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Scuola, la riforma di Confindustria:“Ridurre di un anno il ciclo di studi”

Il documento: il sistema è costoso e inefficiente, più autonomia agli istituti

08/10/2014
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Chiamata diretta dei prof, riduzione di un anno del corso di studi, un rapporto diverso tra imprese e scuole. Confindustria ha 100 proposte per migliorare la scuola italiana e le ha presentate ieri. È la prima volta che accade ma il giudizio sulla scuola attuale da parte dell'associazione è molto severo. Si tratta di «un sistema assai costoso non perché di grande qualità ma perché inefficiente e dispersivo», sottolinea il presidente Giorgio Squinzi. Il governo ha presentato la sua riforma, in questi giorni a disposizione di chiunque voglia intervenire con idee, proposte, osservazioni sul sito «La Buona scuola». E gli industriali non resteranno a guardare ma intendono giocare un ruolo da protagonista negli eventuali cambiamenti futuri. La «Buona Scuola» di Renzi secondo Squinzi può rappresentare «il teatro più stimolante per mettere in scena o una sonora sconfitta del gattopardismo o celebrarne la definitiva invincibilità. Sia chiaro che noi non compriamo il biglietto per sederci cinicamente in platea a vedere chi vince. Noi siamo in scena perché riteniamo di essere un attore fondamentale di questa trama. Le imprese sono parte attiva e fondamentale di un moderno modello di istruzione». E, quindi, ecco le cento proposte degli industriali che la ministra dell'Istruzione Stefania Giannini ha detto di aver apprezzato perché arricchiscono il progetto del governo con una piena sintonia sulle priorità. Si va dalla riduzione di un anno del curriculum scolastico per portarlo da 13 a 12 alla cancellazione delle graduatorie per anzianità. Gli industriali vorrebbero lezioni più pratiche, riducendo la quantità di materie presenti e dando maggiore importanza alle competenze trasversali. Non serve a molto una materia insegnata in inglese se i docenti non hanno una preparazione adeguata, e comunque l'inglese andrebbe esteso a tutte le materie. Da potenziare anche l'informatica. Gli industriali vorrebbero veder tramontare l'era del centralismo del Miur per garantire alle scuole una vera autonomia didattica, organizzativa, finanziaria. Quest'autonomia dovrebbe sostengo-  no culminare nella possibilità per i presidi di assumere per concorso e per chiamata diretta premiando il merito. Le richieste degli industriali riguardano anche le retribuzioni degli insegnanti che andrebbero riviste in base ad orari, servizio, funzioni, conseguimento di obiettivi specifici. Deve cambiare il modo di reclutare i dirigenti scolastici; far nascere un Sistema Nazionale di Valutazione e potenziare l'Invalsi. Il documento della Confindustria è stato messo a punto dopo una «capillare consultazione sui territori di imprenditori, insegnanti, capi di istituto, formatori genitori e studenti», spiega Ivan Lo Bello, vicepresidente di Confindustria per l'Education. «Il 40% della disoccupazione giovanile dipende dal mancato collegamento tra scuola e lavoro e dal basso orientamento scolastico», ricorda. Confindustria, quindi chiede di investire di più negli Its, gli istituti tecnici superiori che hanno mostrato di garantire uno sblocco lavorativo a più di 6 studenti su 10. Chiedono l'introduzione dell'alternanza scuola-lavoro a tutti i livelli di istruzione, e di renderla «obbligatoria negli ultimi 3 anni degli istituti tecnici». Chiedono la semplificazione dell'apprendistato, l'aumento del monte ore dedicato alla formazione «on the job» e la previsione di incentivi per l'imprenditore che investe in formazione.


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