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#ScienceBulletChallenge: la 'secchiata di colpi' dei ricercatori precari d'Italia

L'iniziativa, che evoca le docce gelate per la sclerosi laterale amiotrofica, di un gruppo di giovani italiani. I dati: il 93% vive di contratti a tempo determinato o assegni di ricerca. E molti altri, quelli con le borse di studio, non sono nemmeno censiti

23/10/2014
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la Repubblica

Vladimiro Polchi

ROMA - A far esplodere il primo proiettile è Patrizio Di Micco, trentuno anni, ricercatore del dipartimento di biochimica dell'università La Sapienza. Patrizio è al suo secondo anno di post dottorato e deve tutto a una borsa Telethon. La sua data di scadenza? Il prossimo dicembre.

#ScienceBulletChallenge è l'iniziativa lanciata da un gruppo di precari della ricerca pubblica italiana per denunciare le condizioni in cui versa il loro lavoro e la stessa ricerca. Per farlo hanno deciso di utilizzare "la leggerezza dell'ironia  -  spiegano  -  che da sempre contraddistingue i nostri momenti più amari". Il richiamo è all'#icebulletchallenge, fenomeno virale che ha permesso di raccogliere milioni a favore della ricerca contro la Sindrome Laterale Amiotrofica (Sla).

 Un esercito di precari. "Quello che tutti sanno - afferma Patrizio - è che la ricerca in Italia versa in condizioni disastrose e che i cervelli migliori sono in fuga. Quello che invece pochi sanno è che la ricerca è fatta da migliaia di ragazzi che restano e che ogni giorno, certi della loro precarietà, tirano avanti quel che di buono è rimasto". L'indagine Ricercarsi (online in ottobre) ha stimato infatti che solo il 6,7% dei ricercatori precari è stato assunto negli ultimi dieci anni. Questo significa che il 93,3% è sopravvissuto grazie a contratti a tempo determinato o assegni di ricerca.

Ma ci sono anche quelli fuori statistica che, invece di un contratto, hanno solo borse di studio. Borse che portano decine di ricercatori a convivere con una situazione fatta di zero contributi, zero malattia, zero maternità. Non a caso, stando al rapporto, il 73,1% del campione preso in considerazione non ha figli nonostante l'età media di 35 anni e nonostante il 57% sia rappresentato da donne.

I colpi alla ricerca. "Una pioggia di colpi (bullet) si è abbattuta negli anni sulla ricerca pubblica  -  scrivono i ricercatori  -  in assenza di politiche statali adeguate, gli unici sostenitori sono diventate le fondazioni e altri soggetti privati. E se da un lato siamo felici che ancora ci sostentiamo, dall'altro la trappola della deregolamentazione ci vede costretti a vivere senza diritti. In moltissimi casi a lavorare senza assicurazioni sul lavoro. E non è finita. Ogni riforma universitaria è pensata in chiave di smantellamento. E ogni pezzo che viene smantellato è un 'bullet' alla ricerca pubblica".

I video online. In questa situazione #ScienceBulletChallenge prova a riportare l'attenzione sullo stato della ricerca pubblica in Italia. Tutto attraverso dei video online: "La sfida, lanciata tra ricercatori consiste nello sparare qualsiasi tipo di bullet si desideri per mostrare all'intero Paese come, colpo dopo colpo, si stiano 'facendo fuori' i ricercatori".

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