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Ritorno in aula nel caos. Ora si valuta di anticipare la profilassi nelle scuole

Tra le misure da mettere in atto le Regioni Marche e Piemonte chiedono nella campagna vaccinale un'attenzione maggiore per il mondo della scuola: i docenti e gli studenti devono essere inseriti nella cosiddetta fase 2 della campagna, rivolta invece solo agli over 80

08/01/2021
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Il Messaggero

Tutti scontenti, per la riapertura delle scuole. Per provare a trovare una soluzione che metta d'accordo docenti, famiglie e studenti, i governatori premono: la sicurezza innanzitutto. E tra le misure da mettere in atto le Regioni Marche e Piemonte chiedono nella campagna vaccinale un'attenzione maggiore per il mondo della scuola: i docenti e gli studenti devono essere inseriti nella cosiddetta fase 2 della campagna, rivolta invece solo agli over 80. «Il Parlamento - replica il commissario Arcuri - ha votato un piano vaccinale ma è sovrano e può modificarlo». E nel governo confermano che «se ne sta parlando». L'idea, a cui sta lavorando il ministro per le Regioni, Francesco Boccia, è, ottenuta la modifica del piano vaccinale in Parlamento, inserire il mondo della scuola subito dopo i grandi anziani ma prima dei 60-70enni. Il che vorrebbe dire iniziare con la profilassi anti covid di docenti, non docenti e alunni già da marzo o al più tardi aprile. I governatori apprezzano ma premono perché i tempi siano il più stretti possibile, se si vuole incidere realmente sulla riapertura.
«Vaccinarli in estate avrà poco senso - spiega l'epidemiologo e assessore alla Sanità della Regione Puglia, Pierluigi Lopalco - visto che i risultati si avrebbero nell'anno scolastico 2021-22 quando, si spera, le ondate pandemiche saranno solo un brutto ricordo». Una corsa contro il tempo, dunque, per disinnescare i tanti focolai di protesta pro o contro la Da che si stanno accendendo in tutto il Paese.
Tanto che ieri, con il ritorno tra i banchi di 5 milioni di alunni, gli studenti e le famiglie sono scesi in piazza da Roma a Firenze, Napoli Bologna, Torino, Milano e Mantova. A Napoli, davanti all'ufficio scolastico della Campania, la manifestazione dei No Dad scontratisi con un sit in di Sì Dad è finita a... ombrellate. Ma le proteste non finiranno, sono previsti nuovi flash mob anche per lunedì in vista del primo giorno di rientro per tutti anche se, su questa data, la partita è ancora tutta aperta: preme infatti il fronte del rinvio, almeno al 18 gennaio se non addirittura fino a fine mese nelle zone più a rischio, e il governo dovrà decidere nelle prossime ore in base al numero dei contagi. 
IN ORDINE SPARSODi sicuro, intanto, ci sono le Regioni che procedono in ordine sparso: il Lazio sta valutando i casi e i numeri che arrivano dalle Asl per decidere se spostare tutto al 18, come già deciso da Molise, Piemonte e Puglia. La Lombardia ha annunciato ieri che lascerà chiuse le superiori fino al 24. La Campania invece rientrerà gradualmente il 25 gennaio mentre Veneto, Calabria, Marche e Friuli Venezia Giulia hanno già stabilito di aspettare fino a fine mese. Ma le attenzioni da riservare alla scuola hanno anche a che fare con la nuova organizzazione, imposta dallo scaglionamento nei due orari di ingresso alle 8 e alle 10. Ieri a Roma il coordinamento dei rappresentanti dei consigli di istituto del Lazio ha protestato davanti a Montecitorio per dare alle scuole una rete di trasporto pubblico riservata e non solo corse aggiuntive su quelle già esistenti: «Altrimenti si costringono le scuole a far iniziare le lezioni alle 10. Con i mezzi riservati non sarebbe necessario». L'idea di dover entrare alle 10, quindi posticipando di due ore la giornata scolastica, con tanto di pranzo consumato al banco, non piace neanche agli studenti che ieri, davanti al ministero dell'istruzione al grido di «Dove sono i fatti?», hanno protestato sia contro la Dad per la mancanza di strumenti adeguati sia per un rientro in classe in sicurezza. 
DISCONNESSIE oggi parte lo sciopero degli studenti disconnessi, come al Primo Levi di Roma: i ragazzi, questa mattina, spegneranno pc e tablet. Niente lezioni online. «La Dad non era e non è la soluzione che avevamo in mente per il 7 Gennaio spiegano i rappresentanti di istituto - vogliamo tornare a scuola, una scuola capace di far coesistere il diritto allo studio e il diritto alla salute. Dopo quasi un anno di pandemia poco è stato fatto per ovviare alle criticità del sistema scolastico». 
Lorena Loiacono