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Ritorno a scuola, prima i piccoli centri. Chi è pronto e chi no

In Campania, dice la Regione, gli studenti delle superiori non torneranno il 7 gennaio. I dubbi di Zaia. Ma Brescia e Firenze potrebbero già essere pronte

19/12/2020
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Corriere della sera

Chi è pronto tornerà in classe a gennaio, il 7 o l’11 o magari anche la settimana dopo come chiedono i presidi piemontesi. E gli atri continueranno a seguire le lezioni a distanza come hanno fatto negli ultimi due mesi. E’ la proposta del coordinatore del Cts Agostino Miozzo, che a tre settimane dalla data di ritorno sui banchi per i ragazzi delle scuole superiori teme che gli allarmi sulla possibile terza ondata facciano naufragare i tavoli provinciali guidati dai prefetti che sono impegnati per trovare soluzioni per un ritorno in aula in sicurezza. Due sono le variabili che verranno valutate tra fine anno e l’inizio del prossimo per stabilire se e chi potrà tornare: le misure per trasporti e tracciamento con i tamponi, la curva giornaliera e settimanale dei contagi.

Il nodo della Campania

A mettere le mani avanti sull’impossibilità di tornare in classe ai primi di gennaio è stata l’assessore all’Istruzione della Campania Lucia Fortini che ha spiegato che la regione non sarà pronta per riaccogliere gli studenti delle superiori. In Veneto il governatore Luca Zaia nei giorni scorsi aveva espresso perplessità per via del rischio di un balzo della curva dei contagi durante le vacanze di Natale. I prefetti sono al lavoro e in questi giorni, dopo aver già incontrato le istituzioni coinvolte nel piano (regioni, comuni, usr) formuleranno delle proposte su orari dei turni a scuola e per i traporti. Poi sarà una corsa contro il tempo per arrivare il prima possibile all’attuazione del piano.

Le promesse di Brescia e Firenze

Le aree più a rischio sono le zone metropolitane e le città con le metropolitane, che sono anche quelle dove si concentra il maggior numero di scuole superiori e studenti. Ma è vero che ci sono zone dove la densità di studenti è minore. Per esempio il Comune di Brescia si è già detto pronto a ripartire. In alcune province, in particolare in Toscana, Emilia-Romagna, ma anche in Abruzzo e Friuli Venezia Giulia, i tavoli avrebbero già definito i piani operativi e sarebbero già in fase conclusiva. Secondo Miozzo ci sono province con poca densità abitativa come Cuneo dove probabilmente è più semplice trovare una soluzione per i trasporti. Ci sono anche singole scuole che in autonomia stanno organizzando forme di trasporto privato con l’aiuto e il coordinamento dei genitori (il Tasso a Roma) che si dichiarano pronte a ricominciare in presenza il prima possibile. Più complicata la questione del tracciamento e dei tamponi rapidi. La ministra Lucia Azzolina ha chiesto alle regioni una corsia preferenziale per i controlli a scuola, ma non è detto che sia possibile. A Roma per esempio il direttore dell’Ufficio scolastico regionale vorrebbe scrivere agli studenti e ai presidi per proporre che il 7 gennaio tutti si presentino a scuola con l’esito di un tampone, fatto in laboratorio privatamente. Mentre il sindaco di Firenze Dario già alla fine di novembre si era detto pronto a fare un monitoraggio sanitario delle scuole.

Il limite degli spazi, la mancanza dei supplenti

Se davvero potranno andare a scuola i tre quarti degli studenti, è difficile da dire. Già a settembre almeno un terzo delle scuole superiori per problemi di spazio non risolti, poteva accogliere a turno solo la metà dei ragazzi e delle ragazze. Per non parlare dei professori che ancora mancano: nella sola Roma ci sono ancora 3000 cattedre vuote e non si trovano supplenti che accettino l’incarico.