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Scatti di merito, il 60% dice no

Buona scuola, i risultati della consultazione. Dossier assunzioni, va ridefinita la platea. Aumenti agli insegnanti anche in base agli anni di servizio

16/12/2014
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Gli scatti di merito, così come delineati dal governo nella Buona Scuola, vanno smontati per il 60% del campione di utenti che ha partecipato alla consultazione sulla proposta. Smontarli per non dimenticare l'esperienza dei docenti. E così da non intaccare la collegialità del lavoro. È uno dei risultati della consultazione sulla proposta di riforma del governo, presentati ieri dal ministro dell'istruzione, Stefania Giannini.

Un milione e 300 mila gli accessi al sito dedicato, 207 mila i partecipanti, 45 mila i commenti rapidi e seimila e-mail, i numeri dell'operazione ascolto che fanno dire al ministro che non si tratterà di una riforma calata dall'alto, ma scritta in collaborazione con cittadini e dipendenti.

Un'apertura al mondo esterno rispetto al palazzo che dovrebbe produrre i suoi effetti almeno su due fronti, quelli più incandescenti: la carriera e le assunzioni. Se il progetto iniziale parlava di scatti di sola competenza costruiti in base a crediti e in modo da valorizzare la professionalità e l'aggiornamento con aumenti per il 66% dei docenti, il 14% del campione chiede che restino gli aumenti per anzianità e per tutti. Il 46% chiede invece un sistema misto di merito e anzinaità. Va bene il solo merito per il 35% dei consultati. Il 5% non sa. Non mancano poi i dubbi sugli inconvenienti dell'operazione, a partire da chi valuta i docenti e che la competizione tra i prof faccia saltare la collaborazione. Del resto, che il meccanismo così come delineato dovesse essere rivisto era stato lo stesso premier, Matteo Renzi, ad ammetterlo. Ora si tratta di capire come mixare i vari elementi utili ad agguantare uno scatto ogni tre anni. I tecnici di viale Trastevere ci stanno lavorando per presentare al ministro e al premier gli schemi possibili. L'unico punto che sembra al momento immodificabile è quello finanziario: in prima battuta la coperta dovrà essere la stessa degli attuali scatti di anzianità.

E poi c'è il mega piano assunzionale. Dopo la sentenza della Corte di giustizia europea è necessario calibrare bene la platea dei destinatari delle 150mila stabilizzazioni: non basta essere iscritti nella GAE per spuntare un contratto a tempo indeterminato, serve che ci sia una reiterazione per almeno tre anni su posti vacanti e disponibili. Ma per mettere a punto il piano c'è un po' di tempo in più rispetto a quello preventivato: il decreto era previsto per gennaio, slitterà dopo le parole di Renzi che, alla giornata conclusiva del Pd sulla Buona scuola, ha annunciato la necessità di una maggiore condivisione della riforma con mille rappresentanti della scuola, appuntamento fissato per il prossimo 22 febbraio, giorno del primo anniversario del governo Renzi. Ma aspettare sino a fine febbraio potrebbe essere proibitivo se l'obiettivo resta quello di fare tutte le immissioni in ruolo a partire dal prossimo primo settembre. «La riforma va a regime dal prossimo anno scolastico», ha confermato ieri la Giannini.

Tanti i consigli che sono giunti da insegnanti, dirigenti e semplici cittadini: l'organico funzionale dovrebbe essere utilizzato anche per il tempo pieno e le compresenze alle elementari e per il recupero dei «debiti» alle superiori. Sull'abilitazione all'insegnamento: il 72% vuole un percorso diverso rafforzando le discipline di base (85%), le lingue e il digitale (89%). Sul nuovo concorso che verrà bandito per reclutare gli insegnanti: più che curriculum, titoli e pubblicazioni dovrebbero «pesare» la capacità di insegnare e la competenza nella materia di cattedra, requisiti non sempre scontati.E si dovrebbe intervenire anche sulle classi di concorso, nell'ottica di aggiornare e accorpare. Quanto alla spinosa questione della valutazione, i più convinti del fatto che debba modificare la retribuzione sembrano essere presidi (87%) e genitori (70%); meno favorevoli i docenti (64%) e gli studenti (56%). Il 90% ritiene comunque che la valutazione dei prof serva a costruire percorsi di miglioramento.


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