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Scuola: la Moratti vuole due contratti

Scuola: la Moratti vuole due contratti Dopo la firma dell'intesa sul Pubblico impiego, ora si parte col contratto collettivo della scuola. Il ministero pensa di dividere le tipologie: da una part...

17/02/2002
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Scuola: la Moratti vuole due contratti

Dopo la firma dell'intesa sul Pubblico impiego, ora si parte col contratto collettivo della scuola. Il ministero pensa di dividere le tipologie: da una parte i docenti, dall'altra i "non". Sindacati scettici.
di Alberico Giostra
ROMA- Il Governo procederà alla separazione delle aree contrattuali della scuola. Da una parte i docenti dall'altra i non docenti. Lo rivela il coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti Alessandro Ameli, che ieri, durante lo sciopero indetto dalla sua organizzazione, ha incontrato al Ministero dell'Istruzione la sottosegretario Valentina Aprea. 'Eravamo forti di una esplicita promessa del Ministro Moratti e ora anche l'onorevole Aprea offre delle garanzie in questa direzione' dichiara Ameli. 'Noi docenti ci siamo accorti da tempo che in una contrattazione collettiva come quella in vigore le nostre rivendicazioni tendono a subire inevitabilmente un appiattimento verso il basso, perché questa è una contrattazione integrata che danneggia tutte e due le categorie'. E l'onorevole Valentina Aprea conferma: 'è un preciso impegno del Governo arrivare ad una separazione delle aree contrattuali della scuola e in questo senso ho invitato la Gilda a ripresentare questa proposta al Ministro nell'incontro del 21 febbraio'.

'Sciocchezze-ribatte Massimo Di Menna, leader della Uil- il Governo non può intervenire su questioni di materia contrattuale. Non può sia per effetto della legge 29 sia per effetto degli accordi sul pubblico impiego firmati il 4 febbraio scorso dal Governo. E' ovvio che il Parlamento è sovrano e può intervenire modificando quelle disposizioni di legge-precisa Di Menna-ma a chi crede alle promesse della Aprea ricordo che la sottosegretario aveva promesso ai presidi aumenti ulteriori rispetto a quelli fissati dal governo di centrosinistra e poi si è visto come è andata a finire'.

'Quello della Aprea è uno specchietto per le allodole- dichiara Stefano d'Errico leader dell'Unicobas- fino a quando i docenti resteranno nel comparto del pubblico impiego non si può procedere alla separazione delle aree contrattuali, la legge 29 prevede una contrattazione separata solo per i dirigenti'. 'Mi sembra inoltre inaccettabile '#8211;riprende Di Menna- una richiesta che, a parità di risorse, tende a voler togliere ai non docenti per dare ai docenti'.

L'altro problema sul quale hanno dibattuto Ameli e la Aprea è stato infatti quello delle risorse economiche. La Gilda si preoccupa di sapere da dove il Governo intende reperire le risorse per aumentare in modo sostanzioso le buste paga dei docenti in occasione del prossimo rinnovo contrattuale. 'Con i soldi a disposizione attualmente- dice Ameli- non si va da nessuna parte, anche perché il Ministro non ci ha ancora detto come saranno reperiti i 19.000 miliardi che ha promesso di investire nella scuola fino al 2007. Proverranno da tagli o da investimenti? -chiede Ameli.

E anche di tagli si è parlato nell'incontro cui ha partecipato il direttore generale del Ministero Pasquale Capo. 'Il piano del Governo è quello di tagliare 34.000 cattedre nel prossimo triennio- rivela Ameli- a cominciare dall'anno scolastico 2002/2003 quando saranno tagliate 8500 cattedre, 4000 per effetto del decremento demografico (- 27.000 studenti) e 4500 per effetto dei risparmi introdotti dalla finanziaria 2002, vedi accorpamento degli spezzoni e orario settimanale di docenza che può arrivare fino a 24 ore. Ma noi ribadiamo la nostra contrarietà non tanto ai tagli o ai risparmi in sé-precisa Ameli- quanto al fatto che il Governo da una parte taglia e dall'altra assume 24.000 docenti di religione e 2500 maestre d'asilo per effetto della riforma Moratti. Questo vuol dire -conclude il leader della Gilda- che si vuole tagliare solo sulle discipline normali e fondamentali della scuola italiana e a noi non può star bene'.


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