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Scuola, ecco le cattedre a concorso

In Sardegna e al Nord le maggiori possibilità. Discipline umanistiche coperte, servono prof di matematica

26/08/2012
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La Stampa
RAFFAELLO MASCI
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L’ultimo concorso si svolse nel 1999
 

Se le cose andranno come effettivamente il ministro Francesco Profumo desidera, a settembre 2013 potrebbero già insegnare nella scuola italiana alcune migliaia di giovani. Ma giovani sul serio, con meno di trent’anni e qualche master alle spalle: nuove energie, nuova generazione. Il ministro si appassiona molto al mondo della scuola (lui è un ex rettore, la moglie insegna alle superiori) e passa almeno due mattine a settimana a visitare le scuole per monitorare la situazione dal vivo. La questione dell’età del corpo docente non gli è sfuggita: i professori e maestri d’Italia sono, in media, ben oltre la quarantina (42 anni) e si portano dietro il fardello di una lunga gavetta di precarietà, dato che l’eta media in cui si entra in ruolo è 47 anni. C’era bisogno di una ventata di novità, e il professor Profumo la vorrebbe infondere. Procedure, pastoie, cavilli burocratici e resistenze sindacali permettendo, si capisce.

Il 24 settembre, dunque, verrà bandito un concorso su base regionale, per la copertura di 11.892 cattedre da immettere in ruolo in due tranches: 7.488 l’anno prossimo, 4.404 nel 2014. «La procedura concorsuale - dicono al ministero - avverrà secondo modalità innovative per favorire l’ingresso nella scuola di insegnanti giovani, capaci e meritevoli». Non è ancora chiaro il meccanismo che dovrebbe riservare ai giovani una quota dei posti, ma al ministero lo stanno studiando, e si pensa ad una percentuale di under 30 tra il 10 e il 15 per cento.

Il pachiderma di viale Trastevere, inoltre, dovrà fare le piroette come una libellula, considerando che a settembre uscirà il bando, a gennaio sono già previste le prove scritte e, a seguire, quelle orali, in maniera che i nuovi vincitori di concorso possano andare in cattedra nel settembre successivo.

In periodo di penuria di lavoro, dunque, la scuola riapre i suoi ranghi, ma non ovunque e non per tutte le materie. Particolari carenze di organico di registrano in Sardegna, specificamente per l’insegnamento della matematica, e poi in tutto il Nord. Al Sud, invece, arriverà molto poco della nuova infornata. E poi si mettano l’anima in pace i neolaureati in lettere, filosofia, lingue, storia dell’arte e materie umanistiche in generale: le cattedre a concorso saranno, per la maggior parte riservate alle discipline scientifiche (matematica in testa) e tecnologiche. Qualcosa di umanistico ci sarà pure, ma riguarderà le discipline letterarie «toste», tipo latino e greco.

I sindacati non possono dire di no ad un nuovo concorso, ma storcono comunque il naso - con maggiore o minore acrimonia perché sostengono che esistono graduatorie fiume di insegnanti già abilitati, a cui poter attingere, senza bisogno di varare un nuovo concorso. Assumete i precari - è in definitiva il consiglio - piuttosto che immettere personale nuovo preso da fuori. «Ci sono 250 mila vincitori di concorso in graduatoria» lamentano alcune sigle sindacali.

In realtà le graduatorie sono piene di abilitati , e anche di «idonei» al concorso, ma non di vincitori: docenti, cioè, che hanno fatto un concorso, avevano i requisiti per vincere, ma non hanno vinto di fatto, per ragioni di punteggio. Una diatriba fatta di cavilli, certo, ma anche sintomo della grande sofferenza a cui l’attuale sistema di reclutamento degli insegnanti sottopone i candidati, con procedure, graduatorie, calcoli complicati di punteggi, eccetera. Tant’è che l’ex ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, parlando al Tgcom.24, è entrato dritto nel cuore del problema: «Non si può tenere aperta una graduatoria all’infinito. Serve una nuova metodologia di reclutamento: si bandisce un concorso , chi vince entra, chi non vince ritenta oppure si cerca un altro lavoro». Ma per fare tutto questo bisogna sanare il pregresso di graduatorie che non si possono ignorare.

Oltre al nuovo concorso, comunque, il ministero è intervenuto con altri tre decreti sull’organico della scuola: 21.112 insegnanti precari entreranno in ruolo e così anche 1.213 presidi che, sia pur ad alto livello, erano anche loro precari.

Si sistemano, poi, i ranghi delle della Accademie e dei Conservatori musicali, dove si apre un buco di 240 docenti proprio ad inizio anno accademico, e viene sanato con 60 immissioni in ruolo più un folto manipolo di «incarichi annuali».