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Repubblica-lettere-la qualità del futuro si gioca nella scuola

CARO Augias, sono uno dei 200 mila ragazzi che hanno capito che cosa sta succedendo alla scuola ed è sceso in piazza. Sia chiaro che non sostengo la politica scolastica dei passati governi, ma questo...

05/12/2001
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la Repubblica

CARO Augias, sono uno dei 200 mila ragazzi che hanno capito che cosa sta succedendo alla scuola ed è sceso in piazza. Sia chiaro che non sostengo la politica scolastica dei passati governi, ma questo non significa che non abbia il diritto di ribellarmi: con le riforme attuali la scuola si sta avviando verso un declino inimmaginabile.
Penso che la scuola sia un patrimonio di tutti dove si possa fare cultura, insegnare i valori fondamentali grazie alla letteratura, alla filosofia, capire il mondo attraverso la storia, magari riscoprire quell'idea di patria tirata spesso in ballo in questi giorni. Invece ho scoperto che la scuola deve diventare una azienda! Cosa assurda: è per questo che gli studenti di tutta Italia si stanno mobilitando.
Tutti vogliono un futuro migliore ma se non si comincia migliorando la scuola pubblica come potrà avvenire? Ho anche una critica per voi: sono rimasto sdegnato dal trafiletto che 'Repubblica' ha dedicato alla manifestazione di venerdì. Per voi è più importante il ballo della figlia del Cavaliere? Conta di più l'avvenire della scuola pubblica o il vestito comprato dalla signorina Berlusconi?
Danilo D'Elia
plinio84@katamail.com
EGREGIO Augias, rispondendo sul telefono dell'on. Garagnani che invita alla denuncia anonima contro i professori che parlano "di cose di sinistra", lei condanna l'indegna iniziativa ma la definisce non preoccupante.
La vicenda è invece molto preoccupante. Per garantire il rispetto delle istituzioni, della libertà di espressione e dei valori democratici, ritengo che ci siano due fondamentali istituzioni da difendere: la giustizia, uguale per tutti, e la scuola pubblica. Purtroppo molte azioni del governo sono centrate sulla delegittimazione di queste due funzioni.
Garagnani può essere una macchietta, ma con l'aria che tira non lo definirei solo folklore.
Alessandro Delpiano

fen8493@iperbole.bologna.it
NON credo che questo giornale meriti i rimproveri di Danilo D'Elia di cui capisco peraltro lo spirito. 'La Repubblica' si è occupata della scuola, e continuerà a farlo, con servizi, inchieste, commenti. Tra l'altro ospitiamo spesso in questa pagina opinioni di insegnanti e studenti che raccontano dal vivo situazioni ed esperienze. E' un nostro dovere, lo facciamo.
Condivido l'idea che se non si comincia difendendo la scuola pubblica quel futuro migliore che tutti dicono di volere diventa più difficile. D'altronde il tema è di tale importanza che ridurlo a un pretesto per attaccare il governo sarebbe peggio di un errore politico, sarebbe delittuoso.
La mia impressione è che molti ragazzi abbiano reagito capendo che non sono in ballo solo la riforma dei cicli o la brutta riforma delle commissioni per la maturità. In pericolo è l'idea della scuola "neutrale" dello Stato, quella che è stata, in gran parte è, la casa di tutti senza distinzione di sesso, razza, religione, censo, come detta la Costituzione.
Ho ricevuto decine di lettere come questa, le preoccupazioni (comprese quelle di Alessandro Delpiano) circolano e la replica politica sembra flebile, malata. Non so se pecco d'ottimismo ma io credo (spero) che proprio grazie a queste brutte esperienze inedite, senza precedenti, i giovani e l'opinione democratica ritroveranno la voce, e un modo per esprimersi.


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