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Rientro a scuola a gennaio ma con test e nuovi orari

I nodi dell'istruzione

20/12/2020
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Il Messaggero

Corsia preferenziale nelle Asl per i tamponi che vengono richiesti dalle scuole in modo da evitare che le lunghe attese delle scorse settimane obblighino i presidi a mandare tutti a casa. La novità è emersa ieri pomeriggio nel corso del meeting a distanza tra Stato e Regioni. La riunione dei ministri Azzolina, Boccia, Speranza, De Micheli e Lamorgese con i rappresentanti delle Regioni - guidati dal presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini - dovrebbe trovare entro martedì un punto di caduta con la firma di un protocollo che eviti il fai da te regionale. 
I TAMPONISul tutti in classe, o quasi, dal 7 gennaio è schierato ormai tutto il governo anche per l'impegno preso dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Visto che nessun paese europeo ha chiuso così a lungo le scuole, si cerca quindi di mettere in atto una serie di misure che permettano di riprendere in pieno l'anno scolastico senza più interruzioni impegnando però al tempo stesso i presidenti di regione a non muoversi in assoluta autonomia. 
Ai prefetti e alle amministrazioni locali il compito di occuparsi del prima e dopo. Ovvero della mobilità di studenti, docenti e personale scolastico in entrata e in uscita. Dal canto suo il governo ha preso l'impegno di destinare nuove risorse per potenziare il trasporto pubblico, avvalendosi anche dei privati, mentre le Regioni dovranno regolare con le amministrazioni comunali e i comitati scolastici provinciali gli orari d'ingresso che verranno anticipati e posticipati rispetto al normale suono della campanella. Ma il coordinamento per scaglionare gli orari potrebbe non riguardare solo la scuola, ma incidere anche sugli orari dell'avvio di attività economiche o di uffici proprio per alleggerire l'affollamento in bus, treni e metropolitane.
Nel corso della riunione alcuni rappresentanti delle regioni, in testa il Veneto Luca Zaia, hanno messo in discussione il 75% di presenze che dovrebbero avere anche le scuole superiori. La preoccupazioni, nelle regioni a maggior circolazione del virus, è quella di uscire dalle vacanze natalizie con un indice di contagiosità ancora alto. Il governo, e soprattutto la ministra Azzolina, hanno mostrato disponibilità a valutare la richiesta - anche perché si dovrà tener conto dei dati che ogni regione avrà il 6 gennaio - senza però concedere sin da subito una riduzione nella percentuale di presenze. L'obiettivo dell'esecutivo è quello di riaprire in maniera ordinata per evitare che si moltiplichino le manifestazioni di protesta evitando però clamorose retromarce. 
Nel corso della riunione non si è parlato del calendario scolastico e dell'ipotesi di prolungare l'anno sino a fine giugno. E' quindi probabile che nel protocollo finale, che impegna le regioni a non chiudere, non ci sarà un'indicazione conclusiva ma solo l'impegno a parlarne nelle prossime settimane. «La scuola deve riaprire, anzi, andava riaperta anche prima - sostiene Bonaccini, presidente della Conferenza Stato regioni - in ogni caso, io mi rimetto sempre alle decisioni complessive per cercare di dare una mano, ma deve partire a gennaio. L'importante sarebbe partire e non avere il timore di richiudere, perché i nostri studenti hanno già fatto sufficiente lezione a distanza». «Nessuno di noi tifa per non aprire la scuola perché la scuola è dogmaticamente in presenza», ribatte il veneto Zaia secondo il quale però l'apertura delle scuole il 7 gennaio «non deve prescindere dalla situazione sanitaria».
I PRESIDIPer Antonello Giannelli, presidente dell'Anp, associazione nazionale presidi, il ritorno in classe deve tenere conto delle caratteristiche locali anche epidemiologiche. Un aspetto sottolineato anche dal direttore della prevenzione del Ministero della Salute Gianni Rezza. Il timore di molti esperti - come il matematico Giovanni Sebastiani, del Cnr - è che le giornate di shopping prefestive possano contribuire ad un nuovo slancio del virus. «Temo anche che la ripresa della scuola arrivi prima che ci sia stata evidenza chiara di un risultato positivo della stretta che scatterà il 24. Per vedere i primi effetti - aggiunge Sebastiani - bisognerà aspettare il 6 gennaio circa, ed il rischio è che potremmo trovarci con la ripresa della scuola in una fase epidemica ancora delicata. Buona cosa sarebbe valutare la situazione epidemica a metà gennaio prima di ripartire».
Mentre sul sito del ministero dell'Istruzione è possibile già registrarsi per le iscrizioni del nuovo anno, sulla scuola continuano a pendere dubbi e perplessità che derivano sopratutto dalla circolazione del virus anche se nei giorni scorsi è stato lo stesso premier Conte a spiegare che nelle scuole non si sviluppano focolai promettendo la riapertura per il 7 gennaio.
Marco Conti


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