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Repubblica-"Primo maggio dei diritti" sindacato ancora in piazza

Art.18, Cgil-Cisl-Uil premono per lo stralcio. Berlusconi: sì al dialogo, ma avanti con le riforme. A marzo boom degli scioperi "Primo maggio dei diritti" sindacato ancora in piazza Cofferati: i ...

30/04/2002
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la Repubblica

Art.18, Cgil-Cisl-Uil premono per lo stralcio. Berlusconi: sì al dialogo, ma avanti con le riforme. A marzo boom degli scioperi
"Primo maggio dei diritti" sindacato ancora in piazza
Cofferati: i conti pubblici vanno molto male

LUISA GRION

ROMA - Articolo 18, se ne riparlerà '#8211; si era detto '#8211; dopo il primo maggio. Ora quel giorno è quasi arrivato, fervono i preparativi della vigilia per manifestazioni che coinvolgeranno tutti i principali centri, a partire da Bologna scelta per ricordare l'impegno dei sindacati contro il terrorismo dopo l'assassinio di Marco Biagi.
Ma celebrazioni a parte, il clima che si respira attorno al tema centrale dei licenziamenti senza giusta causa non promette niente di buono. Stallo totale: è rimasta ferma la posizione del sindacato che, dallo sciopero generale, continua a chiedere lo stralcio del provvedimento e che ora, tramite Cofferati, annuncia anche la sua preoccupazione per l'andamento dei conti pubblici. E' bloccata quella del governo che dichiara di non mettere in conto nessun ripensamento sull'obiettivo: "Mi auguro si possa rimanere nell'ambito di un dialogo '#8211; ha detto il premier Berlusconi - ma si va avanti con le riforme". L'incontro fra le parti ci sarà, è stato annunciato più volte, ma al momento non è arrivata nessuna convocazione.
Ieri, Cgil, Cisl e Uil, approfittando della presentazione del calendario per la festa del lavoro (i tre leader saranno a Bologna contro il terrorismo, ma oltre al concertone di Roma ci saranno celebrazioni in tutta Italia: dalla mobilitazione degli "atipici" a Milano, a quella dell'Ugl dedicata alla pace ad Assisi), hanno ribadito che senza strappo non se ne parla. "Le modifiche all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sono un ostacolo che va rimosso '#8211; ha detto Angeletti leader della Uil - ci auguriamo che il governo ci convochi al più presto e ci faccia una proposta per uscire dall'impasse". Stessa linea per Pezzotta, leader della Cisl ("Ora il governo deve decidere cosa fare, e deve tener conto dello sciopero generale") e per Cofferati ("Senza stralcio non c'è confronto. Non è immaginabile un negoziato importante come quello degli ammortizzatori sociali sotto la spada di Damocle dell'articolo 18. Se il governo va avanti valuteremo passo dopo passo le risposte da dare").
Ma il leader della Cgil, in realtà, oltre che per le politiche sul lavoro è preoccupato anche per i conti pubblici. "Le cose vanno male - ha detto '#8211; il quadro è assai preoccupante: c'è uno scostamento rilevante tra le previsioni fatte e i dati reali che potrà creare molte difficoltà. Verranno meno le risorse necessarie per gli interventi in favore dell'occupazione del welfare e del Mezzogiorno". Tranchant anche il giudizio sulla delega fiscale "è di dubbia legittimità costituzionale perché fa saltare il principio della progressività".
Siamo al muro contro muro, insomma. Lo dimostrano anche i dati Istat sugli scioperi nelle aziende: nel periodo gennaio-marzo 2002 le ore perdute per conflitti sono state 5,1 milioni, con un incremento del 584,9 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (oltre il 73 per cento legato a cause "politiche", articolo 18 duuque).
Boom di scioperi dunque, e tensione alle stelle. Un clima che l'economista Sylos Labini cerca di distendere: "La questione dell'articolo 18 non riveste più l'importanza che aveva venti o trenta anni fa" ha detto. Il messaggio agli industriali e ai sindacati è chiaro: ai primi Sylos Labini dice che non si tratta di una "norma da eliminare ad ogni costo"; ai secondi invece fa notare che non vale la pena "difenderla con ogni mezzo, conviene ridiscuterla".
L'Istat, comunque, ha pubblicato ieri anche i dati sulle retribuzioni di marzo, che rispetto allo stesso mese dello scorso anno risultano aumentate del 3,2 per cento, a fronte di un' inflazione del 2,5. Rispetto a febbraio, grazie alle integrazioni da contratto in vari settore l'aumento è stato dello 0,5 per cento.


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