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Scuola, ecco le priorità: spinta agli istituti tecnici e lotta all'abbandono `

 La scuola e i suoi studenti, ieri, al centro del tavolo che si è svolto a Palazzo Chigi su Istruzione e Università: un vertice del governo per programmare e tracciare gli obiettivi da qui ai prossimi tre anni.

18/02/2020
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Il Messaggero

 La scuola e i suoi studenti, ieri, al centro del tavolo che si è svolto a Palazzo Chigi su Istruzione e Università: un vertice del governo per programmare e tracciare gli obiettivi da qui ai prossimi tre anni. Come deve cambiare la scuola entro il 2023? Secondo le linee tracciate dalla maggioranza dovrà innanzitutto recuperare quella perdita di ragazzi che non arrivano al diploma, dovrà garantire il sostegno in classe per tutti coloro che ne hanno bisogno con docenti specializzati e portare i libri gratuiti dalle elementari fino al secondo anno delle superiori. Inoltre si spingerà sull'aumento del tempo pieno e dei posti al nido, si dovrà mettere in sicurezza le strutture e valorizzare gli studi tecnici e professionali considerati ancora di serie B. 
Ma la visione della scuola deve cambiare anche per quel che riguarda i docenti: innanzitutto il rinnovo del contratto e l'aumento di stipendio, ad oggi il più basso in assoluto tra i docenti europei, e poi una regolarità per i concorsi e le abilitazioni dei futuri insegnanti. Questi i punti più caldi, discussi ieri, ma non solo: sul tavolo infatti, come anticipato dal Messaggero, è arrivata anche la proposta di Leu, sostenuta dal Pd, di estendere l'obbligo scolastico. Non più dai 6 ai 16 anni di vita dello studente come avviene oggi ma dai 3 ai 18 anni: una riforma del sistema scolastico che andrebbe a garantire la scuola dell'infanzia a tutti, pubblica e gratuita, e porterebbe tutti gli studenti al conseguimento del diploma. Una proposta su cui sono state registrate aperture da tutte le correnti politiche. 
Erano presenti il premier Conte, i ministri Gaetano Manfredi all'Università, Lucia Azzolina alla Scuola e Paola Pisano all'Innovazione tecnologica, e i parlamentari di maggioranza di M5S, Pd, Iv e Leu. Si è discusso di scuola, dunque, a 360 gradi toccando argomenti complessi con problematiche che vanno avanti da anni e cercando di raggiungere gli obiettivi futuri, come l'estensione dell'obbligo scolastico che prevede inevitabilmente una discussione lunga e su più fronti. Ma al momento quel che preme di più sono gli interventi sulla dispersione scolastica che colpisce soprattutto il Mezzogiorno: «Ho il dovere di affrontare prima il problema della dispersione, poi penseremo al resto ha spiegato la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina - sono stata a Gioia Tauro, in Calabria il 37% non arriva a completare l' obbligo dei 16 anni e un po' ovunque al sud succede questo». Secondo uno studio di Tuttoscuola uno studente su 4 si iscrive alle superiori ma non arriva alla maturità con una media nazionale del 24% che al Sud si alza notevolmente. Sono numeri enormi: dal 2009 al 2019 non hanno completato gli studi 1,8milioni di ragazzi. Dal 1995 se ne contano 3,5milioni. Servono interventi urgenti. 
I CONCORSIPer potenziare i percorsi formativi, che accompagnano i ragazzi nel mondo del lavoro, si pensa a valorizzare gli studi tecnici e professionali e gli Its, Istituti tecnici superiori da frequentare dopo il diploma: garantiscono oltre l'80% di occupazione ma sono ancora troppo pochi in Italia. Sul fronte docenti si è parlato invece di concorsi, nodo del contendere con i sindacati, e di aumenti stipendiali: la ministra Azzolina assicura che arriveranno circa 100 euro al mese per mezzo milione di insegnanti, somme derivanti dal cuneo e dal contratto su cui a breve si aprirà un tavolo con i sindacati che, dal canto loro, hanno mostrato non poche perplessità. Dopo il tavolo sulla scuola si è passati ai temi universitari: «È stata una discussione molto fruttuosa, positiva e molto lunga in un atmosfera serena ha commentato Gaetano Manfredi, ministro dell'Università e ricerca - si è discusso di investimenti sulle infrastrutture universitarie, edilizia, laboratori, residenzialità universitaria».
Lorena Loiacono


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