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Scuola: De Mauro, insostituibile ruolo di quella pubblica

L'intervento dell'ex ministro dell'istruzione al congresso della FLC CGIL a San Benedetto del Tronto. “Continuo a girare per le scuole: nonostante tutto, con sacrifici e ingegno, gli istituti riescono ancora a svolgere bene il loro ruolo"

05/01/2017
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Un’accorata difesa della scuola pubblica. La conversazione “divagante”, ricca di aneddoti, di Tullio De Mauro ha intrattenuto per quasi un’ora la platea congressuale della Flc Cgil al Palariviera di San Benedetto del Tronto.

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L’occasione per l’intervento dell’ex ministro della Pubblica istruzione, intervistato da Ermanno Detti, direttore della rivista “Articolo 33”, è stata la celebrazione del trentennale della morte di Gianni Rodari. Ma parlare di Rodari significa, inevitabilmente, parlare del valore della scuola, della funzione della lettura e dell’istruzione di tutti e per tutti.

De Mauro ha insistito sul compito enorme svolto negli ultimi cento anni dalla scuola pubblica quasi in solitudine. “Sebbene la legge Casati – ha raccontato – già nel 1859 prescriveva l’obbligo dell’istruzione primaria, questa norma ha cominciato pallidamente a funzionare sono nel primo decennio del 900, quando finisce l’evasione totale dell’obbligo. E tuttavia, nel primo censimento post-fascista, quello del 1951, il 59,8 per cento della popolazione era ancora privo di licenza elementare”. Grazie poi a una grande spinta collettiva, soprattutto attraverso gli anni sessanta e settanta (quando ancora la metà dei bambini non conseguiva la licenza media), si è arrivati “ad avvicinarsi negli anni 90, ma senza mai conquistarla al 100 per cento, alla totalità dei ragazzi con il titolo di studio di scuola media”. E poi, nella distrazione generale della politica, la scuola è riuscita a portare al diploma di scuola superiore il 75 per cento degli studenti e molti alla laurea, cosa che “ha compensato progressivamente il bassissimo livello di scolarità adulta”.

“Continuo a girare per le scuole – ha concluso De Mauro – e non smetto di provare una grande felicità quando vedo istituti che, in queste condizioni, e spesso anche al Sud, riescono a svolgere bene la loro funzione. Con sacrifici, sforzi terribili e ingegno, tutto questo si può fare”.

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