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Scuola. Intervista a Pantaleo, Flc-Cgil: “Il sud ridotto a manodopera cognitiva”. Giannini ha aperto una guerra tra precari e territori

Il 14 agosto è scaduto il termine per la presentazione della domanda al ministero dell’Istruzione per l’immissione in ruolo dei docenti precari.

19/08/2015
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da Jobsnews.it

Il 14 agosto è scaduto il termine per la presentazione della domanda al ministero dell’Istruzione per l’immissione in ruolo dei docenti precari. Secondo i dati forniti dallo stesso ministero, sarebbero più di 71mila le domande, gran parte delle quali di docenti che risiedono nel Mezzogiorno. Il premier Renzi ha parlato di un “sogno che altrimenti si sarebbe avverato dopo lustri”. Ma è davvero così? Lo abbiamo chiesto a Domenico Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, la Federazione dei lavoratori della conoscenza, che da tempo ha dato luogo ad un conflitto contro la riforma della scuola targata Giannini, insieme con migliaia di docenti, studenti e famiglie.

Segretario  Pantaleo, il ministro dell’Istruzione, Giannini, ha sostenuto che le 71mila domande giunte online sono un successo della nuova legge sulla scuola. Il sindacato è di tutt’altro avviso. Perché?

I danni prodotti dalla riforma della scuola targata Renzi-Giannini sono sotto gli occhi del Paese. Si costringono in queste settimane migliaia di precari a trasferimenti forzati verso altre regioni solo perché non si è voluto mettere in campo, come richiesto ripetutamente dalle organizzazioni sindacali, un piano pluriennale di immissioni in ruolo e neppure si è voluto unificare almeno le varie fasi in modo da tenere conto del rapporto tra iscritti nelle graduatorie e posti disponibili.

I trasferimenti, come dicono i dati rilevati dal Ministero, colpiscono in gran parte i docenti del Mezzogiorno e coloro che hanno già famiglia. La proposta della Cgil era un’altra, vero?

Nel Sud sarebbe stato necessario, come evidenziato anche dai recenti dati Svimez, potenziare l’offerta formativa attraverso maggiore tempo pieno nelle scuole primarie, interventi contro la dispersione scolastica, col rafforzamento degli apprendimenti e con la generalizzazione della scuola dell’infanzia. Anche su questo, il governo e la ministra Giannini hanno occultato la realtà, preferendo l’esaltazione delle magnifiche sorti e progressive della legge con delle vere e proprie falsità e provocando il caos con indicazioni contraddittorie.

Una delle tante falsità?

Sono arrivati a sostenere, il ministro ed esponenti della maggioranza di governo, che la legge avrebbe eliminato il precariato e le supplenze. Invece tutti sapevano che non era vero, perché le supplenze ci saranno e rimangono da stabilizzare seconde fasce, Tfa, terze fasce, docenti dell’infanzia, mentre incombe la sentenza della Corte di Giustizia europea sul diritto alla stabilizzazione per chi ha 36 mesi di servizio. Le gae, graduatorie ad esaurimento, non possono essere svuotate, perché dai nostri calcoli rimarranno iscritti circa 50 mila docenti. Il Miur non  pensi di penalizzare coloro che legittimamente hanno deciso di non presentare le domande, perché sarebbe un’ulteriore violazione delle leggi vigenti.

Alcuni vi accusano di aver promosso una sorta di boicottaggio delle iscrizioni dei docenti. È vero?

Vorrei ribadire alla ministra Giannini e a qualche solerte commentatore filogovernativo che tutte le organizzazioni sindacali non solo non hanno boicottato le domande ma le nostre sedi sono state aperte tutta l’estate per dare informazioni corrette per non lasciare soli i docenti precari. Abbiamo organizzato assemblee e tante iniziative per evidenziare le conseguenze della legge 107 sulle condizioni dei precari.

A tuo parere, segretario Pantaleo, quali sono i punti maggiormente critici di questa vicenda?

La conseguenza dell’improvvisazione con cui si è proceduto nelle diverse fasi del piano di immissioni in ruolo è che sono penalizzate fortemente le donne, le professionalità e le competenze di migliaia di docenti e il Sud viene ridotto a serbatoio di manodopera cognitiva. Con il compiacimento degli interessi che sono dietro la legge 107, si assiste a una guerra tra precari e territori per l’effetto perverso di un piano irrazionale e iniquo. Si fermi questo scempio prima di passare all’organico potenziato e si faccia un serio monitoraggio sul piano delle immissioni in ruolo affrontando seriamente e non a parole la questione Sud. Le regioni si facciano sentire ed è importante che alcune di esse abbiano posto la questione della legittimità costituzionale della legge 107. Noi siamo pronti a continuare la mobilitazione e le vertenze legali contro una legge che fa arretrare la scuola, calpesta la dignità delle persone, mortifica diritti sociali  e civili.


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