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Ricerca, troppa burocrazia

E troppe regole retroattive, come sulle pubblicazioni open

03/12/2019
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

na pratica che creerà più burocrazia e distoglierà tempo e denaro alle attività istituzionali». Nicola Casagli, ordinario di geologia presso l'università di Firenze, esperto di sistemi di valutazione, analizza il nuovo decreto sul sistema di valutazione della qualità della ricerca. Uno dei primi provvedimenti di impatto sul settore deciso dal ministro Lorenzo Fioramonti.

Tra i requisiti di valutazione debutta l'accesso libero alle pubblicazioni scientifiche: «È un'ottima cosa ma molto costosa. Per pubblicare open si devono pagare gli editori. E risorse nuove non se ne vedono», dice Casagli. E poi «si tratta di regole che hanno effetto retroattivo, le pubblicazioni sono state già fatte».

Domanda. Il ministro ha firmato la nuova Vqr. A cosa servirà?

Risposta. La Vqr italiana è una brutta copia del REF (Research Assessment Framework) ed è un mero esercizio burocratico senza alcuna utilità pratica. È stata in passato utilizzata impropriamente per togliere risorse alle università del Sud per darle a quelle del Nord. Tanto che poi è stato necessario istituire un fondo di perequazione. Se non si fosse fatto niente, come nei paesi normali, si sarebbe risparmiato tanto tempo e molto denaro.

D. Quali sono i prodotti della ricerca che potranno essere valutati?

R. Le pubblicazioni scientifiche dei professori e ricercatori e anche i risultati della cosiddetta terza missione ovvero della valorizzazione della ricerca (brevetti, società di spin off, attività museali e culturali).

D. Come saranno valutati?

R. Ad esempio con la peer review informata che altro non è che la bibliometria. Cioè la misura dell'immusurabile: la pesatura della qualità dei prodotti della ricerca mediante astrusi indicatori legati alle citazioni delle riviste. In pratica si valuta di più il contenitore delle pubblicazioni invece che il contenuto.

D. Cosa cambia rispetto al passato?

R. Ci sono molte variazioni rispetto alle edizioni passate, alcune migliorative ma la maggior parte peggiorative. Queste ultime aggraveranno il carico burocratico sui ricercatori distogliendo tempo e denaro alle attività istituzionali

D. Si prevede che i prodotti della ricerca oggetto di valutazione siano liberamente e gratuitamente accessibili a tutti.

R. È una delle novità più importanti, solo le pubblicazioni ad accesso aperto saranno valutabili. Il che è una buona cosa ma andava detta prima. Anche perché la VQR riguarda il periodo 2015-19. Di fatto sono regole retroattive che penalizzeranno selettivamente alcuni settori dove ci sono oggettive difficoltà a pubblicare open.

D. Cosa significa accesso libero?

R. Accesso libero significa pubblicazioni disponibili gratuitamente per tutti. È un'ottima cosa ma molto costosa. Per pubblicare open si devono pagare gli editori. Migliaia di euro. E di risorse nuove non se ne vedono. La promozione dell'accesso libero non organizzata si tradurrà in sottrazione di risorse alle istituzioni nazionali per pagare i diritti d'autore. Poi ci sono regole sull'ordine degli autori per le pubblicazioni a più di cinque nomi.

D. Che significa?

R. Le istituzioni possono sottoporre a valutazione fra queste solo quelle in cui il primo o l'ultimo autore appartengono all'istituzione. Anche qui di tratta di regole retroattive non dichiarate prima che non tengono conto delle diverse prassi in uso presso le diverse comunità scientifiche. Stesso discorso vale per l'esclusione delle autocitazioni nel computo degli indici bibliometrici. In alcuni settori scientifici le pubblicazioni coinvolgono l'intera comunità con centinaia di autori e le autocitazioni sono fisiologiche.

D. Ma la revisione tra pari?

R. È stata eliminata. Il cardine su cui si fonda il REF britannico. Essa è sostituita dalla peer review informata che, come detto, è un altro modo per dire bibliometria. Già ci sono passati i nostri colleghi del Regno Unito e hanno constatato che era un errore.

D. Lei diceva che la Vqr così fatta serve praticamente a niente. A cosa dovrebbe servire invece?

R. La Vqr dovrebbe essere come un termometro: strumento per misurare la produzione scientifica senza essere invasivo e alterare prassi in uso da decenni. Invece questo modo di valutare va a impattare sul modo in cui si pubblica e genererà comportamenti opportunistici che isoleranno la ricerca italiana dal contesto internazionale.

D. Quale sarà il ruolo dell'Anvur nella nuova valutazione?

R. Il ruolo di Anvur viene rafforzato, nonostante le criticità delle passate gestione denunciate da molti. Anche da Anac. In questa edizione l'Agenzia nazionale della valutazione formalmente non sceglie i revisori perché essi verranno sorteggiati. Il sorteggio però sarà limitato a quelli che fanno domanda ed è facile capire chi farà domanda. Io non la farò e come me nessun ricercatore di buon senso che ha capito che si tratta solo di burocrazia. Faranno domanda solo i talebani della valutazione. Tanto valeva allora farglieli scegliere come prima.

D. Come si valuta ricerca negli altri paesi?

R. In nessun paese del mondo si valuta la ricerca in questo modo. Nei paesi più avanzati semplicemente non si valuta perché si è capito che è inutile. Se bibliometria estensiva deve essere tanto vale valutare automaticamente la produzione scientifica delle istituzioni, senza disturbare i ricercatori per constringerli a compilare inutili schede e database.


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