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Scuola. Al via i test Invalsi della discordia.

Flc Cgil critica: “non usarli per il curriculum”. Petraglia (SI): “i test sono un’idea di scuola che non piace”

04/05/2017
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Si apre tra enormi critiche la stagione dei test Invalsi nelle scuole di primo grado. E anche quest’anno si leva forte la protesta dei sindacati. I primi a cimentarsi con i quesiti messi a punto dell’Istituto di valutazione sono, come da tradizione, gli alunni della scuola primaria. Le classi seconde e quinte hanno affrontato mercoledì la prova di italiano. Venerdì, 5 maggio, le stesse classi dovranno vedersela con i test di matematica (più il questionario per gli studenti nelle quinte). Il 9 maggio tocca alle scuole superiori: per gli studenti delle seconde classi prove di Italiano e di Matematica. Il 15 giugno, infine, è in calendario la prova nazionale Invalsi nell’ambito dell’esame di terza media.

Critiche dalla Flc Cgil, la Federazione dei lavoratori della conoscenza: “non usare i test per certificare competenze o per il curriculum studentesco”

Da parte sua, la Flc Cgil scrive sul suo sito di evitare di “utilizzare i risultati delle prove Invalsi per certificare competenze o per il curriculum dello studente, in quanto si tratta di documenti di cui possono servirsi terzi per classificare e selezionare gli alunni”. Inoltre, aggiunge di “non utilizzarle per formare graduatorie destinate a misure di welfare studentesco, che per loro natura, essendo destinate a sostenere il percorso di studi di coloro che vivono condizioni di disagio sociale ed economico, non devono essere vanificate da logiche di classificazione su cui grava il peso di una discussione scientifica internazionale ancora in corso”. Infine, la Flc Cgil chiede al Miur, il Ministero dell’Istruzione, di bloccare il percorso che potrebbe portarlo a diventare un testificio, orientandone, piuttosto, la mission verso la ricerca e la messa in campo di processi e pratichevalutative, in un quadro di collaborazione proficua con le istituzioni del sistema educativo nazionale”.

Contro i quiz anche Sinistra Italiana, con Alessia Petraglia capogruppo in Commissione Istruzione del Senato

Contro i quiz si è espressa anche la senatrice Alessia Petraglia, capogruppo di Sinistra Italiana in Commissione Istruzione.  “I test Invalsi rappresentano un’idea di scuola che non ci piace, dove prevale la valutazione selettiva che ratifica solo le disuguaglianze e si ignorano invece percorsi e strategie per ottenere esiti soddisfacenti per tutti gli alunni”, afferma Alessia Petraglia. Prosegue: “Con queste prove la competizione fra docenti, alunni e scuole sostituirà la collaborazione e la solidarietà, elementi che caratterizzano le migliori esperienze di comunità educanti. La valutazione è un tema delicato che non si può affrontare in maniera parziale, si deve tener conto di molteplici aspetti. Attraverso i risultati ottenuti nei test Invalsi non si possono misurare gli esiti educativi di quelle scuole che riescono, spesso con risorse del tutto insufficienti, a motivare alla frequenza anche gli alunni più svantaggiati, prevenendo abbandoni e ritardi scolastici. Non si possono valutare quei docenti che non lasciano nessuno indietro, riuscendo ad integrare alunni migranti arrivati da poco nel nostro Paese, anche senza potere fruire di tempi di docenza aggiuntivi per percorsi individualizzati o per la predisposizione di attività di laboratorio”. Infine, conclude Alessia Petraglia, “noi di Sinistra Italiana da sempre proponiamo di riportare le prove alla caratteristica della ricerca, da realizzarsi, quindi, su di un campione statistico di scuole, così come avviene nel resto dell’Europa, rendendo volontaria l’adesione delle scuole stesse. L’utilizzo delle prove a quiz, come criterio di giudizio della qualità della scuola e dell’insegnamento non è accettabile ed è lesiva del ruolo sociale della scuola”.

Le prove dell’Istituto di valutazione non piacciono neppure alle associazioni studentesche. L’Unione degli studenti ha già annunciato che boicotterà i test per le Superiori.


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