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Resto del Carlino: a digiuno per una scuola giusta

A digiuno per una scuola giusta ROMA '#8212; Non mangiano ormai da quattro giorni. Martedì Vanessa era svenuta, ieri un altro ragazzo si è sentito male. Ma non mollano. Sono una quarantina g...

22/11/2001
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Il Resto del Carlino

A digiuno per una scuola giusta

ROMA '#8212; Non mangiano ormai da quattro giorni. Martedì Vanessa era svenuta, ieri un altro ragazzo si è sentito male. Ma non mollano. Sono una quarantina gli studenti del liceo Tasso di Roma che hanno deciso di fare lo sciopero della fame per costringere la Moratti a scendere a patti.
Non è l'espressione esatta. Il loro, puntualizzano, non è un ultimatum ma una "richiesta di dialogo". Va avanti da una settimana questa sollecitazione e ha avuto le caratteristiche dell'autogestione densa di contenuti e incontri. "Insomma, non certo una roba per saltare le lezioni. Abbiamo organizzato discussioni e dibattiti, mattina e pomeriggio", racconta Iacopo Sonnino, che da domenica sera non mette nello stomaco neanche un cucchiaino di zucchero e che poi, ridendo, aggiunge: "I miei sono medici e mi tengono sotto controllo".
Lui è uno di quei sette che hanno deciso lo sciopero della fame a oltranza. Gli altri si danno il turno ogni 24 ore. Disposti a tutto per un colloquio sulla scuola che sarà, sulla riforma che dovranno affrontare, sulle possibilità di crescita mentre, sullo sfondo, resta il terribile e angosciante scenario di guerra.
Francesco, a vederlo, sembra subire ancora di più le conseguenze del digiuno. "Cominciano a farmi male le mascelle, i denti".
Francesco di cognome fa Radicioni, ha sedici anni come Iacopo. E come Iacopo e gli altri è ben deciso ad andare avanti nella protesta che ha catalizzato l'attenzione di tutta Italia su questa scuola che vanta un passato, e anche un presente, a cinque stelle.
Sono giovanissimi ma talmente determinati da sembrare molto più grandi. E con la stessa caparbietà di chi vuole "lottare senza i mitra ma con la forza della protesta" vanno avanti.
Divisi da quanti, proprio ieri, hanno deciso l'occupazione della scuola. "Noi non ci stiamo '#8212; spiega Iacopo '#8212; io sarò fuori dell'istituto, controllerò che entrino solo gli alunni, ma non condivido la decisione che ci mette nel calderone delle tante scuole occupate, che fa del Tasso uno dei licei in lotta, che interrompe il dialogo con il corpo docente che pure aveva sospeso l'attività didattica".
Perchè ieri, nell'istituto a due passi da via Veneto, si è consumata una diaspora profondissima. Una quarantina di giovani del comitato per l'autogestione in sciopero della fame sono rimasti fuori, l'assemblea, a maggioranza, ha deciso l'occupazione.
Due anime diverse si trovano oggi a chiedere le stesse cose ma in modi diversi.
"Noi non vogliamo cadere nel tranello di schierarci laddove ci porta l'etichetta di un partito o di un altro '#8212; spiega Francesco '#8212; noi vogliamo lottare per la scuola, per il futuro dell'istruzione pubblica. E vogliamo il dialogo con il ministro".
Dialogo, confronto. Nessuno vuole parlare di sigle politiche però c'è chi ricorda che "Berlinguer qui da noi, a parlare della scuola, ci è venuto".
E adesso? "Adesso continuiamo a non mangiare, proseguiamo nello sciopero della fame fino a quando non otterremo risposte".
L'assemblea, per quelli del digiuno, ha scelto la strada più facile invece di tornare alle lezioni e quindi non perdere il filo di colleganza con preside e insegnanti. "E' più facile occupare una scuola che mettersi a digiunare e magari svenire durante una lezione perché si chiede un incontro", racconta un ragazzino, ma da come parla sembra più grande, con uno sciarpone avvolto al collo.
"Ci vuole più coraggio. L'occupazione è solo un vecchio mito".
Che però si è consumato anche al Tasso, come al Righi o in altri licei romani.
E l'eccitazione arrivata con la notte non era diversa da quella vissuta, anni fa, persino dai loro genitori.

di Silvia Mastrantonio


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