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Repubblica-quella riforma una e trina

BEATRICE MEZZINA Molte novità sulle scuola e una discussione poco partecipata al di fuori degli addetti ai lavori. Non è facile infatti discutere di scuola quando si muore nelle torri, sugli ...

01/12/2001
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la Repubblica

BEATRICE MEZZINA

Molte novità sulle scuola e una discussione poco partecipata al di fuori degli addetti ai lavori. Non è facile infatti discutere di scuola quando si muore nelle torri, sugli aerei e in una guerra lontana. Solo tre questioni tra le tante. La prima: il tema principale di discussione riguarda la proposta di una scuola che diversifichi e separi i percorsi precocemente, così come sembra dalle prime notizie che filtrano dalla commissione Moratti '#8211; sei membri '#8211; sulla riforma della scuola. Rimarrebbero la scuola elementare e la scuola media di cinque e tre anni rispettivamente; la secondaria diventerebbe di quattro anni per consentire l'uscita a 18 anni come in Europa. Lo studente sceglie, anche con un'opzione anticipata alla seconda media, di continuare nella scuola o nella formazione professionale dopo la scuola media. Non si tratta di rimpiangere il settennio di base proposto nella scorsa legislatura, con il successivo biennio dell'obbligo scolastico. Si discuta pure di tutte le ingegnerie numeriche, non di una ipotesi di una scuola che veda gli studenti scegliere precocemente canali differenziati rigidamente.
Quale famiglia, quale studente ha le idee chiare a 12 anni sul suo destino futuro, chi abbasserà gli obiettivi del suo futuro per scegliere immediatamente la formazione professionale? E poi, quale formazione professionale, al sud soprattutto, dove la formazione professionale, e quella di primo livello in particolare, sconta ritardi e difficoltà immediatamente visibili? Andrà alla formazione professionale il figlio del dottore, anche se non va bene a scuola o i ragazzi di condizione socioculturale bassa, avviati a un diverso percorso formativo senza i tempi e i modi di un decondizionamento sociale, che tra grandi difficoltà la scuola cerca di promuovere? Non serve la canalizzazione precoce quando in tutta Europa si richiedono, per il lavoro, competenze di base più alte da canalizzare poi in specializzazioni ormai non più durature e una formazione più profonda e meno addestrativa. Anche in Germania, dove per altro l'integrazione tra sistema scolastico e professionale funziona benissimo, si dibatte sulla improduttività e dispersione dei talenti di un sistema scolastico che canalizzi troppo precocemente. Meglio allora, pur in percorsi che per forza di cose si diversificano nel tempo, una integrazione tra i sistemi formativi che lasci aperte le porte la una revocabilità delle scelte.
Secondo problema. Anche la questione degli Esami di Stato merita un'attenzione maggiore di quanto abbia comportato un secco articolo nella finanziaria. Esami con tutti docenti interni, salvo il presidente. Sembra un tocco da capitano d'azienda con la finalità del risparmio. Non è così e la questione merita approfondimento. Non si è stati difensori acritici degli esami, sia della maturità pluriventennale e sperimentale, sia degli esami di stato dell'ultimo triennio; se ne è discusso con critiche e proposte nella convinzione che vadano sottoposti a modifica a partire dall'analisi di ciò che va e che non va. Non può bastare solo un rigo della finanziaria. Le chiare ragioni di risparmio passano sopra il rispetto per chi lavora nella scuola e avrebbe forse anche diritto a qualche osservazione. Sappiamo che gli esami retroagiscono fortemente sull'impostazione didattica: possibile che ai nostri studenti dell'ultima classe così come ai loro insegnanti, ad anno scolastico inoltrato, non si chiarisca in che modo svolgeranno l'esame? Un esame con solo insegnanti interni non serve alla scuola, meglio fare il semplice scrutinio, senza infingimenti. Porta invece dei pericoli: di sicuro gioverà ai diplomifici, per le ragioni che ciascuno intende, ed è la strada per l'eliminazione del valore legale al titolo di studio, i cui effetti vanno considerati attentamente.
Infine la terza questione, la questione delle cifre riguardanti le voci di spesa per l'Istruzione, i tagli per il personale e gli investimenti '#8212; ancora tante e discordanti le cifre e i conteggi '#8211; sono argomenti di trattativa sindacale e hanno un rilievo notevole sulla stampa. E' indubbia la volontà del controllo della spesa che appare chiara nella stretta sulle nomine dei supplenti, nella proposta agli insegnanti di un aumento di lavoro fino a 24 ore, nel diverso calcolo degli organici dei docenti calcolati sul numero degli alunni. Non si discute il diritto di riflettere su meccanismi di risparmio, se questo tuttavia non va a scapito della qualità. Nella scuola e nella sanità si tratta di ottimizzare le risorse e di stare attenti a che i risparmi non abbassino i livelli di due servizi essenziali per i diritti di cittadini. Se possibile, si risparmi da qualche altra parte. E ottimizzare e organizzare le risorse significa proseguire nelle esperienze di autonomia, consentire un buon lavoro nelle scuole che hanno avviato esperienze di rilievo; in questo contesto sarà certamente necessario ridiscutere l'orario degli insegnanti e le retribuzioni, tenendo conto della complessità degli impegni, delle nuove funzioni che gli insegnanti svolgono; non si può ridurre la questione alle 18 o 24 ore frontali.
beatrice mezzina