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Repubblica - Stop a Bossi, devolution rinviata

Il governo rimanda, la StatoRegioni lancia l'idea di un coordinamento. Ruperto a Berlusconi: no ai giudici costituzionali locali Stop a Bossi, devolution rinviata Il Quirinale sul federa...

23/11/2001
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la Repubblica

Il governo rimanda, la StatoRegioni lancia l'idea di un coordinamento. Ruperto a Berlusconi: no ai giudici costituzionali locali
Stop a Bossi, devolution rinviata
Il Quirinale sul federalismo: cabina di regia per evitare doppioni
SILVIO BUZZANCA


ROMA '#8212; Umberto Bossi ha fretta di varare la sua riforma federale, vuole arrivare al congresso della Lega con qualcosa di tangibile in mano da mostrare al popolo padano. Silvio Berlusconi sembra assecondarlo e con un colpo di teatro ieri ha fatto comparire l'ultimo progetto di devolution del ministro al primo punto dell'ordine del giorno del Consiglio. Ma alla fine, come succede da mesi, si è guardato il testo, discusso un po' e poi si è rinviato tutto alla prossima riunione del governo. Un po' per mancanza di tempo. Il premier, infatti, doveva presiedere la Conferenza StatoRegione dove ha dato il via libera ad una "cabina di regia" sul federalismo, coordinata da Enrico La Loggia. Servirà a mandare a regime la riforma federale approvata dall'Ulivo e confermata nel referendum del 7 ottobre, evitando conflitti e contrapposizioni con le Regioni e gli altri enti locali. Ma si è rinviato anche perché nonostante Bossi e il fido Francesco Speroni studino e limino il progetto da mesi, ne sfornino nuove versioni, concordino "ritocchini" sostanziali e formali con Enrico La Loggia e Gianfranco Fini, alla fine trovano sulla loro strada degli altolà di cui non possono non tener conto.
Quelli di Carlo Azeglio Ciampi, per esempio. Ieri il presidente della Repubblica ha, da un lato, elogiato l'idea della "cabina di regia", ma, dall'altro, ha lanciato un monito contro la fretta di un certo estremismo federalista. "Le difficoltà e i rischi di confusione nella definizione e attribuzione dei poteri tra centro e periferia non vanno minimizzati. Come pure i rischi di un duplicarsi delle competenze, degli interventi, delle burocrazie", ha detto il presidente della Repubblica. Ciampi ha aggiunto che "il nostro nascente "federalismo solidale" si propone di dare e potrà dare ricchi frutti, a cominciare da un più diretto rapporto operativo tra i problemi e le istituzioni e amministrazioni che quei problemi debbono affrontare e risolvere, consentendo anche un più immediato controllo dei cittadini sulle decisioni delle autorità di governo". Ora, se c'è una critica ricorrente alla devolution bossiana è proprio quella di non essere un forma di federalismo solidale.
Ieri, inoltre, Berlusconi ha avuto un importante colloquio con Cesare Ruperto. E il presidente della Corte costituzionale ha spiegato al premier di essere d'accordo con l'idea di modificare il modo di elezione dei giudici costituzionali, di allargarlo alle realtà regionali. Ma, ha aggiunto Ruperto, dovrà essere la futura Camera delle Regioni a sceglierli. Ipotesi ben lontana da quella bossiana che parlava di scelta affidata all'assemblea delle Regioni. Nel progetto di Bossi di Camera delle Regioni, tra l'altro, non si parla proprio. E nella versione presentata ieri è "saltata", guarda caso, anche la parte relativa alla Consulta.
Alla fine resta, è non è poco, l'idea di affidare alle Regioni, sentito il parere della Corte costituzionale, competenza legislativa esclusiva su scuola, formazione e programmi scolastici, sanità e polizia locale. Un progetto che Bossi definisce "una rivoluzione copernicana" e vuole portare a casa presto. Anche perché, come ha detto nei giorni scorsi, teme "trame di natura democristiana" e la rinascita del "pentapartito". Per questo Bossi vuole dare un segnale. Ma segnali vuole lanciare anche il premier che ha raccomandato ai ministri uno spirito bipartisan. Per questo accontenta Bossi, per non tirare troppo la corda, ma procede con molta cautela. E incassa anche qualche apertura inaspettata. Nella Conferenza StatoRegioni Antonio Bassolino ha fatto un grande elogio del presidenzialismo. Per il governatore campano è uno strumento buono per Regioni, comuni e province che andrebbe esteso all'elezione del capo dello Stato o del presidente del Consiglio. Il premier ha sorriso e annuito.