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Riforma della scuola, il fronte del No. Referendum: servono 500 mila firme

Depositato il quesito in Cassazione dal comitato che aveva già fatto mail bombing a Mattarella. Le firme entro settembre. L’appoggio dei Cobas i dubbi degli altri sindacati

24/07/2015
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Corriere della sera

Antonella De Gregorio

Davide contro Golia. Sono partiti in quattordici per abbattere l’edificio della Buona Scuola. Armati di rabbia e zelo, si sono trovati in piazza in occasione delle mobilitazioni contro la riforma; e adesso che è legge hanno costituito un comitato - insegnanti, collaboratori scolastici, personale Ata - per cancellarla con un referendum. Con trentamila lettere al presidente Mattarella hanno annunciato la volontà di dare battaglia. Poi sono partiti a raccogliere firme per abrogarla in toto. Cinquecentomila, quelle necessarie, da raccogliere entro il 25 settembre.

Gruppi e social network: servono 500 mila firme

Il quesito referendario è stato depositato in Cassazione e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 luglio; la raccolta delle firme è iniziata lunedì 20. «Leadership alla scuola» - questo il nome del comitato, che vede in prima linea Daniela Margiotta, membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione - non si lascia scoraggiare dalla chiusura estiva delle scuole e dal deserto cittadino: per far circolare le informazioni ha dato vita a una serie di mailing list, gruppi Whatsapp e Facebook, una petizione sulla piattaforma Change.org e un portale web. Il comitato ha mandato un invito ufficiale alle rsu, alle segreterie provinciali, regionali e nazionali dei sindacati della scuola chiedendo loro di assumere la guida e il coordinamento dell’iniziativa referendaria. Sostengono di essersi già «allargati a macchia d’olio». Il rischio per loro è che, senza coinvolgimento massiccio nell’organizzazione di strutture più forti, non riescano a raggiungere il numero di firme necessario. Puntano anche ad associazioni di genitori, studenti e cittadini. Le firme per ora si raccolgono negli uffici comunali di tutti i Comuni italiani.

L’appoggio dei Cobas e i dubbi della Cgil

«Presto allestiremo banchetti un po’ in tutte le città» dice Anna Russo, referente del movimento, docente di sostegno in una primaria a Napoli. Per il momento hanno raccolto l’adesione dello Snals e l’interesse del Movimento 5 Stelle, «favorevole nei confronti di tutte quelle iniziative che intendono contrastare e smontare la pessima riforma della scuola ». Sul fronte sindacale è contraria la Gilda: «La battaglia referendaria contro la riforma della scuola può essere vinta soltanto unendo tutte le forze dell’associazionismo, del sindacato e della politica. La posta in gioco è troppo alta e iniziative portate avanti da comitati improvvisati o da politici in cerca di visibilità rischiano di rivelarsi un boomerang: la cassazione dei quesiti o, peggio ancora, una sconfitta referendaria potrebbe solo rafforzare le ragioni della cosiddetta Buona Scuola», si legge nel comunicato, che ribadisce la necessità di procedere all’organizzazione in tempi brevi di un comitato unitario per l’indizione di un referendum abrogativo di parti fondamentali della legge 107/2015 sostenuto da una solida consulenza giuridica a livello nazionale. I Cobas «appoggeranno»: non ritengono, però, il referendum «lo strumento principe di lotta». «Siamo per una guerriglia tipo Vietnam - dice Massimo Montella, responsabile dei Cobas Napoli - con boicottaggio dei comitati di valutazione, delle prove Invalsi, scioperi già a partire dal primo giorno di scuola». E soprattutto l’impegno a mantenere la «linea frontista» che ha compattato nelle proteste tutte le sigle sindacali. Quella ricerca di unità che fa guardare con disappunto l’iniziativa isolata di Pippo Civati, che pochi giorni fa ha depositato dei quesiti referendari che riguardano quasi tutte le ultime riforme contestate del governo (soprattutto il Jobs Act) e che, per la scuola, mettono in discussione soltanto la questione della chiamata diretta dei presidi.

L’«altro» referendum

Il problema è che la proliferazione delle iniziative rischia di disperdere le firme: una situazione anomala, per cui Civati è stato fortemente contestato. «Perché un referendum abbia successo c’è bisogno di un grande consenso», dice Domenico Pantaleo, segretario generale Flc Cgil. Che vede delle criticità: tempi troppo stretti, e la possibilità che il quesito referendario venga riconosciuto inammissibile: «alcune questioni rientrano sotto la materia fiscale, che non può essere sottoposta a referendum», spiega. L’iniziativa rischia di rivelarsi un’arma a doppio taglio: «potrebbe ritorcersi contro chi la promuove, se il quorum non verrà raggiunto o se la Buona Scuola non verrò annullata per questa strada”. E’ il parere di Maurizio Saccomanni, presidente della Commissione lavoro del Senato, secondo cui un referendum boccerebbe i contestatori. Intanto la Cgil sta «concordando le azioni con le altre organizzazioni. Non escludiamo una grande manifestazione in autunno, come quella che in maggio ha portato in piazza decine di migliaia di persone», dice Pantaleo. Sulla stessa linea gli studenti: «Saboteremo l’applicazione della riforma», dice l’Uds, che annuncia un autunno di marce oceaniche. L’anno scolastico, sono tutti convinti, inizierà nel peggiore dei modi. Per non parlare della valanga di ricorsi «annunciati» su tutti i nodi più critici della legge, che presentano profili di incostituzionalità, attestati da costituzionalisti come Stefano Rodotà e Ferdinando Imposimato.

Autunno caldo, comunque

«Unico merito di Renzi - sottolineano i promotori del referendum - è quello di aver ideato una riforma della scuola tanto nefasta da far ritrovare insieme, indipendentemente dalle differenziazioni politiche e sindacali, le migliori energie dell’attuale scenario culturale e della scuola italiana». Cosa ne pensa il comitato delle altre manifestazioni? “Per noi non sono una cosa deleteria, ma il referendum viene prima: non possiamo aspettare”. Pensate che i sindacati alla fine aderiranno al Comitato? “Stanno già aderendo, a partire dalla base – dice Daniela Margiotta: gli iscritti sono tutti convinti e schierati, in dieci giorni soltanto siamo già arrivati a 100mila registrati, si moltiplicano i gruppi Whatsapp e ognuno conta centinaia di persone. I vertici sono preoccupati dei tempi stretti, ma noi stiamo cercando di tranquillizzarli e di fargli capire che anche a settembre all’apertura delle scuole sarà possibile allestire i banchetti per raccogliere le firme”.


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