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Scuola, assunzioni raddoppiate ma «tagliate»

30mila immissioni in ruolo Ma per i sindacati mancano 6mila cattedre bloccate dal Mef. Flc Cgil presenta il suo cantiere: vogliamo cambiare, ma col confronto

22/07/2014
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l'Unità

Da una parte il governo, la sua riforma per ora solo anticipata con aumento dell'orario di lavoro, taglio delle supplenze e possibile taglio dell'ultimo anno, dall'altra la Flc-Cgil che presenta il suo "Cantiere scuola", «un piano complessivo di cambiamento». Ma il primo scontro governo sindacati riguarda le immissioni in ruolo: le assunzioni previste. A meno di un mese e mezzo dal nuovo anno scolastico, i sindacati denunciano che i numeri non tornano: nonostante il raddoppio del contingente rispetto all'anno scorso, ci sarebbero 6mila assunzioni in meno rispetto ai numeri previsti dal piano triennale sottoscritto dall'ex ministro Maria Chiara Carrozza. Il ministero dell'Economia infatti vorrebbe quantificare le cattedre rispetto al turn-over, non rispettando l'impegno del governo precedente. Invece dei previsti 21.399 docenti, ci sarebbero solo 15.414 assunzioni. Tagli simili avrebbero anche le immissioni in ruolo dei 4.599 Ata e 13.342 docenti di sostegno: per il sindacato Anief «ci sono tagli per 7mila insegnanti di sostegno, 13mila Ata e 4mila pensionabili di "Quota 96"», ancora bloccati.

RISORSE, CONTRATTO E «OBBLIGO» Immissioni a parte, il dossier in nove punti della Flc Cgil è una sfida forte «tutto si può dire tranne che sia un piano di conservazione» ad una riforma «tutta spot e annunci e senza voci univoche», attacca il segretario generale Mimmo Pantaleo. Si parte dall'allungamento dell'istruzione obbligatoria dai 3 ai 18 anni «senza modificare i cicli attuali ma magari prevedendo un anno di orientamento per chi andrà all'università»: un allungamento dell'obbligatorietà che porterebbe necessariamente ad un aumento dell'organico. Legato a questo, c'è la richiesta di un aumento degli investimenti «per metterli almeno in pari con la media Ocse e dei paesi europei servono almeno 17 miliardi». «Soldi che non andrebbero per il personale», nonostante i quattro anni di blocco degli stipendi e gli 8 dall'ultimo rinnovo contrattuale che hanno portato «ad una perdita di potere d'acquisto nel 2010-2014 a 8.817 euro, in media 80 euro netti al mese, pari al 10,3 per cento». A parte il riconoscimento al governo del miliardo investito per l'edilizia «anche se si tratta di un intervento emergenziale», sui punti di frizione diretta le posizioni appaiono comunque molto distanti dall'esecutivo. I «no» della Cgil riguardano il taglio delle supplenze sotto i 15 giorni come come l'aumento delle ore lavorate. «I dati dell'Ocse ci dicono che non è vero che i docenti italiani lavorino poco, anche senza tenere conto delle ore di "sommerso" che riguardano correzione dei compiti, ricevimento dei genitori e preparazione delle lezioni spiega Pantaleo . Noi siamo pronti a discutere di aumento dell'orario, ma il luogo deve essere la trattativa del nuovo contratto e lì dovrà essere riconosciuto l'orario sommerso. Il governo invece pensa solo a tagliare: un anno equivale a 40-60mila docenti, le supplenze corte ad un risparmio di 800 milioni. Siamo contro il taglio delle ore frontali di lezione, ma proponiamo un orario potenziato con riconoscimento economico dei ruoli che i docenti assumono volontariamente: coordinamento consigli di classe, sportello studenti». L'altro grande tema di scontro riguarda il precariato. La Flc Cgil chiede un programma di stabilizzazioni che si rivolga ai circa 140mila precari che sono nelle graduatorie ad esaurimento e fra quelli con abilitazione. «È forviante parlare di 600mila precari perché quel numero si ha considerando le graduatorie di istituto che conteggiano anche i supplenti per poche ore l'anno che non sono abilitati e quindi non possono essere assunti». L'ultimo elemento di frizione riguarda i test Invalsi: «Devono tornare ad essere a campione e non possono essere l'unico criterio di valutazione che porta ad una spasmodica concorrenza fra istituti», «noi invece proponiamo una valutazione di sistema, una sorta di rendicontazione sociale di ogni istituto partendo dall'autovalutazione». La ratio del «cantiere» della Flc Cgil è quella «di discutere questo piano non solo col governo, ma con le altre forze sindacali, con le associazioni degli studenti e le istituzioni territoriali. Se invece il governo andrà avanti solo con le e-mail, dimostrerà di avere un'idea deleteria e noi ci mobiliteremo per un autunno caldo. La scelta spetta a loro: confronto o conflitto. In entrambi i casi noi siamo pronti», chiosa Pantaleo.


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