). Il fondo servirà a sostenere gli interventi per l’occupabilità degli studenti.
Intanto i parlamentari 5 Stelle di Senato e Camera dopo aver appreso che dagli uffici regionali del Miur stanno partendo le circolari con la richiesta ai dirigenti di indicare l'organico potenziato da assumere per il prossimo anno, come previsto appunto dal ddl in discussione in Senato, hanno deciso di presentare un esposto al Miur. La battaglia insomma continua. Anzi comincia ora.
Claudio Marincola


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