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Scuola, i presidi contro il Tar: «Così saremo tremila in meno»

I sindacati: troppi dirigenti costretti a gestire più istituti. Oggi il ricorso del ministero

04/07/2019
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Corriere della sera
Antonella De Gregorio , Elisabetta Andreis

È in subbuglio il mondo della Scuola, dopo la sentenza del Tar del Lazio che ha travolto la procedura del concorso per dirigenti scolastici, indetto per coprire 2.900 posti vacanti. Alla ripresa delle lezioni, quasi tremila istituti rischiano di trovarsi nel caos, senza guida. Caselle vuote che da anni vengono occupate con il carosello delle reggenze, che mettono un unico preside alla guida di più istituti, con compiti e responsabilità enormi: «A volte non ci dormivo la notte», racconta Valeria Sentilli, dirigente scolastica dell’istituto Francesca Morvillo di Roma, a Tor Bella Monaca, zona impegnativa di Roma. Quando ha assunto l’incarico, ha organizzato con i genitori lavori di tinteggiatura, muratura, carpenteria. In aggiunta a quella struttura con 1.500 alunni, l’anno scorso ha avuto in gestione anche la Scuola di via Merope: un altro istituto-trincea. Tante le incombenze: «Un preside è datore di lavoro, incontra le famiglie, si occupa del budget, dà le linee guida, è responsabile di tutto», spiega.

Contro la decisione del Tar, il Miur presenterà oggi ricorso, chiedendo una sospensiva d’urgenza per terminare lo svolgimento degli orali, stilare la graduatoria dei vincitori, assumere i nuovi presidi «con riserva». «Ma se il Consiglio di Stato confermasse la decisione, sarebbe il caos», afferma Mario Rusconi, Associazione nazionale presidi del Lazio: «Servirebbero due anni per arrivare a un nuovo concorso e nel frattempo migliaia di scuole sarebbero senza timoniere: come dire che il preside non serve». Nell’attesa, chi ha superato le prove (3.680, su 35 mila aspiranti), dopo aver studiato per mesi e mesi, vede crollare l’obiettivo. Come Annalisa Celli, 48 anni, maestra della primaria Decio Raggi di Rimini, laureata in Giurisprudenza, due master: «Insegno da 22 anni. Ho studiato tantissimo, tutta la vita, sacrificando la mia famiglia. Lo aspettavamo da anni, questo concorso, e un Tar si permette di giocare con noi come con delle pedine».

I sindacati sono preoccupati: se la sentenza del Tar venisse confermata, nelle 8.300 scuole italiane mancherebbero quasi 3.200 dirigenti. A tirare le somme è Maddalena Gissi, Cisl Scuola, che ai 2.900 posti disponibili aggiunge i circa 300 che andranno in pensione entro metà luglio. Per ragioni d’età lascerà Ermelina Ravelli, 68 anni, preside da 30 dell’istituto Capirola di Leno (Bs): oltre 2.500 studenti, a cui ha aggiunto la reggenza dell’agrario Bonsignori di Remedello (Bs), altri 500. «Due scuole complesse, impegnate in progetti internazionali, sperimentazioni, corsi serali, accoglienza di immigrati: sarebbe folle che finissero in reggenza».

La protesta

I candidati che hanno già superato la prova: «Aspettavamo da anni, trattati come pedine»

Una fatica sorretta dalla passione, quella del dirigente, racconta Roberto Garroni, preside del liceo Virgilio di Milano: «È il terzo anno che ho nove plessi cui badare, anche distanti tra loro, sette in reggenza a Pioltello, dall’asilo alle medie, e due a Milano, il mio liceo e una media, la Tiepolo — dice —. Un esercito da governare, ho fatto il conto: 3.100 studenti dai 3 ai 19 anni, 290 docenti, 60 amministrativi. L’indennità per le reggenze è 400 euro netti, lo stipendio base sui 2.800 euro, lavorando sei giorni su sette con responsabilità civili, penali, amministrative... non lo si fa certo per lo stipendio. Ma questo lavoro, lo rifarei tutta la vita».


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