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Ritardi e diavolerie dei concorsi universitari

Sulla seconda tornata dell’Abilitazione Scientifica Nazionale pende il pericolo concreto della cancellazione

17/05/2014
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Corriere della sera

Come se non bastassero i ricorsi a decine già inoltrati al Tar, come se non bastasse la fioritura già lussureggiante di aneddoti sulle commissioni composte dai soliti amici degli amici, sui giudizi strampalati, sulle promozioni dei somari patentati, e via ripercorrendo il già noto di tutti i concorsi universitari italiani.  Come se tutto ciò non bastasse, ecco ora l’ultima: sulla seconda tornata dell’Abilitazione Scientifica Nazionale (questo è il nome attuale della valutazione che apre le porte al titolo di professore nell’Università) pende il pericolo concreto della cancellazione. Domande, titoli, patemi d’animo: via, tutto inutile. La prova non c’è più.
Il motivo è presto detto. La legge prevede perentoriamente che la prova debba finire entro questa fine di maggio. Ma le varie commissioni — che già per svolgere la prima tornata avevano quasi tutte sforato il tempo troppo breve loro assegnato — per affrontare sia pure al galoppo l’esame dei lavori presentati dai concorrenti alla seconda, avrebbero dovuto ricevere almeno da qualche settimana, da parte del ministero, il materiale sul quale lavorare. E cioè quelli che in gergo si chiamano «indicatori bibliometrici», attestanti il previo superamento o meno delle «mediane» da parte dei candidati. Far capire in poche parole di che si tratta supera le capacità di una persona intellettualmente normodotata, e quindi chi scrive non può che rinunciare. Basti dire che è una cervellotica diavoleria che dovrebbe servire (ma invece si è visto che non serve) a una preselezione dei candidati.
Bene. Adesso la fine di maggio incombe, il termine stabilito dalla legge incalza, la burocrazia ministeriale i suddetti indicatori non li ha trasmessi, le commissioni non possono procedere, e dunque tutto minaccia di saltare. L’unico rimedio potrebbe essere a questo punto il solito minidecreto legge: e così ad occhio i requisiti della necessità e dell’urgenza sembrerebbero non mancare. Ma i ministri interessati — certamente Stefania Giannini e, pare, il ministro Boschi — sembra che non siano d’accordo sul da farsi. E dunque in queste ore migliaia di cittadini italiani stanno lì con il fiato sospeso, aspettando di sapere il destino che li attende. Di questo passo accadrà che anche per occupare una cattedra universitaria finirà per imporsi come il più ragionevole il metodo già proposto da qualcuno per occupare un seggio in Parlamento: l’estrazione a sorte. Mentre sempre più forte risuona al cielo muto la domanda di sempre: «Ma che razza di Paese è l’Italia?».
Ernesto Galli della Loggia