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I rettori a Mattarella: «Legge di Bilancio, università a rischio»

Resta (Polimi): un colpo per i giovani

21/12/2019
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Corriere della sera

Federica Cavadini

La Conferenza dei rettori annuncia che scriverà al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Perché la legge di Bilancio mette a rischio l’intero sistema universitario e il futuro dei giovani». Ferruccio Resta è rettore del Politecnico e segretario della Crui.

Professore può spiegare qual è l’allarme?

«Una premessa: non è il solito lamento sulla finanziaria, stiamo chiedendo il minimo per garantire l’offerta formativa. Sappiamo che servono sacrifici ma non possiamo accettare che siano soltanto i più giovani a pagare per le difficoltà del Paese. Quest’anno più che mai l’università è stata dimenticata».

Manca un miliardo rispetto ai tre richiesti dal ministero per scuola e università. E l’intero sistema è a rischio?

«Sì, perché per le università crescono i costi adesso che finalmente stanno aumentando le iscrizioni dopo anni di calo. L’aumento delle immatricolazioni è un dato positivo ma formare questi studenti costa. La spesa va dai 5 ai 10 mila euro all’anno, ed è anche una cifra contenuta, in Germania il costo arriva a 15 mila euro, ma i bilanci dei nostri atenei non hanno più margini. O si inverte la rotta o già dal 2020 tante università saranno in difficoltà».

Se la direzione non cambia quale sarà l’impatto?

«Senza i finanziamenti necessari per il reclutamento le università non potranno garantire il turnover dei professori. Questo avrà un doppio effetto. Non entreranno giovani ricercatori, che andranno all’estero. E calerà il numero dei docenti e quindi dell’offerta formativa. Le università così avranno meno studenti. Sarà un circolo vizioso. E siamo già il Paese europeo con meno laureati. Bisognava andare nella direzione opposta, ecco perché la preoccupazione è forte».

Qual è la richiesta dei rettori?

Il segretario Crui: serve

un piano straordinario

per assumere

i ricercatori

«Chiediamo un segnale almeno su due punti. Serve un piano straordinario per assumere ricercatori e altre risorse per garantire la copertura della no tax area, il sistema di esenzione dalle tasse per le fasce più deboli».

Quale investimento servirebbe per questi interventi?

«Cento milioni per un piano che preveda l’assunzione di 1500 ricercatori e duecento milioni per garantire l’esenzione a tutti gli studenti con i requisiti della no tax area. Questo è il segnale concreto che chiediamo. Altrimenti si dica che l’alta formazione non è più una priorità in Italia. Anche i Paesi emergenti oggi puntano su università e ricerca, noi no».

Scrivete a Mattarella che «mai come quest’anno l’università è dimenticata».

«Da tempo non assistevamo a un tale disinteresse per l’università. Negli ultimi tre anni c’è stata la possibilità di inserire un piano straordinario per il reclutamento. Il fondo di finanziamento è passato da 7 a 7,4 miliardi. Con i governi Gentiloni e primo Conte ci sono stati segnali di attenzione. Noi crediamo che almeno verso i giovani ricercatori sia da mantenere».

Se non ci saranno interventi gli studenti rischiano di veder aumentare le tasse universitarie?

«Nessuno di noi intende intervenire sulla contribuzione studentesca, non si risolve così il problema».

Le università non potranno garantire

il turnover dei docenti

Da rettore del Politecnico, a metà del suo mandato, su quali azioni punterà per recuperare risorse?

«Come tutte le università cerchiamo fondi per la ricerca dall’Europa, dalla Regione e anche dalle imprese del territorio. Ma questi sono finanziamenti variabili, possiamo utilizzarli per laboratori e servizi, non per gli stipendi dei docenti. La soluzione è un’altra. Serve una scelta politica. All’inaugurazione dell’anno accademico avevo detto che questa finanziaria progetta il passato e rinuncia al futuro. Oggi come Conferenza dei rettori chiediamo al governo un atto di responsabilità».