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Repubblica-Napoli-Pugni al prof che boccia i privatisti

Pugni al prof che boccia i privatisti GIANTOMASO DE MATTEIS "Che altro deve fare, quando uno resta solo? Andarsene". Cosa deve fare un professore di matematica, di una scuola di frontiera, ch...

02/06/2002
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la Repubblica

Pugni al prof che boccia i privatisti

GIANTOMASO DE MATTEIS

"Che altro deve fare, quando uno resta solo? Andarsene". Cosa deve fare un professore di matematica, di una scuola di frontiera, che vuole insegnare di radici quadrate e logaritmi e capisce che il suo lavoro è inutile? Sì, inutile, perché se passi per severo e bocci vieni pure pestato. Bernardo Cicchetti, 48 anni, di Aversa, sposato, due figli piccoli, lo sa bene cosa deve fare: andarsene da Sant'Antimo, dove insegna all'ITC, dopo essere passato di ruolo, una decina di anni fa. Andarsene da una scuola assediata da bulli e teppisti che ti portano via anche i computer nuovi di zecca, e "dove se fai il tuo dovere ti spaccano la testa". Bernardo Cicchetti ha avuto paura, certo: ma non gli è mancato il coraggio di denunciare l'aggressione di venerdì. Lo hanno con una email inviata alla rubrica le Lettere di Repubblica dove ha espresso il suo "vuoto e il suo rammarico" lasciando cadere un interrogativo: "A cosa servo?". "Perché venerdì - racconta il professore - dopo la mia quinta ora di lezione nella succursale del Moscati all'uscita del cancello un tizio sui trent'anni ha bloccato la mia auto. Poi è spuntato un altro: hanno aperto la portiera e mi hanno picchiato. Ho cercato di chiedere perché, e ho pensato che ci fosse un errore di persona. Ma loro continuavano a pestarmi. Se ne sono andati con comodo, tranquilli". A lui, il prof, è toccato, l'ospedale. L'hanno accompagnato degli alunni e dei colleghi. Chi è stato? "Senza dubbio una spedizione punitiva. Una vendetta. Non conosco personaggi ambigui, faccio una vita serena, con la mia famiglia, e svolgo un lavoro che adoro. Ho rinunciato a fare altro per insegnare matematica. In questa terra, poi. Per me è stata una missione". Ma chi è stato allora? "Ci ho pensato diversi giorni. Non sono stati certo i miei studenti"

"Non loro, sarebbe troppo. Sono stato sempre vicino, solidale con i miei alunni, perfino nei periodi di autogestione contro la Moratti. Cercavamo di capire insieme le motivazioni. Loro subiscono, più degli altri. Nei giorni scorsi ho svolto un esame di idoneità per privatisti. Ho contribuito forse a non ammettere qualcuno agli esami di Stato. Semplice: non aveva studiato, e non aveva comunque diritto al diploma. Ipotesi, quella degli "esterni" che mi fa più paura: significa che qualcuno aveva avvisato i ragazzi ancora prima dell'esito degli scrutini. Insomma, dobbiamo guardarci bene dal fare il nostro mestiere". Ma la storia non finisce qua. "Al drappello dell'ospedale l'agente di servizio al pronto soccorso non ha voluto farmi sporgere denuncia. "C'è tempo, fatela a Sant'Antimo", mi ha consigliato". Ieri il preside dell'istituto si è rivolto al Provveditorato, domani all'Itc ci sarà un consiglio di classe straordinario. Tra i 110 docenti sono arrivate solo poche telefonate di solidarietà. "Mi sento solo", ripete Bernardo Cicchetti. Che ai suoi figli non ha raccontato nulla dell'accaduto quando l'hanno visto con gli neri e la faccia gonfia ("L'ho fatto per proteggerli, spero per loro un futuro migliore"). "Quello che più mi fa paura è il silenzio. Essere accusato e picchiato per essere stato giusto, perché voglio continuare a far innamorare i miei alunni di radici quadrate e logaritmi. Se non è così, ditemi: a cosa servo?".
giantomaso d


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