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Scuola, green pass e piano sicurezza tornano in discussione

Il ministero ha convocato le parti sociali per martedì prossimo. Tamponi, controlli, personale Covid, sanzioni i nodi che restano da chiarire

21/08/2021
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il manifesto

Adriana Pollice

«Il green pass, così com’è, risulta uno strumento inadeguato all’organizzazione della scuola»: il commento è di Alessandro Rapezzi della Segreteria nazionale Flc Cgil. I sindacati di categoria saranno al ministero dell’Istruzione martedì prossimo per cercare di sciogliere i tanti nodi ancora sul tavolo, alla vigilia della riapertura degli istituti il primo settembre. La Cisl con la segreteria Maddalena Gissi: «Il protocollo che prevede il green pass ha bisogno di chiarimenti». E sui controlli: «Alle 8 i ragazzi entrano e necessitano di un insegnante in aula: non possono rincorrere una rilevazione, ci sono scuole con 16 plessi, docenti che arrivano in diverse ore e si distribuiscono in diverse strutture. Abbiamo chiesto di incrociare i dati dei vaccinati con il personale scolastico e quindi di avere comunicazioni ufficiali».

L’ANIEF NON HA FIRMATO il protocollo sicurezza e promette ricorsi per bloccare l’introduzione del pass obbligatorio per gli insegnanti: «L’Iss starebbe lavorando a un piano per arginare la curva dei contagi: sulla fascia dai 6 ai 14 anni si praticherebbero test salivari a campione, per 110mila alunni al mese. E gli altri? E il personale?». La Uil ha sottoscritto il protocollo sicurezza ma giovedì ha minacciato di ritirare la firma per il pasticcio tamponi: l’intesa raggiunta nella notte di venerdì scorso con i sindacati indicava test per il personale a carico delle scuole, una mediazione che non è piaciuta all’Associazione nazionale presidi che non ha firmato il protocollo. Il giorno dopo il ministro Bianchi ha precisato che saranno solo per i fragili e l’indicazione è finita nella nota inviata alle scuole.

«Il protocollo viene stravolto – ha attaccato la Uil con Pino Turi -. Non è accettabile che un atto ufficiale dell’amministrazione alteri la sostanza di un accordo. I costi per i tamponi debbono essere a totale carico delle scuole, utilizzando i fondi specifici erogati dal ministero per la profilassi anti Covid». Sulle sanzioni: «Il decreto 111 che ha introdotto il pass va modificato in sede di conversione in legge. È compito della politica temperare il rigore di una norma che appare ingiusta nella parte in cui definisce l’obbligo del green pass pena la privazione della retribuzione per gli inadempienti. La Uil potrebbe ricorrere in sede giudiziaria».

LA FLC CGIL ha una lunga lista di punti che vanno messi a fuoco, a cominciare dai numeri reali del personale non vaccinato: «Un anno e due governi, non abbiamo mai avuto risposte precise – spiega Rapezzi -. Si tratta di una platea molto ampia che include le scuole paritarie, quelle private, le università, la formazione professionale, inclusa quella per le aziende. Il ministero non ci ha mai chiarito la percentuale di vaccinati a quante categorie si riferisce». E poi c’è l’obbligo di green pass: «Il decreto fa riferimento a tutto il personale della scuola – prosegue -. Ma nei plessi entrano anche i lavoratori esterni delle mense, i mediatori culturali, gli educatori di sostegno, gli istruttori sportivi. L’obbligo è anche per loro? E che succede quando gli studenti vanno a fare gli stage per l’alternanza scuola-lavoro? E per i docenti della formazione professione in capo alle regioni?».

CAPITOLO TAMPONI. «La Flc è favorevole all’obbligo vaccinale stabilito per legge. Il green pass è un modo per imporlo ma non è equiparabile dal punto di vista giuridico all’obbligo vaccinale. Il decreto prevede che si possa ottenere il pass anche con un tampone negativo. Così abbiamo chiesto i test gratuiti per tutti, visto che serve per lavorare e non per andare al ristorante. Le casistiche sono molteplici, docenti a contatto con alunni non vaccinati potrebbero infettarsi, ci sono persone che non hanno l’esenzione ma comunque patologie particolari e sono quindi caute. La nota del ministero limita il campo a chi “si trovi in condizioni di fragilità sulla base di idonea certificazione medica”. Martedì ci dovrà essere un chiarimento».

SANZIONI. Dopo 5 giorni senza esibire il pass scatta la sospensione senza stipendio: «Intanto chi sta in classe con gli alunni? Il supplente deve essere chiamato da subito non solo dal quinto giorno – spiega Rapezzi -. Si fa affidamento sulle ore di straordinario o sui collaboratori scolastici? E poi si tratta di una sanzione troppo pensante, è necessario ripensarla». Altro tema è il distanziamento. Il ministero si è impegnato a mettere 22,5 milioni per assumere più di 20mila supplenti (insegnanti e bidelli) sino al 31 dicembre: «La scuola prosegue fino a giugno, ci vuole un ulteriore impegno di spesa nella prossima legge di Bilancio».

INFINE I PRECARI. Sono stati assunti in 46mila, «più dell’anno scorso» ha spiegato Bianchi. Ma le autorizzazioni ai ruoli sono 113mila. «È stato fatto il concorso Stem per le materie scientifiche, si concluderà il 31 ottobre – conclude Rapezzi -. Intanto si utilizzeranno i supplenti che poi verranno licenziati e non troveranno altri posti. Si poteva invece creare un percorso per stabilizzarli, più efficiente e meno problematico per tutti, alunni inclusi».

L’ANP – associazione nazionale presidi, con il presidente Antonello Giannelli, denuncia interrogativi senza risposta: «Il controllo quotidiano del possesso della certificazione verde da parte di tutti i lavoratori avrà un aggravio organizzativo con insufficienti risorse umane; la gestione della sostituzione del personale assente per mancanza di pass; la gestione del personale con certificazione verde avente scadenza in prossimità dell’inizio dell’anno scolastico; sui tamponi a quale indicazione dovranno attenersi i dirigenti scolastici, a quella contenuta nel protocollo o a quella riportata nella nota? Se le scuole devono effettuare l’attività di screening degli alunni, chi ne decide la cadenza e i destinatari?».


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