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Scuola, i sindacati: «Chiediamo stipendi europei». Ma per adesso i fondi non si vedono

Parte la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di categoria. I supplenti intanto sono alle prese con i tanti errori dell’algoritmo che assegna le cattedre

09/09/2021
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il manifesto

Adriana Pollice

Riunione interlocutoria ieri tra il ministro dell’Istruzione Bianchi e i sindacati, in vista dell’atto di indirizzo da inviare all’Aran per il negoziato sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Quello in vigore risale al 2018, dopo un blocco durato 10 anni. Spiega Alessandro Rapezzi della segreteria nazionale Flc Cgil: «Ci aspettiamo un incremento dei livelli retributivi ma a oggi il governo non ha messo sul tavolo le risorse necessarie. Per noi si tratta di un aumento sopra i 100 euro. Nel fare l’adeguamento ci aspettiamo di parlare di formazione, del lavoro nella scuola che cambia ma per adesso non vediamo questa volontà».

La segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti e il segretario generale Flc Cgil Francesco Sinopoli: «Le risorse per gli aumenti sono un tema dirimente, assieme alla formazione del personale per la quale ci sono risorse nel Pnrr e che va ricondotta all’interno della contrattazione. Il contratto si deve fare carico dell’equiparazione dei diritti tra personale a tempo determinato e indeterminato». Il rinnovo deve legarsi anche all’evoluzione che sta trasformando il comparto: «Obbligo scolastico da 3 a 18 anni, discutiamo di questo e di tempo scuola» conclude Rapezzi. La Cisl Scuola, con la segretaria Maddalena Gissi, chiede «l’adeguamento degli stipendi alla media europea». L’Anief con il presidente Marcello Pacifico fa i conti: «Si dovranno avere 150 euro lordi medi di aumenti, 100 euro netti».

Le trattative sono partite alla vigilia della prima campanella, il 13 settembre. Bianchi assicura che si tornerà in presenza e «con tutti i docenti al loro posto» poiché le immissioni in ruolo sono già state fatte e così pure gli incarichi annuali. Ma non è tutto a posto. Spiega Manuela Pascarella, responsabile del precariato e reclutamento docenti della Flc Cgil: «Ci sono molti problemi legati alle attribuzioni delle supplenze con le procedure informatizzate, introdotte quest’anno. Il software commette errori, ad esempio, per i posti di sostegno. C’è una sequenza che va rispettata: prima devi chiamare dalle Gae (graduatorie a esaurimento), poi dalle Gps (graduatorie provinciali di prima fascia), poi i docenti con 3 anni di esperienza sul sostegno e da ultimo quelle dei non specializzati. Quest’ordine è saltato».

Un altro problema è sulle ore: «Ci sono docenti che avrebbero avuto diritto ad associare più spezzoni di orario, e magari l’hanno anche chiesto, ma il software non l’ha fatto – prosegue -. Un conto è lavorare 7, 8 ore e un conto è arrivare a 14, 15 ore, lo stipendio si dimezza. Poi ci sono errori seriali del sistema: chi ha la legge 104 passa avanti scavalcando anche chi comunque dovrebbe venire prima». Cosa succede se scopri di essere stato penalizzato? «Gli errori ci sono su tutto il territorio ma nelle grandi aree metropolitane è più difficile controllare e correggere. L’indicazione dal ministero è di far partire tutto entro il 13, se poni un problema ti dicono di fare ricorso. I ricorsi sono lunghissimi, l’esito può arrivare dopo un anno e può costare oltre mille euro di spese legali».

Classi pollaio: il ministro dice che sono solo il 2,9% del totale. In base alla riforma Gelmini, in questa categoria rientrano le classi sopra i 27 alunni. «Abbiamo realtà con numeri alti, non va bene nella normalità figuriamoci con la pandemia – spiega Rapezzi -. Sono nelle grandi aree urbane e sono un problema per quei territori. I dati del ministero riferiti alla scuola primaria e secondaria di primo e secondo grano ci dicono che in totale le classi sono 331.723. Sopra i 27 alunni abbiamo 14.500 classi pari al 4,3%; significa che sono almeno 400mila gli alunni che rientrano nella categoria. Se si aggiungono le classi con 26 alunni, il dato schizza a 25.400 pari al 7,65% delle classi e gli alunni diventano almeno 660mila. Si poteva provare a lavorare sulla riduzione degli alunni per classe se si fossero messe in campo le risorse stanziate l’anno scorso per l’organico Covid».


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