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Riformista: Spariscono (e poi tornano) i soldi per la scuola

FINANZIARIA 2. GIALLO SUI TAGLI ALL’ ISTRUZIONE

27/09/2006
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Il Riformista

DI ETTORE COLOMBO

«Ieri abbiamo combattuto la prima guerra punica. E l'abbiamo vinta». Il ministro Fioroni s'è messo l'elmetto ed è andato alla guerra. La bozza della manovra economica stilata dal ministero del Tesoro - che c'era eccome, anche se poi è stata definita «superata e inattendibile», ma solo a fine serata - voleva colpire in particolare il mondo della scuola. Fioroni si fa subito furibondo, nonostante le smentite. «Il fatto che sia stata giudicata “superata” non vuol dire affatto che non c'era, ma solo che sono stati costretti a sconfessarla...», fanno notare nell'entourage più stretto del ministro della Pubblica Istruzione. Dove quella che è si è vissuta ieri è una giornata al cardiopalma. Alla fine, certo, è lo stesso premier che ci mette una pezza: «E' mio dovere - spiega - di fronte ai problemi che fanno emergere diversità di posizioni, prendere in riesame il capitolo. Comunque non ci sono difficoltà insormontabili». Fioroni alla fine l'ha spuntata. O meglio ha «sventato» la scure che stava per abbattersi sul suo ministero. Grazie alla pressione dell'Unione e dei sindacati. Proprio Fioroni li aveva portati, di prima mattina, a incontrare il premier per spiegargli, all'inizio con le buone, che «prima di tagliare bisogna capire di cosa si parla». E i tagli alla scuola “parlano” della carne viva di alunni e docenti. La previsione contenuta nella bozza incriminata era la seguente. Punto primo, riduzione degli alunni per classe dall'attuale rapporto (uno a 9) a uno a 12. «Vorrebbe dire chiudere interi plessi scolastici di montagna come pure quelli delle isole, dalle Tremiti a Filicudi», replica incredulo Fioroni. Secondo, riduzione del rapporto tra alunni sani e alunni disabili dall'attuale (uno ogni 138) a un «disastroso» uno ogni 168. In più, il divieto di deroga per gli insegnanti di sostegno, che oltre quel numero di alunni uscirebbero di ruolo. «Misura inaccettabile», per Fioroni. Infine, dimezzamento degli scatti d'anzianità per gli insegnanti di ruolo e contenimento drastico delle assunzioni per migliaia di precari.
E qui sono i sindacati della scuola a fare la faccia feroce: come un sol uomo parlano di «macelleria sociale», arrivano a minacciare lo sciopero generale di tutto il comparto ma soprattutto usano l'estrema perfidia di diffondere la bozza preparata dai “tecnici” di Padoa-Schioppa. «Giù le mani dalla scuola!» è il grido di dolore che si leva dai segretari di categoria di Cgil, Cisl e Uil (Panini, Scirma e Di Menna) come dello Snals (Nigi) e della Gilda. A loro si aggiungono le dichiarazioni a grappolo di esponenti dell'Unione di ogni ordine e grado (politico): dal Prc ai Verdi al Pdci fino, appunto, a Ds e Margherita. Sottile e tagliente, per riportare solo una, l'ironia del diessino Andrea Ranieri: «Non si può lavorare col cacciavite su alcuni comparti e tagliare con la motosega su altri». Morale: «Il centrosinistra di questo Paese ama la scuola pubblica», respira fiero e soddisfatto Fioroni. Lo stesso ministro che, a metà giornata, aveva sibilato, scuro in volto: «Le indiscrezioni che circolano non mi appartengono e sono certo che non appartengono a nessun componente di un governo di centrosinistra, tanto meno del nostro». Né smette di ricordare le parole pronunciate dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all'inaugurazione dell'anno scolastico: «L'investimento nella scuola è prioritario, per un Paese democratico». No, Fioroni la prima guerra punica, quella sulla scuola, l'ha vinta e Padoa-Schioppa (o chi per lui) è stato respinto con perdite. Ma anche con l'ennesimo scossone politico per le sorti di un governo già traballante. Ora si aspettano notizie sulla seconda, di guerra punica, quella sul pubblico impiego. E sulla terza, quella sulla altrettanto paventata «fusione» dei quattro enti previdenziali. Chissà se la vinceranno i ministri Nicolais e Damiano o, per una volta, TPS.