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Sciopero della fame contro il Ddl scuola. E oggi la protesta alla Camera

La protesta di due docenti a Roma in camper. Appello a Mattarella: Ci riceva e rimandi la riforma alle Camere. Renzi ha spaccato il paese. Oggi a Montecitorio i sindacati della scuola in piazza. La riforma Renzi sarà votata entro il 10 luglio

07/07/2015
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il manifesto

Roberto Ciccarelli

L’ultimo, estremo, ten­ta­tivo di resi­stenza con­tro la riforma Renzi della scuola (oggi alla Camera, appro­va­zione defi­ni­tiva pre­vi­sta il 10 luglio) è lo scio­pero della fame. Lo hanno ini­ziato ieri due docenti romani: Mauro Carlo Zanella, 50 anni, da 29 mae­stro ele­men­tare, e Rosalba Fal­zone, docente alle supe­riori, di 53 anni (nella foto). La pro­te­sta è pro­mossa da «Scuola per la Repub­blica», una delle asso­cia­zioni che hanno pro­mosso la «Lip — Legge di Ini­zia­tiva Popo­lare per la scuola della Repub­blica», un’iniziativa dal basso soste­nuta da migliaia di docenti che è diven­tata negli ultimi mesi un rife­ri­mento per il movi­mento della scuola. Da oggi i due docenti vivranno in un cam­per par­cheg­giato tra via XXIV Mag­gio e via Maz­za­rino a Roma, vicino al Qui­ri­nale. Il loro appello è rivolto al pre­si­dente della Repub­blica Mat­ta­rella a «non fare il notaio, ma il garante della costi­tu­zione». «L’ideale è che rimandi alle camere un prov­ve­di­mento che ha spac­cato l’unità nazio­nale — spiega Zanella — Met­tendo la fidu­cia sul Ddl al Senato, il governo ha fatto piazza pulita degli emen­da­menti che avreb­bero potuto miglio­rare un Ddl molto cri­ti­cato e cri­ti­ca­bile. È un fatto gra­vis­simo il rifiuto del dia­logo con i docenti, i sin­da­cati e le oppo­si­zioni che hanno pro­po­sto gli emen­da­menti ad una legge così impor­tante». «Il nostro è un atto estremo — aggiunge il mae­stro romano — per un obiet­tivo pra­ti­ca­bile. A Mat­ta­rella chie­diamo un incon­tro con una dele­ga­zione di docenti dove esporre le nostre ragioni, fin­ché non lo con­ce­derà andremo avanti. Certo, l’ideale sarebbe il rin­vio del Ddl alle camere per aprire un vero con­fronto con la scuola che non c’è mai stato». I digiu­nanti, che saranno assi­stiti da un’équipe medica, invi­tano i docenti a soste­nerli unen­dosi alla pro­te­sta o inviando let­tere e mes­saggi al pre­si­dente della Repub­blica. Negli ultimi giorni sem­bra che al Qui­ri­nale ne siano arri­vate già più di ventimila.

Oggi sarà anche il giorno di una nuova pro­te­sta uni­ta­ria dei sin­da­cati della scuola a piazza Mon­te­ci­to­rio. La rete degli stu­denti ha lan­ciato un flash-mob a piazza Navona. Le docenti che si rico­no­scono nel gruppo delle «Cat­tive Mae­stre» hanno lan­ciato sui social net­work una foto-petizione dove invi­tano i col­le­ghi a unirsi alla pro­te­sta al par­la­mento con­tro la riforma che isti­tui­sce il «preside-manager», la chia­mata diretta dei docenti, met­tendo a rischio la libertà di inse­gna­mento degli oltre 102 mila pre­cari assunti in varie tor­nate nel corso del pros­simo anno sco­la­stico. Flc-Cgil, Uil e Cisl scuola, Gilda e Snals, hanno pub­bli­cato sui quo­ti­diani un avviso a paga­mento dove rias­su­mono le ragioni della pro­te­sta con­tro il Ddl scuola sin dallo scio­pero gene­rale del 5 mag­gio scorso al quale hanno ade­rito quasi 700 mila tra docenti e per­so­nale Ata. E a set­tem­bre di rico­min­cia. Gli uffici legali di tutti i sin­da­cati si stanno pre­pa­rando alla bat­ta­glia, som­mer­gendo il Miur di ricorsi. Piero Ber­noc­chi (Cobas) sostiene che «fin dalla prima riu­nione dei col­legi docenti e dei con­si­gli di isti­tuto si pas­serà dalla bat­ta­glia cam­pale alla guer­ri­glia non vio­lenta e assai per­va­siva, dif­fusa e con­ti­nua. Ogni scuola sarà una bar­ri­cata con­tro il governo». L’11 set­tem­bre è stata pro­gram­mata una riu­nione nazio­nale delle Rsu, men­tre il primo giorno di scuola — dif­fe­ren­ziato sul ter­ri­to­rio nazio­nale — ci saranno assem­blee sin­da­cali. L’Anief si appella alla «coscienza» dei depu­tati per respin­gere la riforma alla Camera. Oggi, davanti alla­Ca­mera, ci saranno anche Sel e il movi­mento 5 Stelle. Il destino della riforma è tut­ta­via già segnato


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