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Scuola, la proposta del governo: lezioni fino al 30 giugno e turni pomeridiani. Lega contraria

Più risorse per personale Ata, militari impiegati per i tamponi agli studenti

20/12/2020
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Il Sole 24 Ore

Eugenio Bruno
Bus privati per assicurare il servizio pubblico. Militari per i tamponi agli studenti. Saracinesche dei negozi su dopo le 10. Scuole aperte di pomeriggio grazie a ingressi/uscite scaglionati e allungamento del calendario scolastico fino a fine giugno. Risorse aggiuntive per il personale Ata che lavorerà di pomeriggio e per il Tpl. Sono le principali linee di intervento - alcune a carico delle regioni altre sulle spalle dello Stato - previste in un documento del governo, sul tavolo della cabina di regia straordinaria sulla riapertura degli istituti scolastici per il 7 gennaio. Tutto ciò mentre la Lombardia rilancia il tema dello scaglionamento degli alunni al 50% e dal fronte sanitario arrivano nuovi appelli alla valutazione territorio per territorio.

Impegni affidati alle Autonomie

Partiamo dal documento dell’esecutivo. Al suo interno ci sono una serie di impegni a carico dei governatori. In primis sui trasporti: alle regioni viene chiesto di riorganizzare il servizio (anche attingendo ai bus turistici) tenuto conto di smart working (nel pubblico e nel privato) ulteriormente caldeggiato, aperture dei negozi posticipati e ingressi/uscite a scuola scaglionati (con il sindaco di Milano Beppe Sala che ha già detto di voler sfruttare i due turni 8-9.30).

Alla voce sanità, invece, le autonomie regionali sono chiamate a organizzare uno screening a tappeto sulla popolazione studentesca e a istituire delle unità di intervento miste per somministrare i tamponi rapidi ai sintomatici riscontrati nelle scuole e riattivare il contact tracing, grazie anche al personale militare.

Revisione dei calendari scolastici

Secondo la bozza le regioni dovranno inoltre rivedere i calendari scolastici allungandoli se necessario fino a fine giugno (tranne che in terza media e quinta superiore) così da recuperare il gap di apprendimenti generato dalla didattica a distanza. Dad che deve tornare a essere l’ultima istanza. Per evitare un nuovo diluvio di ordinanze regionali di chiusura delle scuole il documento la definisce «residuale e disposta unicamente sulla base di evidenze scientifiche condivise e verificate con i dicasteri competenti».

A sua volta, anche il governo si prepara a fare la sua parte. Ad esempio, il ministero della Salute e l’Istituto superiore di Sanità aggiorneranno i protocolli per i casi sospetti nelle scuole - sia in veste collegiale. Oltre a due promesse già nero su bianco: più risorse al fondo per il miglioramento dell'offerta formativa (Mof) con cui pagare il salario accessorio al personale Ata che, in virtù delle uscite posticipate, lavorerà di pomeriggio; più fondi per i servizi di trasporto aggiuntivi.

Lega contraria a lezioni fino al 30 giugno

L’ipotesi di allungare il calendario scolastico fino al 30 giugno, però, ha già incontrato il no della Lega. «Proporre di allungare il calendario scolastico è sbagliato, per numerosi motivi. In classe non ci sono condizionatori, le temperature sono elevate già a fine maggio, le classi sarebbero invivibili. Si causerebbe un danno al settore turistico, già attivo a metà giugno, con le famiglie bloccate nelle città» afferma in una nota il deputato della Lega Rossano Sasso, membro della Commissione Cultura della Camera dei Deputati. «Si procurerebbe un danno agli stessi studenti – prosegue Sasso – che dopo mesi chiusi in casa dovrebbero invece poter riprendere a vivere all'aperto, praticare attività sportive, ludico-ricreative». I docenti – sottolinea Sasso – «a scuola ci vanno comunque, anche d'estate, per attività di programmazione fino al 30 giugno, e per esami fino a fine luglio. Quindi se proprio vogliamo prendere seriamente in considerazione una ipotesi del genere, prima dotiamo ogni Istituto di impianti di aerazione, sanificazione e condizionamento dell'aria, poi ragioniamo sulle ore di didattica a distanza, e solo dopo facciamo proposte simili».

Appello a valutare il quadro pandemico

Quali misure sopravvivranno lo scopriremo dopo il confronto odierno. Anche perché sul tavolo c’è anche la proposta arrivata da alcune regione (la Lombardia si è palesata ieri) di abbassare dal 75 al 50% la quota di popolazione studentesca da riportare in classe il 7 gennaio. Senza contare il nuovo appello alla prudenza del direttore Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza. Pur essendo più possibilista sul 7 gennaio rispetto ai giorni scorsi ha sottolineato che «andrà valutata la situazione epidemiologica anche a livello locale.

Fermi infine sui loro propositi di riapertura la ministra Lucia Azzolina e il premier Giuseppe Conte: «Vi assicuro il massimo impegno per raggiungere questo risultato il prima possibile», ha detto quest’ultimo in un videomessaggio all’evento “Ripensare l’educazione nel XXI secolo” organizzato dalla titolare dell’Istruzione.


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