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Scuola, fallito l'incontro governo–Regioni Bonaccini avverte: "Così rischiamo il caos"

Gli affondi più duri sono quelli che provengono dai governatori di centrodestra, con il lombardo Attilio Fontana e il ligure Giovanni Toti a cannoneggiare contro «il governo in ritardo»

27/08/2020
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La Stampa


carlo bertini

federico capurso

roma

Finché le webcam dei presidenti di Regione rimangono accese, collegate con Palazzo Chigi per partecipare al vertice sulla scuola, tutto sembra andare abbastanza bene. Vengono illustrate le linee guida elaborate dall'Istituto Superiore di Sanità e dalle Regioni arriva un sostanziale via libera; nessuno muove obiezioni, e per eventuali correzioni si rimanda alla Conferenza unificata delle Regioni di oggi. Tra i ministri presenti circola un certo ottimismo, dopo le polemiche dei giorni scorsi, tanto che si lascia filtrare, a riunione ancora in corso, la voce di «un possibile accordo a breve». Spente le telecamere, però, i governatori scrollano le spalle e cambiano espressione. L'incontro «è andato male», dicono in molti, perché la prima mezz'ora si è persa per colpa della connessione internet del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, che andava e veniva, e poi «si è andati avanti senza trovare soluzioni ai soliti problemi». Gli affondi più duri sono quelli che provengono dai governatori di centrodestra, con il lombardo Attilio Fontana e il ligure Giovanni Toti a cannoneggiare contro «il governo in ritardo». Avvertendo l'improvvisa sterzata, l'umore cambia anche a Palazzo Chigi: «Ci sono certi presidenti di Regione che fanno campagna elettorale sulla pelle della scuola». Un pensiero già espresso, negli scorsi giorni, dalla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina e oggi condiviso da alcuni dei colleghi che hanno partecipato al vertice.

Boccia, raccontano, è quello più amareggiato. Chiede da giorni maggiore collaborazione e durante il vertice offre «una conferenza Stato-Regioni aperta in modo permanente, finché non si arriva a una soluzione condivisa sul trasporto pubblico e sulla scuola», ma quel che trova dall'altra parte è un'offensiva che – per il governo – ha il sapore della campagna elettorale. Da una parte il presidente della Conferenza unificata Stefano Bonaccini avverte che «se non si interviene in questi giorni, chiarendo i limiti delle capienze sul trasporto pubblico locale, si rischia il caos». Ma dall'altra, le perplessità – sostiene chi ha partecipato al vertice – sono state accolte dalla ministra dei Trasporti Paola De Micheli, che ha assicurato l'arrivo di due decreti attuativi con una prima tranche di finanziamenti da 500 milioni di euro per potenziare il trasporto pubblico e una successiva da 400 milioni. Anche il ministro della Salute Roberto Speranza avrebbe assicurato, durante l'incontro, che nel giro di qualche giorno si potrà risolvere il problema.

Prima di dare indicazioni sul trasporto pubblico per le scuole, il governo vuole però aspettare le indicazioni del Comitato tecnico scientifico, molto scrupoloso in termini di sicurezza sanitaria, ma - osservano i governatori - assai meno dal punto di vista dei tempi necessari agli amministratori per organizzarsi. «Il governo non può scaricare le responsabilità da una parte sugli amministratori locali e dall'altra sul comitato tecnico scientifico», sottolinea Toti a La Stampa. «Non siamo noi, ma è il governo che fa propaganda senza assumersi nemmeno una responsabilità. Continua ad adottare le linee guida del migliore dei mondi possibili, salvo poi chiedere agli amministratori locali di derogare a quelle stesse linee guida, perché sono inattuabili». Gli fa eco Fontana, evidenziando le «poche soluzioni e tanti dubbi» di palazzo Chigi, oltre ai ritardi «nell'assegnare le cattedre, col rischio che la procedura legata alle supplenze slitti, e nella consegna dei banchi, dato che Arcuri ha detto che la fornitura si concluderà a fine ottobre».

Una ministra che ha partecipato al vertice, però, fa notare che tutti questi problemi «non sono stati sollevati oggi durante la riunione, ma solo dopo, con i giornalisti. Segno evidente che non si vogliono risolvere, ma solo gonfiare». C'è maggiore convergenza, invece, sul documento dell'Iss per la gestione di eventuali casi Covid nelle scuole, che comunque - assicura Speranza - resta «un testo aperto che potrà essere sempre aggiornato con l'esperienza sul campo». —


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