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Scontro nel governo sulla Buona scuola Orlando si smarca

Varati i decreti attuativi, le nuove regole per la maturità Il Guardasigilli critica l’Invalsi. Fedeli: non è il congresso Pd

08/04/2017
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la Repubblica

Giovanna CAsadio

«Vorrei fosse messo a verbale che sulla questione delle prove Invalsi per gli studenti maturandi rischiamo di incrinare un’altra volta i rapporti con il mondo della scuola». Il Guardasigilli Andrea Orlando alza paletta rossa in consiglio dei ministri. È il primo colpo battuto sul problema dei problemi: il funzionamento della scuola italiana. Antipasto di un dissenso destinato ad allargarsi.

Ieri il governo ha approvato gli otto decreti attuativi che completano la legge 107, meglio nota come “la Buona scuola bis”. Riguardano la nuova maturità (dal 2019), il sistema integrato di educazione e istruzione (0-6 anni), il reclutamento dei docenti e gli insegnati di sostegno per la disabilità. Ora Orlando è uno dei due sfidanti di Renzi alle primarie del Pd e su questi argomenti vuole marcare la discontinuità, come del resto Michele Emiliano. Mentre il premier Gentiloni afferma: «Abbiamo completato con 8 decreti su 9 la Buona scuola ed è l’esempio che la nostra agenda è in continuità con il governo Renzi», nel Pd emergono i dissidi. Orlando in consiglio si rivolge a Valeria Fedeli, ministra della Istruzione: «Cara Valeria, riconosco il grande lavoro fatto, ma sono contrario ai test Invalsi come pre requisito per l’accesso all’esame di maturità con il risultato inserito nel curriculum del ragazzo».

Replica Fedeli: «Andrea, già abbiamo fatto tanto, dobbiamo mantenere anche in questo modo l’equilibrio raggiunto. I testi sono frutto di un lungo lavoro di consultazione». A fine riunione, in conferenza stampa, la ministra (che chiede a un giornalista di non chiamarla ministro al maschile: “Posso chiederglielo o è complicato?”) dice che «su sette deleghe e mezzo non ci sono stati problemi…». Prevede casomai che gli scontri avverranno quando si deciderà sui dossier più spinosi: la mobilità e il post decreto Madia. Però in privato s’inalbera: «No, la scuola per favore non usiamola nello scontro della campagna per le primarie del Pd».

Invece è terreno cruciale di confronto. Gli orlandiani hanno preparato un documento, nel quale si sollecita di imboccare la strada giusta «per combattere l’attuale sistema di reclutamento e di formazione dei docenti, complesso, poco chiaro, e generatore di un patologico ed ingestibile precariato». La riforma viene giudicate importante ma a patto che «si riannodino i fili spezzati con chi la riforma deve poi metterla in pratica, i docenti e i dirigenti scolastici, gli alunni e le loro famiglie ». Orlando si unisce anche alle critiche di quegli insegnati e sindacati che avrebbero voluto i giudizi e non i voti numerici alla primarie. Sempre sulla scuola Emiliano affronta ieri un tema al centro di polemiche: le vaccinazioni. «È un meccanismo ricattatorio vietare la scuola a chi non è vaccinato.

Io non sono contrario all’obbligo ma bisogna dialogare con chi la pensa diversamente », dice il governatore della Puglia. E aggiunge: «Non mi pare che i criteri della scuola italiana siano migliorati grazie alla riforma».

Valorizza la Buona scuola bis, l’ex segretario dem Matteo Renzi. Le novità sono comunque importanti. A cominciare dalla riorganizzazione dell’educazione dei bambini in cui il “nido” (0-3 anni) sarà non più un servizio ma l’inizio di un percorso scolastico. Ai Comuni dovrebbero andare 670 milioni di fondi. Più contestata è la riforma sul sostegno, 90 mila insegnanti fissi e, si legge, «un sostegno potenziale». Protesta l’Anief: «Sono a rischio le ore di sostegno, se ne accorgeranno quelle migliaia di famiglie con figli disabili o con problemi di apprendimento ». Novità sui concorsi light per insegnanti, il primo sarà nel 2018. E poi la nuova maturità dal 2019.