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Scontro tra i primi dirigenti del Miur. E la riforma dell'Università viene archiviata

Valditara ritira la bozza del suo progetto sull’“autonomia responsabile”, le agenzie di valutazione restano separate. E il direttore generale Livon scappa all’Anvur

22/05/2019
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la Repubblica

Corrado Zunino

'"autonomia responsabile" degli atenei con i bilanci a posto non c'è più. Lo dice lo stesso capo Dipartimento dell'Università, Giuseppe Valditara: "Bozza ritirata". In quel testo, inviato dagli uffici del ministero alla Conferenza dei rettori a inizio maggio, si prevedeva che gli atenei pubblici italiani sani sul piano finanziario e ben certificati nel campo della didattica e della ricerca potessero ottenere una serie di libertà fin qui negate: assunzioni dall'estero, nuovi dipartimenti, gestione più discrezionale di premi e incentivi per i docenti. Queste libertà nella "bozza Valditara" restavano negate alle università con il risanamento incompiuto. Niente. Uno scontro interno tra i due più alti funzionari del ministero in ambito universitario - lo stesso Valditara, 58 anni, professore universitario in congedo, e il direttore generale della Formazione superiore Daniele Livon, 46 anni, cresciuto alla scuola amministrativa dell'Università di Udine e portato al Miur da Stefania Giannini - ha affossato l'ultimo tentativo di questo governo di intervenire sul mondo accademico italiano.
 

"Non si può attribuire il testo al ministro"

 
I due primi dirigenti - il Valditara sovranista e il Livon servitore di ministero - hanno convissuto otto mesi alternando silenzi a domande senza risposta. L'ultima domanda, che ha segnato il congedo tra i due, è arrivata per telefono, dieci giorni fa: "Perché hai scritto che la riforma è opera mia, lo sai che non è vero", ha chiesto, per la prima volta con il tono di voce alterato, Livon al suo superiore gerarchico. E Valditara che quella riformina l'aveva scritta in sintonia con due consiglieri fedeli, questa volta gli ha dovuto rispondere: "A pochi giorni dalle elezioni europee certo non potevo attribuirla né a me né al ministro Bussetti". Il ministro, si sa, è impegnato in un tour elettorale senza precedenti e a scanso di equivoci al circolare delle prime, raffazzonate pagine ha fatto mettere per iscritto: "Il documento sull'autonomia universitaria che gira in rete è solo un'ipotesi di lavoro, una semplice bozza di studio".

L'ultimo scontro del conflittuale Miur - il ministro Bussetti contro il viceministro Fioramonti è ormai un classico della casa, da mesi - segnala il procedere per tentativi di un ministero che, in undici mesi, ha realizzato solo le riforme (scolastiche e accademiche) costruite per risparmiare. Quest'ultima vicenda, riguardante il Dipartimento Università, nasce da una bozza passata dal rettorato di Bologna al sito Roars a proposito di un'idea - l'autonomia responsabile, appunto - portata avanti dal professor Valditara senza partecipazione alcuna del viceministro di riferimento, Lorenzo Fioramonti. Con il testo diventato pubblico, la questione "università di Serie A e Serie B" è tornata ad abitare le discussioni del mondo accademico e Valditara ha quindi deciso di scrivere una lettera al sito in cui sconfessava il suo primo funzionario: ""Il documento, veicolato riservatamente al presidente della Crui per un primo parere informale dal direttore Livon, è semplicemente una prima bozza elaborata da un gruppo di lavoro coordinato dal direttore Livon e composto da diversi docenti".

Il dg legge e trasecola, telefona al capo Dipartimento, litiga: "Lo sai che io c'entro poco, in quel lavoro ci sono errori marchiani che non avrei mai commesso". Abbassa il telefono e, sì, può sbattere la porta. Da pochi giorni ha vinto il concorso per diventare direttore generale dell'Anvur: una valutazione dei titoli e un colloquio con il presidente dell'Agenzia e i suoi membri direttivi. Daniele Livon può fuggire da Giuseppe Valditara.
 

Un progetto avversato in accademia  

 
Daniele Livon, che passa all'Agenzia di valutazione come dipendente di università in aspettativa e senza assegni, preferisce non alimentare polemiche. La riforma abbozzata - che toglieva dai premi quasi tutto il Sud e atenei come Firenze e Pavia, che si scontrava con i tempi lunghi dei controlli sulla bontà della didattica delle strutture - esce di scena. L'ex senatore di Alleanza nazionale Valditara offre a spiegazione la verità ministeriale: "Quelle bozze non erano state concordate né con me né con il capo di gabinetto, Giuseppe Chinè". In realtà, l'idea delle università con un'autonomia liberata dai lacciuoli è stata manifestata a lungo dal professore di Diritto romano: ne ha parlato in incontri nei politecnici del Nord, nelle facoltà, con "Repubblica". Il contesto politico, lo scontro pre-elettorale tra Lega e Cinque Stelle, le molte resistenze registrate in accademia e infine il contrasto con il direttore generale Livon hanno spinto l'ex relatore della Legge Gelmini a ritirare il progetto. "Ora le priorità sono la Valutazione della qualità della ricerca", fa sapere, "i dottorati e la riforma dei Prin". Sono, quest'ultimi, i progetti di rilevante interesse nazionale.

Anche in questo caso, sulla Vqr appunto, la ritirata del Miur si manifesta platealmente. Dall'orizzonte politico è scomparsa infatti la riforma di Anvur e Invalsi, in un primo momento destinate alla fusione e alla successiva trasformazione in sezione del ministero. Il professore milanese ha accettato di mantenere in vita, continuando a finanziarla, l'Agenzia di valutazione universitaria e di lasciarla separata dall'agenzia scolastica, l'Invalsi, quindi ha scelto di lavorare su piccoli cambiamenti interni. Non vuole più, per esempio, l'anonimato dei revisori dei lavori universitari da giudicare, non vuole che la Vqr tenga conto sia della qualità delle riviste che ospitano le ricerche scientifiche sia delle stesse citazioni. Di fronte ai fallimenti delle riforme del sistema universitario, Valditara prova ad accontentarsi dei dettagli.

Gli studenti della Link sulla questione scrivono: "Riteniamo che l’idea di un’autonomia differenziata delle Università sia estremamente rischiosa e siamo fortemente contrari a un’eventuale riproposizione del progetto come presentato nella bozza Livon. Come studenti chiediamo invece un completo ripensamento della riforma Gelmini, che riformi l’autonomia universitaria mettendo al centro tutte le componenti e ci liberi dai vincoli di una burocrazia pesante e invasiva. Allo stesso tempo saremo sempre impegnati, nelle aule e nelle piazze, per chiedere che sia messo al centro delle politiche universitarie il tema delle diseguaglianze territoriali, affinché non si premino pochi virtuosi ma si assicurino, in ogni Regione di Italia, didattica e ricerca libere".


 


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