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Scuola. Il diploma a 18 anni. Ecco il piano
L’iter scolastico dovrebbe essere ridotto. I sindacati temono il taglio dei posti
28/01/2013
Il Messaggero
LA POLEMICA ROMA Non sarà un percorso facile, polemiche e critiche si sono riaccese immediatamente. E i sindacati della scuola mettono in guardia. Con pareri diversi e un’intenzione comune: se si vuole fare come l’Europa prima di tutto si dia più dignità all’istruzione. Il prossimo governo si troverà il progetto chiavi in mano, perché la commissione incaricata dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo sul diploma a 18 anni ha finito il suo lavoro tecnico, lasciando alla scelta politica due possibilità diverse. Scuola primaria e secondaria con un numero di anni invariato rispetto a quello attuale, con l’anticipo dell’ingresso a scuola a 5 anni. GLI STUDI Oppure un anno in meno di studi, passando da 13 a 12, da togliere, è questa l’indicazione, all’ultima tappa, quella della secondaria, che scenderà a quattro anni. La Cgil non ha alzato barricate, anzi. «Siamo disponibili a ragionarci, se questa proposta fa parte di un progetto complessivo di riorganizzazione – spiega Mimmo Pantaleo, segretario generale scuola -. Un progetto nuovo che riveda i cicli, cominciando a rendere obbligatorio l’ultimo anno della materna. La nostra priorità è elevare l’obbligo scolastico a 18 anni, e quindi portare al diploma tutti i ragazzi. Ma se l’obbiettivo invece è, o diventa, solo quello di tagliare per far cassa per noi non va bene». Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola, è problematico: «E’ importante arrivare prima o arrivare ben preparati? Per noi la questione non è soltanto anagrafica ma riguarda il livello di preparazione che diamo ai nostri ragazzi. La nostra scuola è simmetrica, non si possono fare salti. E’ come una scala, bisogna assecondare il processo di sviluppo dell’alunno». LE IPOTESI Tra le due ipotesi che la commissione tecnica del ministero ha individuato, quella che sembra preferita è la riduzione di un anno di studi. Sull’anticipo della scuola a 5 anni, infatti, sono molti i dubbi avanzati sui rischi pedagogici che comporta, compresa la scelta dell’indirizzo delle superiori anticipata di un anno. Ma l’abbassamento da 13 a 12 comporta un’altra conseguenza, che preoccupa i sindacati: un anno in meno può significare meno posti di lavoro. E infatti la stessa relazione tecnica prevede un risparmio di 1.380 milioni di euro nei primi anni di messa a regime del progetto. Il sindacato Gilda degli insegnanti è severo: «La scelta di ridurre di un anno la scuola per i giovani italiani ci sembra, ancora una volta, un facile modo per tagliare le spese dello Stato sull’istruzione e comprimere cattedre». Scrima avverte: «Se vogliamo fare come l’Europa investiamo nell’istruzione e diamo stipendi più dignitosi agli insegnanti». Alessia Camplone |
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